Patto tra ‘ndrangheta e camorra per la cocaina in Lombardia: oltre 100 arresti. Coinvolto Raffaele Imperiale

L’ex narcotrafficante stabiese ha raccontato gli accordi con la malavita calabrese

Ci sono Bartolo Bruzzaniti, che deteneva «storicamente l’esclusiva per la distribuzione» della droga destinata alle cosche della ‘ndrangheta in Lombardia, e Raffaele Imperiale, il cosiddetto broker della camorra e uno dei più importanti narcotrafficanti del mondo arrestato tempo fa da latitante, al centro dell’inchiesta della Dda di Milano su un traffico di droga dal Nord Europa che ha portato a 38 arresti e che si intreccia con l’indagine della Dda di Reggio Calabria che oggi ha portato ad oltre 100 arresti e ad un’altra genovese.

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Bartolo Bruzzaniti, secondo le indagini, avrebbe acquistato i carichi di droga da Imperiale e dall’altro presunto broker Bruno Carbone per rifornire i clan del Milanese. La cosiddetta «associazione lombarda» della droga al centro dell’indagine sarebbe stata composta da molte persone «diretta espressione» della ‘ndrangheta.

L’inchiesta dalle parole di Raffaele Imperiale

L’inchiesta della Dda milanese su un maxi traffico di droga dal Nord Europa, gestito in «joint venture» da uomini legati alla ‘ndrangheta e alla mafia campana, nasce anche dalle dichiarazioni di Raffaele Imperiale, soprannominato il «boss dei Van Gogh», estradato da Dubai nel marzo 2022 e di recente divenuto collaboratore di giustizia. E’ quanto è emerso dalla conferenza stampa in Procura a cui hanno preso parte, tra gli altri, il procuratore Marcello Viola, l’aggiunto della Dda Alessandra Dolci, il pm Gianluca Prisco, il comandante provinciale della Gdf di Milano Francesco Mazzotta e il comandante del Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf milanese Giuseppe D’Urso.

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Imperiale, come ha spiegato Dolci, ha raccontato che quando ha deciso di «investire» in Lombardia per i traffici di droga si è dovuto rivolgere necessariamente a Bartolo Bruzzaniti, tra i 38 destinatari dell’ordinanza eseguita dal Gico della Gdf milanese e con precedenti per traffici di droga.

Il tragitto della droga

La droga, stando alle indagini, viaggiava sui tir e veniva stoccata in magazzini a Gerenzano (Varese). «Partivano i camion dall’Olanda – ha spiegato il pm Prisco – completamente riempiti con 200-300 kg di cocaina a viaggio, poi tante organizzazioni acquistavano all’ingrosso da Bruzzaniti, anche i Flachi compravano da Bruzzaniti». La «imponenza della entità del narcotraffico» sul territorio milanese, ha detto Viola, «continua a crescere».

Viola ha messo in luce che l’indagine ha svelato una «operazione di ristrutturazione del traffico di droga, per migliorare la logistica e i pagamenti, grazie ai collegamenti con i broker campani e affinando un collaudato sistema di trasporto tramite tir, con pagamenti solo a consegna avvenuta».

L’inchiesta si è basata sulle analisi dei messaggi criptati scambiati tra i narcotrafficanti e al momento nelle perquisizioni sono stati sequestrati «73mila euro» ma anche «armi da fuoco e armi bianche come pugnali». Nell’ordinanza, ha chiarito D’Urso, il gip definisce la «struttura lombarda» come una «stabile organizzazione», mutuando il termine dal settore fiscale. I 645 kg di cocaina sequestrati avevano un valore di «rivendita da 34mila euro al chilo», ossia di oltre 21 milioni di euro.

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Imperiale: ecco la società con i calabresi

«Decisi di fare una società con i calabresi, sempre per alimentare quel mio sistema, dissi ai calabresi ‘Facciamo così, mandate i vostri trasporti, non utilizziamo più i nostri, venite in Olanda senza soldi, io vi carico 100 chili, 50 chili per voi, 50 chili per noi’ (…) Allora a quel punto io mi toglievo tutte queste responsabilità, il trasporto, i ragazzi, logistica e tante spese varie, perché poi là interveniva non più la mia struttura su Milano, ma la struttura del gruppo criminale di Bruzzaniti».

Così Raffaele Imperiale ha messo a verbale, davanti ai pm milanesi lo scorso gennaio, «l’accordo» stretto tra lui e Bartolo Bruzzaniti, 47 anni, destinatario dell’ordinanza su un maxi traffico di droga e tuttora latitante, detto «Sonny». Il verbale è contenuto nell’ordinanza di oltre 650 pagine firmata dal gip di Milano Stefania Donadeo.

«Dottoressa, io so soltanto che aggiungo nel mio computer 50 chili al prezzo olandese, 50 chili al prezzo … e 50 chili al prezzo italiano, questo era il mio lavoro. Poi tutto il resto, io devo solo ritirare soldi», ha spiegato ancora Imperiale chiarendo i termini dell’alleanza con Bruzzaniti. «Tutta la droga destinata a Milano», ha precisato, doveva andare a «Sonny», che intercettato diceva: «sto lavoro lo so fare». Bruzzaniti aveva la «responsabilità del trasporto, della logistica, del deposito di tutto il quantitativo che doveva vendere sulla piazza lombarda», lui che, a detta di Imperiale, era un «’vero professionista’ nella materia».

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