L’Ue nuoce gravemente alla salute dei popoli europei

Ha tanti grilli per la testa e sta pensando di spiattellarli nei nostri piatti

L’Unione Europea non finisce mai di stupire, è nata con tanti grilli per la testa, promettendo pace e prosperità, ma alla fine i grilli ce li ha spiattellati nel menu per la gioia dei buongustai europei. E dire che la migliore cucina al mondo è considerata quella italiana, ma ancora per poco, perché ci spiegheranno con dovizia di particolari e analisi scientifiche che gli insetti ed i vermi sono altamente energetici e che bisogna adeguarsi al progresso adottando nuove ricette «ecosostenibili».

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Il vino, ad esempio, dovrà essere bandito dalle mense europee seguendo l’esempio dell’Irlanda dove si è scoperto che «nuoce alla salute»; avviso, questo, da mettere in bella vista sulle etichette per ricordarci che nei piani alti ci tengono alla nostra salute.

L’Unione Europea si è sempre ubriacata di novità salutiste e la transizione alimentare sarà il prossimo obiettivo insieme alla transizione green e a quella digitale. Insomma, transitare verso l’ignoto è il nostro destino e non sappiamo ancora dove andremo a finire, ma non finirà bene. Dal Trattato di Maastricht (1992) ad oggi l’Italia ne ha fatti di progressi. Come il gambero. Eravamo la quarta potenza economica mondiale e siamo arrivati a guadagnare, nell’ultimo anno, la decima posizione.

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La Russia, per dire, che irridevamo per essere al dodicesimo posto nel 2021, a quasi un anno dall’inizio della guerra in Ucraina e dopo dieci pacchetti di sanzioni, che avrebbero dovuto ridurla in miseria, ci ha superati per collocarsi al nono posto. Ma l’Unione Europea ci ama e ci salverà dal declino.

Per restare in tema di alimentazione innovativa, è in arrivo dagli Stati Uniti, patria di tutte le novità, preferibilmente le più aberranti, la carne di pollo sintetica, che si aggiungerà alle leccornie delle farine d’insetti. Restiamo in vigile e ansiosa attesa.

Le case degli europei

L’Unione Europea è così attenta al nostro benessere che si prende cura anche delle nostre case. In un prossimo futuro dovranno essere più ospitali e meno inquinanti e poi bisogna ridurre i consumi energetici. Entro il 2030 ci dovrà essere un primo adeguamento che riguarderà nove milioni di abitazioni italiane. I costi, secondo l’Associazione nazionale dei costruttori edili (ANCE), si aggireranno intorno a 1.400 miliardi. A carico dei proprietari, naturalmente. Però, alla fine tutte le abitazioni saranno munite di un salutare «cappotto termico», che potrà valere non solo per l’inverno ma anche per le altre stagioni.

Ovviamente, non tutti potranno permettersi le ristrutturazioni che, per gli immobili singoli, comporteranno una spesa stimata in circa 113 mila euro. Ciò comporterà per molti la necessità di vendere la propria abitazione, con grande gioia delle multinazionali del settore immobiliare che potranno acquistarle a prezzi di saldo.

A ciò si aggiunga la sciagurata politica monetaria della Banca centrale europea che, sotto la gestione di Christine Lagarde, ha deciso inopinatamente di aumentare i tassi di interesse, rendendo più costosi i mutui, ai quali bisognerà fare ricorso non solo per ristrutturare le abitazioni ma per svolgere qualsiasi attività imprenditoriale. Per non parlare del conseguenziale aumento del costo della vita che colpirà soprattutto le fasce più deboli della popolazione.

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Temi alti e nobili

In realtà, l’Unione Europea, organismo sovranazionale sostanzialmente retto dal sistema bancario internazionale, è in linea con l’antico proposito dei banchieri esplicitato senza pudore circa un secolo fa dalla loro rivista americana USA Banker’s Magazin: «mediante processi giuridici, le persone comuni perderanno le loro case, diventeranno sempre più docili… sotto il controllo di finanzieri di primo piano… impegnati nel costruire un imperialismo del Capitale che governi il mondo». Come si vede, lo slogan del World Economic Forum, «non possiederai nulla e sarai felice», era già nelle intenzioni dei parassiti dell’alta finanza.

Tuttavia, l’Unione Europea è in grado di esprimere il meglio di sé quando si tratta di avventurarsi su temi alti e nobili, come la difesa dei Nostri Valori, che generalmente non sono quelli della gente comune, e che si vorrebbe farli corrispondere alla difesa dei Diritti Civili, della Democrazia e della Pace.

Guerra e Pace

Specialmente su quest’ultimo punto, sta facendo credere, ad una classe politica succube dei luoghi comuni e dei voleri d’oltreoceano, che la guerra in Ucraina vada alimentata con nuove armi sempre più potenti perché solo così la Russia potrà essere sconfitta (chissà quando) e ci potrà essere la tanto agognata Pace. Nel frattempo morte e distruzioni saranno alimentate con i nostri soldi e con le nostre armi, a dispetto del solenne dettato costituzionale: «L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali».

Evidentemente, il volere dell’Unione Europea, legata a doppio mandato, in rapporto di sudditanza, con gli Stati Uniti e l’Alleanza Atlantica (NATO), di fatto un loro strumento militare, prevalgono sulla nostra Costituzione e sugli oggettivi interessi nazionali.

Ma anche a tal proposito non c’è nulla di nuovo sotto il sole. Il banchiere capostipite dei Rothschild, Amschel Mayer, aveva le idee chiare già nel 1773: «La nostra politica è quella di fomentare le guerre, ma dirigendo Conferenze di Pace, in modo che nessuna delle parti in conflitto possa avere benefici. Le guerre devono essere dirette in modo tale che entrambi gli schieramenti, sprofondino sempre più nel loro debito e, quindi, sempre di più sotto il nostro potere». E debito sia, per amore della Pace alimentata con le armi.

Intanto, i fattori di rischio si accumulano di giorno in giorno nelle scelte sconsiderate dell’Unione Europea. Già un primo bilancio dovrebbe essere sufficiente per farci capire che essa nuoce gravemente alla salute dei popoli europei. Ed è venuto il tempo di prenderne coscienza, prima che sia troppo tardi.

Nuccio Carrara
Già deputato e sottosegretario
alle riforme istituzionali

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