Ragazzo deceduto dopo un tso: giudice riapre le indagini

Nuova perizia dopo gli accertamenti difensivi della famiglia

Sarà la seconda consulenza assegnata dal tribunale civile di Napoli a un nuovo professionista, a fare definitivamente luce sulla morte di un paziente psichiatrico di 25 anni, sottoposto a un trattamento sanitario obbligatorio in un ospedale di Napoli e deceduto nel sonno tredici giorni dopo il ricovero. Una decisione presa a seguito dei risultati delle indagini difensive dei legali della famiglia del ragazzo, gli avvocati Amedeo Di Pietro e Alessandro Milo, i quali sono riusciti a insinuare più di un dubbio nella giudice Claudia Colicchio.

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Secondo quanto reso noto dai due professionisti, infatti, la psichiatra nominata come consulente tecnico d’ufficio, per trent’anni ha prestato servizio presso l’ASL Napoli 1 nella cui giurisdizione cade proprio la struttura ospedaliera dove avvenne il decesso, il 9 aprile del 2019. Inoltre, nella cartella clinica acquisita dalla famiglia della giovane vittima non è stata trovata la necessaria ordinanza sindacale con la quale si autorizzava il trattamento sanitario.

La ricostruzione

Il paziente finì in ospedale la sera del 28 marzo 2019 a causa di una «violenta crisi pantoclastica». Furono le forze dell’ordine a correre in soccorso del ragazzo e, subito dopo, a chiedere anche l’intervento del 118. A bordo di un’ambulanza il giovane venne trasferito in ospedale dove i sanitari furono costretti sedarlo per neutralizzare l’agitazione psicomotoria di cui era preda. Il giorno dopo fu colto da un’altra crisi, e anche questa volta, riferiscono gli avvocati, i sanitari somministrarono dei farmaci.

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Alla fine venne prescritta una terapia che contemplava la somministrazione di quattro farmaci. Alle 19, in seguito a una nuova crisi di aggressività, venne disposta la contenzione. La morte fu registrata alle 8.45 del 9 aprile 2019: durante la consueta ricognizione mattutina il paziente venne trovato senza vita.

Il paziente sembrava apparentemente riposare

«Nella cartella clinica – dicono i due avvocati – venne annotato che il paziente sembrava apparentemente riposare. I primi esami non rilevarono segni di violenza e il decesso, inoltre, non sembrava essere recentissimo considerata – scrissero i medici – la temperatura corporea e l’iniziale rigidità».

«Nella documentazione medica rilasciata agli eredi – spiegano Di Pietro e Milo – non c’è alcun documento autorizzativo per il tso, né alcuna ordinanza sindacale, che attesti la regolarità, formale e sostanziale, della procedura che, come prescrive la legge necessita delle necessarie autorizzazioni. Circostanza ammessa dalla stessa Asl nella memoria difensiva presentata». I risultati degli accertamenti del perito del tribunale saranno oggetto di discussione in occasione della prossima udienza che il tribunale civile di Napoli ha fissato per il prossimo 26 settembre.

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