Napoli, piazzetta Matilde Serao: una discarica a cielo aperto

di Pasquale De Luca

Un tempo vivace spazio di cultura ed eleganza, è oggi ridotto ad hub del degrado globale

Delinquenza, degrado, dispersione scolastica sono certamente solo alcuni dei mali che minano la città di Napoli. Mali endemici tanto intrisi nella realtà quotidiana al punto da farli percepire come normalità. Ma non sono gli unici, a questi si aggiunge l’incompiutezza, una piaga in grado di offuscare ciò che di buono è stato capace di creare l’ingegno nostrano al punto di mutare l’opportunità in inadeguatezza. Non mi soffermerò sui casi iconici, ma su questioni meno evidenti che meritano comunque la giusta attenzione.

È doveroso puntare un faro su l’annosa questione di piazzetta Matilde Serao alle spalle della Galleria Umberto I, luogo simbolo della rinascita culturale napoletana; ricordiamo che qui nasceva sul finire dell’800 il glorioso quotidiano «Il Mattino» fondato proprio dalla passionaria giornalista Matilde Serao e dal marito, Edoardo Scarfoglio.

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Questo luogo, meglio conosciuto dai Napoletani del fu, come Angiporto Galleria, un tempo vivace spazio di cultura ed eleganza, è oggi ridotto ad hub del degrado globale. Residenti e commercianti della zona denunciano l’utilizzo improprio della piazza che è stata tramutata in discarica a cielo aperto. Purtroppo lo scenario che quotidianamente appare agli occhi dei turisti e dei residenti è quello di un sobborgo malsano e pericoloso dal quale tenersi alla larga. Quotidianamente ignoti, approfittando della poca esposizione dell’area, abbandonano rifiuti di ogni genere soprattutto ingombranti e rifiuti alimentari. A questo si aggiunge il lezzo nauseabondo prodotto dalle deiezioni delle dozzine di senzatetto che trascorrono la notte in questi luoghi lasciando al mattino rifiuti di ogni genere.

I tentativi di riqualificazione di piazzetta Matilde Serao

Un timido tentativo di riqualificazione fu presentato al Comune di Napoli nel 2017 attraverso il progetto Adotta una strada; promotori dell’iniziativa furono l’ordine degli Architetti e degli Psicologi di Napoli, il quotidiano «il Mattino» oltre a diversi commercianti storici della Galleria Umberto I.

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Purtroppo però, come spesso accade nel nostro Paese, questa opportunità di rinascita è rimasta imbrigliata nel dedalo della burocrazia. Riqualificare quest’area non è solamente una necessità, ma un dovere morale. Altri luoghi della Città hanno saputo reagire al degrado grazie all’intervento diretto dei propri residenti; piazzetta Montecalvario, «Largo Maradona», Quartieri Spagnoli, sono esempio di contesti difficili rinati grazie alle casareccie iniziative messe in campo dai residenti, che senza progetti a doppia firma e senza stravolgimenti urbanistici hanno saputo dar vita ad un nuovo ecosistema sociale e commerciale che è riuscito a generare ricchezza, inclusione e riqualificazione.

Certamente non sono carenti di criticità, ma almeno sono arrivati dove le Istituzioni ancora non sanno che pesci pigliare. Come dicevano i nostri nonni, attive generazioni del dopoguerra : «Noi, lavoratori in canottiera e copricapo di giornale abbiamo risollevato l’Italia, mentre le “colte” generazioni di oggi la stanno mandando in rovina».

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