Mafia, Matteo Messina Denaro cercò un nascondiglio sicuro in Tunisia

Arrestati tre fiancheggiatori del boss defunto

I carabinieri del Ros e del comando provinciale di Trapani hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di tre soggetti accusati di far parte della famiglia mafiosa di Mazara del Vallo. L’ordinanza è stata emessa dal gip di Palermo su richiesta della Dda. Le indagini hanno consentito di ricostruire alcune dinamiche circa gli assetti della famiglia di Mazara del Vallo, i rapporti col boss defunto Matteo Messina Denaro e il sostegno alla sua latitanza durata 30 anni. Uno degli arrestati si sarebbe anche impegnato a cercare una casa in Tunisia per il defunto boss di Castelvetrano.

Il gip ha disposto gli arresti domiciliari per l’imprenditore Giovanni Vassallo, 71 anni, e la custodia cautelare in carcere per Emilio Alario, 61 anni, e Giuseppe Lodato, 32 anni.

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La ricostruzione degli inquirenti

Vassallo, ha raccontato il pentito Attilio Fogazza, sarebbe stato contattato da Giovanni Scimonelli, fedelissimo del capomafia, perché procurasse al ricercato un’abitazione in Tunisia.

Uno degli indagati, già socio di Giuseppe Grigoli, avrebbe fatto parte, sin dal 2012, della rete di fedelissimi che gestiva le comunicazioni di Messina Denaro e avrebbe contribuito a finanziare la sua latitanza. L’indagato avrebbe anche avuto rapporti con figure apicali del mandamento di Mazara del Vallo come Vito Manciaracina, Vito Gondola, Antonino Cuttone, Giovan Battista Agate, Luca Burzotta e Dario Messina. I carabinieri hanno ipotizzato la sua partecipazione in una rapina commessa a Palermo ad aprile del 2015 e il cui bottino, secondo quanto dichiarato dal pentito Attilio Fogazza, era destinato alla famiglia di Matteo Messina Denaro.

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Secondo le indagini, uno degli arrestati, nel periodo successivo all’esecuzione dell’operazione ‘Anno Zero’ e all’arresto del presunto reggente del mandamento mazarese, si sarebbe autonomamente posto al vertice di quell’articolazione territoriale, rivendicando anche una totale autonomia rispetto alla controparte campobellese con cui, nel 2020, erano sorte tensioni. I tre arrestati avrebbero inoltre fatto parte del sistema criminale che garantiva la composizione di controversie tra privati con riferimento al mancato pagamento di debiti, alla gestione di rapporti di lavoro e al redditizio settore delle intermediazioni immobiliari.

Le lamentele di un ‘sensale’

Di particolare interesse un fatto avvenuto nel giugno 2021 quando il soggetto assurto presumibilmente al ruolo di reggente dell’articolazione territoriale mafiosa mazarese avrebbe raccolto le lamentele di un ‘sensale’ marsalese per l’intermediazione nella vendita di un fondo assegnatogli dal defunto reggente del mandamento Vito Gondola e in cui si sarebbero indebitamente intromessi altri soggetti di Marsala.

Uno degli arrestati, in virtù della sua posizione apicale nel mandamento di Mazara, avrebbe anche fissato il prezzo della mediazione, indicandolo nel 2% del valore dell’immobile sia a carico del venditore che dell’acquirente. Le indagini hanno riguardato anche un presunto interessamento per l’assunzione di manodopera da parte di una ditta legittimamente aggiudicataria di lavori al depuratore di Campobello di Mazara, lucrando sulla mancata stipula di un contratto di sub-appalto con la ditta fornitrice del personale e l’intervento in una procedura giudiziaria per la vendita di un terreno a seguito del fallimento della società proprietaria.

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