Omicidio Willy, la difesa dei Bianchi: «Sotto processo l’aspetto fisico»

Il legale: I giudici si basino sulla verità processuale del fatto

«Fin dal principio si è parlato di ‘processo ai fratelli Bianchi’, un processo al loro modo di essere, tanta è stata l’attenzione posta al loro passato, ai loro hobby, al loro aspetto fisico, cose che hanno condizionato il giudizio di tutti. Quello su cui dobbiamo basarci è la verità processuale del fatto, perché per il nostro ordinamento giuridico prima viene il fatto e poi entra in gioco l’imputato con il suo vissuto e i suoi trascorsi».

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Così ieri in aula l’avvocato Ippolita Naso, difensore di Gabriele Bianchi, nel corso del suo intervento nel processo di secondo grado per l’omicidio di Willy Monteiro Duarte morto a Colleferro nel settembre del 2020 durante un pestaggio. Per Naso l’attenzione sui due fratelli, condannati in primo grado all’ergastolo, è stata «parossistica».

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«Chiedo dunque che la corte si attenga in maniera asettica e oggettiva ai fatti, come un chirurgo in sala operatoria. Le parti civili hanno chiesto a più riprese una sentenza esemplare: non credo che una Corte debba emanare sentenze esemplari ma sentenze legittime che rispettino i principi del diritto consacrati dalla legge». Nel processo, davanti alla corte d’Assise d’Appello di Roma, sono imputati anche Francesco Belleggia, condannato a 23 anni e Mario Pincarelli a 21. Naso ha analizzato punto per punto la sentenza di primo grado soffermandosi sull’aspetto del dolo eventuale.

Il dolo nella forma eventuale

«Il reato è incluso nell’omicidio preterintenzionale, non nel dolo nella forma eventuale, come motivato dalla nuova giurisdizione. La concitazione e la situazione veloce dell’evento ci consente di ritenere che l’agire di Bianchi fosse sorretto dal dolo d’impeto di percossa», continua.

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«La sentenza di primo grado attribuisce il primo calcio a Gabriele Bianchi e parla di un colpo potenzialmente letale vietato anche dalle arti marziali. E’ stato detto che i colpi al petto sono vietati nelle arti marziali e che per questo Gabriele Bianchi avrebbe accettato il rischio di uccidere. Ma c’è un errore: ammesso e non concesso che sia stato lui a dare primo calcio, non è vero che le arti marziali vietano colpi al petto che invece rientrano tra colpi consentiti e basilari delle arti marziali. Così come i calci nella Mma», ha aggiunto il difensore. La sentenza è attesa per il prossimo 12 luglio.

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