La Cassazione annulla le condanne per il presunto clan Troia: pene da rivalutare

Nel 2018, in primo grado, vennero inflitti complessivamente oltre 251 anni di carcere

Pene da rivalutare per il presunto clan Troia di San Giorgio a Cremano (Napoli): la quinta sezione della Corte di Cassazione ha annullato e rinviato a un’altra sezione della Corte di Appello di Napoli le condanne di secondo grado inflitte considerando sussistente l’aggravante dell’associazione di tipo camorristico finalizzata allo spaccio di sostanze stupefacenti. La decisione riguarda vertici e gregari del presunto clan Troia ai quali complessivamente vennero inflitti, in primo grado, nel luglio del 2018 oltre 251 anni di carcere.

L’annullamento con rinvio deciso dalla Suprema Corte riguarda riguarda Concetta Aprea, Alfredo Troia, Francesco e Vincenzo Troia (classe 1979) e Immacolata Iattarelli, madre di questi ultimi due, ritenuta anche lei ai vertici della presunta organizzazione malavitosa. Per effetto estensivo, quindi, la stessa decisione riguarda anche Marcello Carrotta, Luigi Castellano, Ciro D’Amato, Cosimo Di Domenico, Gennaro Ferrara, Gaetano Montella, Aniello Niccolò, Salvatore Siano, Vincenzo Troia (classe 1993) e Giovanni Vecchiarello.

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Infine, la Corte di Cassazione, ha dichiarato inammissibili i ricorsi presentati da Salvatore Bronzino e Marco Gallifuoco. Il collegio difensivo è composto dagli avvocati Valerio Spigarelli, Leopoldo Perone, Carlo Ercolino, Antonio Sorbilli, Emilio Coppola e Giovanni Adami.

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