Punta Campanella, chiesti 12 anni di reclusione per pescatore di frodo

Le richieste formulate dal pm Giulio Vanacore, durante la requisitoria nell’udienza svoltasi presso il Tribunale di Napoli

Dodici anni di reclusione, 12.000 euro di multa, confisca dei mezzi e degli strumenti utilizzati per prelevare il dattero di mare dalla roccia. Sono le richieste formulate dal pm Giulio Vanacore, durante la requisitoria nell’udienza svoltasi presso il Tribunale di Napoli, dinanzi al giudice Rosaria Maria Aufieri, nell’ambito del processo sulla pesca di frodo perpetrata nell’area marina protetta di Punta Campanella.

L’imputato è Catello Avella, di Castellammare di Stabia, ritenuto estrattore di frodo del dattero di mare. Secondo l’accusa sarebbe stato lui ad immergersi, distruggere la roccia e devastare i fondali: fu colto in flagrante mentre riemergeva dall’acqua con 25 chili di datteri. Durante le intercettazioni telefoniche che supportano l’inchiesta a suo carico, è emerso che i luoghi in cui operava erano Punta Scutolo, nel comune di Vico Equense, Punta Campanella e Capri.

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Tra le richieste del pm, anche la confisca del gommone e dell’auto utilizzati dai datterari, con assegnazione dei beni in favore proprio dell’area marina protetta di Punta Campanella, che è parte civile nel processo, difesa dall’avvocato Valentina Romoli del Foro di Roma. Nell’udienza di ieri sono state discusse soltanto le posizioni di tre imputati che hanno scelto il rito abbreviato. Su Catello Avella pesano numerosi precedenti specifici: è ritenuto dalla Procura un soggetto di caratura criminale, legato alla criminalità organizzata di Castellammare di Stabia.

Due i gruppi criminali coinvolti

Nell’operazione furono coinvolti due gruppi criminali dediti al prelievo e alla commercializzazione del dattero di mare nelle zone vesuviane. I due gruppi, dediti al prelievo e alla commercializzazione del dattero di mare nelle zone vesuviane, erano attivi uno nella zona del Porto di Napoli e l’altro nell’area di Castellammare di Stabia, Penisola Sorrentina e Capri. Dopo oltre tre anni di indagini a cura della Guardia di Finanza e della Procura di Napoli, furono fermati a marzo scorso, quando scattarono numerose misure di custodia cautelare in carcere e altre misure coercitive. Per tutti gli altri il processo andrà avanti con il rito ordinario.

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Il procedimento, infatti, è uno stralcio del più ampio procedimento che si sta celebrando a Napoli nei confronti di tutti i datterari coinvolti e che proseguirà nei prossimi mesi.  I reati attribuiti ai datterai sono di disastro e inquinamento ambientale e danneggiamento, con l’aggravante di aver commesso il fatto in area protetta.

«L’area marina protetta di Punta Campanella, sin dalla sua istituzione, ha dovuto fronteggiare queste attività illecite, sia con azioni e campagne di sensibilizzazione, sia con segnalazioni e denunce per i gravi danni subiti, con devastazione e desertificazione di ampi tratti di fondale – sottolinea il presidente Lucio Cacace – Ora, con questo procedimento e con l’altro che dovrebbe aprirsi a breve presso il tribunale di Torre Annunziata, si spera di debellare definitivamente questo fenomeno criminale che ha causato ingenti danni ambientali ai fondali del Golfo di Napoli».

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