La strada stretta del governo per il green pass. La Lega dice no, Pd e FI sì mentre le Regioni chiedono parametri più ‘morbidi’

Riunione del Cts e Conferenza Stato Regioni, un ‘giovedì da leoni’

Il giorno del green pass all’italiana è arrivato, o almeno sembra visto che la convocazione ufficiale del Consiglio dei ministri che dovrà varare il provvedimento ancora non c’è. Segno che l’intesa all’interno della maggioranza è ancora da definire, così come quella con le Regioni. Infatti, tanto la riunione del Cts che quella della Conferenza Stato Regioni, che si sarebbero dovute tenere ieri, sono slittate ad oggi.

Insomma, un ‘giovedì da leoni’ per Mario Draghi e per tutta la maggioranza di governo, che in poche ore sarà costretta a prendere una decisione. E non si esclude che lo stesso CdM possa poi slittare a domani con annessa conferenza stampa che servirà a spiegare la ratio delle nuove misure. Di certo bisogna chiudere tutto entro questa settimana, perché se le regole rimanessero invariate da lunedì molte regioni abbandonerebbero la zona bianca per scendere in quella gialla. Ecco spiegata la fretta ma soprattutto la necessità di trovare un’intesa.

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Ma non sarà facile perché gli ostacoli sono diversi, tanto all’interno della maggioranza e tanto all’esterno nell’interlocuzione con le Regioni. Nella maggioranza come si sa chi è fermamente contrario all’introduzione di un green pass è il leader della Lega, Matteo Salvini, per il quale metterlo «obbligatorio vuol dire togliere a 30 milioni di cittadini italiani il diritto alla vita. Tutela sì, precauzione sì, obbligo no. Di paura si muore».

E continuando: «Mi sto confrontando con Palazzo Chigi, Giorgetti e le Regioni, ovviamente il diritto alla salute deve essere il primo diritto. Ma mi auguro non ci siano scelte draconiane, improvvise, imponderate, che escludono la maggioranza degli italiani dal diritto al lavoro, allo spostamento».

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Pd e Forza Italia favorevoli al green pass

Per una Lega contraria c’è però il Pd e pure Forza Italia favorevoli al green pass. Il segretario dem, Enrico Letta, si dice «convinto che sarà la scelta giusta. Il green pass è importante per avere libertà di attività economiche e la libertà di attività economiche ha bisogno di regole certe. L’importante è che siano regole stabili e facilmente comprensibili».

Sulla stessa lunghezza d’onda anche Forza Italia che con il ministro degli Affari regionale, Maria Stella Gelmini, oltre a dichiararsi fiduciosa che un accordo si troverà chiarisce che «il green pass serve per conseguire due risultati: da un lato incentivare le vaccinazioni, e dall’altro evitare possibili nuove chiusure. D’altronde la variante Delta è molto contagiosa, e deve essere monitorata».

No secco e deciso arriva, invece, da Giorgia Meloni la quale chiede che «i politici si assumano le loro responsabilità, non mettano un green pass che alla fine è un obbligo mascherato. Non sono favorevole all’obbligo vaccinale, mi sono schierata contro anche quello per i medici. Sono, invece, favorevole a una campagna seria per i cittadini».

Difficile, quindi, per Mario Draghi destreggiarsi in questo contesto. Chi lo ha visto e sentito dice che si sta confrontando non solo con i tecnici ma anche con i partners europei, al fine di avere un quadro chiaro e poter individuare la soluzione migliore e soprattutto più efficace per la realtà italiana.

Una metodologia di lavoro che ha già dato i suoi frutti in passato, e infatti il timore che serpeggia è che come accaduto in altre occasioni Mr Bce arriverà in Consiglio dei ministri con un provvedimento già definitivo e suscettibili di minime, quanto superflue, modifiche. Starà da vedere se però questa volta i partiti saranno disposti a farsi convincere, ed anche vincere, dalla strategia di Draghi.

Le proposte della Conferenza delle Regioni

Quello che è certo è che prima bisognerà spuntarla con le Regioni che proprio ieri hanno presentato le loro proposte. Su quel fronte non c’è ostilità verso il green pass, piuttosto la questione ruota attorno al suo funzionamento. Per le Regioni questo va utilizzato per accedere ai grandi eventi e non certo per bar e ristoranti.

Inoltre, chiedono anche la riformulazione dei parametri per i colori delle varie fasce: 30 per cento di occupazione dei posti letto nella medicina generale e 20 per cento in rianimazione. Questi i numeri proposti dalle Regioni, che però sono ben lontani da quelli dei tecnici che parlavano di 10 e 5 per cento. Alla fine l’impressione è che si potrà chiudere a 15 e 10 per cento di occupazione rispettivamente per le aree mediche e per le rianimazioni.

Resta però tutta la parte delle attività possibili grazie al green pass. I rumors parlano della volontà del governo di procedere con gradualità, nel senso che almeno per il momento il green pass servirà per regolamentare l’accesso a bar e ristoranti al chiuso e sarà ottenibile dai vaccinati, anche soltanto per chi ha avuto soltanto una sola dose, dai guariti da Covid o infine da chi ha un tampone negativo nelle ultime 48 ore. Le due dosi saranno invece necessarie per entrare in discoteca o per prendere treni, aerei e navi a lunga percorrenza.

Scuola e trasporti, serviranno le due dosi

Messa in archivio l’estate il governo, poi, interverrà per affrontare i temi da sempre più spinosi sul fronte del contagio: la scuola ed i trasporti a cui sarà esteso il ricorso al green pass e stavolta non basterà una sola dose di vaccino.

Comunque sia il governo non ha intenzione di perdere tempo, il green pass va introdotto per evitare di trovarsi di fronte all’incubo di nuove chiusure. A sostenere questa convinzione i numeri che indicano un’impennata dei contagi: una settimana fa l’incremento dei casi in 24 ore è stato di 1.534 mentre ora quel numero è schizzato a 4.259. Draghi non ha alcuna intenzione di aspettare, vuole agire subito e fronteggiare una recrudescenza del virus che già si è registrata in altri Paesi europei, e rispetto alla quale non vuole farsi trovare impreparato.

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