Scomparse 155mila imprese giovanili, forti rallentamenti per la misura ‘Resto al Sud’

Se fare impresa in Italia è arduo, per l’imprenditoria giovanile diventa quasi eroico

L’analisi del Centro Studi di Confcommercio evidenzia che nel periodo 2000-2019 in Italia sono sparite oltre 155 mila aziende giovanili, alle quali è da aggiungere la ‘scomparsa’ di 345mila giovani espatriati negli ultimi 10 anni.

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Dati che fanno ben comprendere quanto pesino nel nostro Paese gli ostacoli per i giovani all’iniziativa imprenditoriale. Se confrontato il dato con quello di altri paesi europei il quadro diventata ancor più sconfortante: negli ultimi 20 anni in Germania i giovani occupati sono diminuiti 10 volte di meno.

Se fare impresa in Italia è arduo, per l’imprenditoria giovanile diventa quasi eroico. Nel 2020 le imprese giovanili (ovvero quelle imprese dove la partecipazione al controllo e alla proprietà è detenuta in prevalenza da persone di età inferiore ai 35 anni) che operano nel nostro Paese sono circa 540mila.

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Le imprese govanili rappresentano l’8,9% del totale

Rispetto all’universo delle imprese registrate presso le Camere di Commercio nel 2020, quelle giovanili rappresentano l’8,9% del totale: si tratta di una realtà imprenditoriale significativa il cui sviluppo appare determinante per assicurare il ricambio della base produttiva del nostro Paese. L’indagine sulla distribuzione territoriale mostra una mappa non uniforme, con una prevalente concentrazione di aziende ‘giovani’ nel Sud, dove si registra la presenza di circa il 42% del totale.

Ad influire su questo dato, con molta probabilità, sono le agevolazioni e contributi statali che favoriscono progetti di autoimprenditorialità in grado di valorizzare le opportunità presenti nei territori del Mezzogiorno.

Ma anche su questo versante non mancano notizie scoraggianti. A lanciare l’allarme è l’Unione nazionale giovani dottori commercialisti ed esperti contabili che in una nota denuncia che «la misura ‘Resto al Sud’ sta subendo forti rallentamenti negli ultimi due mesi. A chi presenta domande arrivano ‘comunicazioni di motivi ostativi’ pretestuose e ostruzionistiche, che il più delle volte si rifanno a una valutazione soggettiva e personale dell’istruttore, piuttosto che a elementi oggettivi. Il tutto in spregio della normativa di riferimento e alle finalità della misura stessa, che è quella di incentivare nuove realtà imprenditoriali, valorizzandone il potenziale umano».

Resto al Sud, De Lise: «Ostilità da parte di Invitalia alle richieste di agevolazione»

Ad affermarlo è Matteo De Lise, Presidente UNGDCEC, che aggiunge «alcune segnalazioni dei colleghi riferiscono una sorta di ostilità da parte di Invitalia alle richieste di agevolazione pervenute da richiedenti con il supporto del dottore commercialista. Riteniamo molto grave questo modus operandi: il professionista, anziché essere considerato una risorsa per l’intero Paese, sarebbe visto infatti come elemento di ‘disturbo’ e, per qualcuno, reo di comportamenti poco virtuosi. Chiederemo urgentemente un incontro ai vertici di Invitalia per questa e per altre problematiche riscontrate, anche in virtù della nuova ondata di fondi in arrivo grazie all’avvento del PNRR, nell’ottica di una proficua collaborazione con gli Enti gestori e nel rispetto istituzionale e dei ruoli».

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Ed è proprio dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che ci si aspetta una risposta efficace tenuto conto che lo stesso ha come priorità trasversali le donne, i giovani ed il Sud. Occorre tener presente, come ormai sottolineato da più parti, che per rilanciare l’imprenditoria giovanile e, in generale, l’occupazione delle giovani generazioni servirà una compiuta semplificazione dell’apparato burocratico, una reale riduzione della pressione fiscale, e politiche più orientate a ridurre i gap di contesto: microcriminalità, logistica, formazione del capitale umano.

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