Guerra in Ucraina, l’Occidente ha giocato con carte false?

Trump accusa i veri responsabili della guerra, infiltrati nelle istituzioni USA

Cosa può esserci di più riprovevole di una guerra per procura? La guerra è sempre una sciagura, ma farla combattere ad altri per conto proprio, in casa loro, sulla pelle dei loro cittadini, che soffrono e muoiono come mosche, e tutto per inconfessabili interessi ammantati di belle parole, è qualcosa che dovrebbe sconvolgere la coscienza di ognuno.

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Ormai è chiaro che l’Ucraina dovrà combattere fino all’ultimo suo soldato. L’Ucraina «deve vincere» è il ritornello che ci rintrona le orecchie ogni giorno e quindi bisogna inviare armi, armi e ancora armi, purché la carneficina non abbia fine. In queste condizioni, capire come si sia arrivati al conflitto è ormai impossibile oltre che inutile, e siamo tutti vittime della propaganda.

In guerra lo strumento della propaganda è essenziale quasi quanto le armi, serve a convincere i popoli che i propri governi sono dalla parte del Bene e che il nemico sta dalla parte del Male. Tuttavia, sulla guerra che si sta combattendo in Ucraina vi sono almeno degli aspetti che non possono essere travolti dalla propaganda. Sicuramente, come ci ha insegnato Eschilo, la prima vittima di ogni guerra è la verità, ma è anche vero che le bugie hanno le gambe corte.

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Ed infatti, nonostante le dichiarazioni ufficiali, è ormai chiaro che la guerra non è tra la Russia, Paese invasore, e l’Ucraina Paese invaso senza motivo: questo è quello che i mezzi di informazione di massa, si sforzano di farci credere. In realtà si tratta di uno scontro tra la Russia e la Nato che viene da lontano.

Le parole di Orban e la Russia

In un crescendo di toni bellicisti, solo Orban, presidente dell’Ungheria, consiglia di guardare in faccia la realtà: «Questa è la loro guerra, non la nostra, in Ucraina c’è una guerra non tra le forze del bene e quelle del male», ed invita i colleghi europei a non interrompere del tutto i rapporti con la Russia con cui bisognerà, prima o poi, dialogare per raggiungere la pace. Ma i toni prevalenti sono di guerra ad oltranza, fino alla «vittoria» dell’Ucraina, «fino alla fine», senza specificare cosa si intenda per «vittoria» e per «fine».

Una frenesia degna di vampiri assetati di sangue, e se da una parte Stoltenberg, Segretario generale NATO, lamenta che le scorte di armi si siano esaurite, dall’altra il premier inglese Rishi Sunak, alla Conferenza di Monaco sulla Sicurezza del 14-16 febbraio scorso, ha fatto sapere che ciò non costituisce un problema perché le scorte «erano comunque destinate a essere usate contro la Russia». Verrebbe da chiedersi: destinate da quando, e perché comunque? Non ce lo dirà mai. Si può solo supporre una buona dose di malafede. Ma non è solo una supposizione.

La «confessione» di Angela Merkel

In una intervista al quotidiano Die Zeit del dicembre 2022, Angela Merkel ha confessato candidamente (o spudoratamente, fate voi) che gli accordi di Minsk del 2015, quando lei era ancora alla guida della Germania, sono stati «un tentativo di dare tempo all’Ucraina di rafforzarsi», aggiungendo che «Putin avrebbe potuto facilmente invaderla allora. E dubito fortemente che gli stati della NATO avrebbero potuto fare allora tanto quanto stanno facendo ora per aiutare l’Ucraina». Da Parigi le ha fatto eco Francois Hollande, all’epoca presidente francese, in un’intervista al Kyiv Indipendent, confermando: «Sì, Angela Merkel aveva ragione su questo punto». Chiudeva Petro Poroshenko, l’allora presidente ucraino, affermando: «Abbiamo ottenuto tutto ciò che volevamo».

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Insomma, gli accordi di Minsk, sottoscritti da Putin e Poroshenko nonché dalla Merkel e da Hollande come garanti degli accordi stessi, non sono stati altro che una farsa, in linea con le intenzioni truffaldine dell’attuale presidente ucraino Zelensky, che non ha mai pensato, per sua stessa ammissione, di dare attuazione agli accordi di Minsk.

Se ci fossero ancora dubbi, possiamo illuminarci con le parole del solito Jens Stoltenberg protagonista della citata Conferenza di Monaco: «La guerra non è cominciata nel febbraio dello scorso anno, ma dal 2014. E dal 2014 gli alleati Nato hanno dato supporto all’Ucraina, con addestramenti ed equipaggiamenti». Ma se la guerra non è cominciata il 24 febbraio del 2022 bensì nel 2014, chi è il vero aggressore? Chi è l’aggredito?
Davvero Putin è l’aggressore che ha scatenato una guerra, immotivata, nel fatidico 24 febbraio 2022?

Ormai non possono esserci più dubbi che l’Occidente, trainato dagli USA, abbia sempre pensato ad un conflitto contro la Russia ed abbia fatto di tutto perché ciò avvenisse, magari giocando con «carte false», per usare un’espressione di Putin.

I tradimenti dell’Occidente

Come dare torto a Putin quando denuncia i tradimenti dell’Occidente definito come «L’impero delle bugie»? I suoi tentativi, fino all’ultimo momento, di raggiungere un accordo definitivo di pace, furono fatti fallire e persino lasciati cadere nel silenzio da Biden anche alla vigilia della cosiddetta Operazione speciale. Eppure non era un crimine chiedere che la Nato si mantenesse lontana dai confini della Russia, come era stato promesso (mentendo) dopo il crollo dell’Unione Sovietica, e che alle repubbliche russofone del Donbass venissero riconosciute condizioni di ampia autonomia nell’ambito dello Stato ucraino. La pazienza ha un suo limite, anche quella di Putin, che è durata otto anni.

Intanto, negli Stati Uniti non tutto scorre liscio come sembra e già si vedono le prime manifestazioni di piazza contro la guerra in Ucraina, i cui costi stratosferici sono scaricati sui cittadini e sul bilancio dello Stato, che può vantare un debito di oltre 31 mila miliardi di dollari.

Donald Trump, che non vede l’ora di ritornare alla Casa Bianca, accusa pubblicamente i guerrafondai e i globalisti americani annidati nel Deep State, nel Pentagono, nel Dipartimento di Stato e nell’industria militare. Non manca di fare i nomi di Barak Obama e George Soros, che provocarono il colpo di Stato del 2014 per deporre il presidente ucraino Victor Yanukovich, regolarmente eletto ma ritenuto filo russo, per sostituirlo con Petro Poroshenko, una sorta di marionetta che, su imposizione di Biden (allora vice presidente americano) e della sua fedelissima Victoria Nuland (vicesegretario di Stato) accettò persino di inserire nel suo governo tre ministri stranieri. Alla faccia del decantato patriottismo ucraino.

Nuccio Carrara
Già deputato e sottosegretario
alle riforme istituzionali

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