Famiglia, Rauti (FdI): «Da Governo su punti nascite solo attendismo»

«Necessario procedere urgentemente alla rimodulazione dei criteri vigenti»

«Il criterio del volume minimo di 500 parti annui, per tenere aperto un punto nascita, è un limite che ha creato e continua a creare disservizi e criticità importanti» – dichiara la senatrice Isabella Rauti, responsabile del Dipartimento Pari Opportunità, Famiglia e Valori non negoziabili di Fratelli d’Italia commentando le risposte del governo rese oggi in sede di riunione della Commissione Sanità – «ed è soprattutto per modificare questa irrazionale disposizione che, con il collega Zaffini, abbiamo presentato un’interrogazione al ministro Speranza in Commissione Sanità».

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«Il numero dei parti – prosegue la senatrice Rauti – è vincolato dall’accordo tra Governo e Regioni stipulato nel 2010, le cui 10 linee guida si ispirano alla razionalizzazione del sistema sanitario ed al principio di offrire alle donne ‘strutture sicure e di qualità’ ma, nell’applicazione si sono – invece – determinate significative riduzioni degli stessi punti nascita fino a compromettere la fruibilità del servizio, in particolare nelle aree territoriali più periferiche e nei centri minori, con l’emersione di gravi disagi e frequenti situazioni di rischio e pericolo sia per le partorenti che per i nascituri».

«È necessario procedere urgentemente – sottolinea Rauti – alla rimodulazione dei criteri vigenti per garantire l’incremento dei punti nascita, per la revisione dell’organizzazione della rete ospedaliera e per una distribuzione geograficamente omogenea dei punti nascita, nonché per garantire la tutela della salute e la sicurezza delle donne e dei loro neonati».

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«Inoltre, sono forti le preoccupazioni per quanto contenuto nel PNRR in merito all’aggiornamento ed alla rivisitazione dell’attuale situazione, in quanto non si declina un reale modello di riforma e si rimanda anche, con ulteriore attendismo, alle attività di monitoraggio attribuite al Comitato Nazionale ‘Percorso Nascita’, già istituito presso il Ministero della Salute», conclude la senatrice Rauti.

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