Torre Annunziata, come bruciare 33 milioni per uno scambio di maree

Quella ‘narrata’  da ‘il Mattino’ oggi è relativa al porto di Torre Annunziata, in realtà più che la dimostrazione della cronica incapacità di spesa dei nostri amministratori è l’ennesima conferma della loro assoluta incapacità operativa.

Se è vero come è vero, infatti, che non si riesce a far fruttare i 33 milioni investiti per la sua sistemazione pur avendo dragato il fondale perché non si riescono a bypassare i cavilli burocratici impediscono l’ingresso delle navi più grandi semplicemente perché non si riesce ad ottenere la certificazione da inviare alla Capitaneria di Porto, è davvero qualcosa di paradossale.

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Ma perché tutto questo? Perché qualcuno a suo tempo (settembre 2019), ad escavi completati, ha allegato alla documentazione dei lavori effettuati le indicazioni sulle maree che riguardano il golfo di Salerno anziché quelle del porto torrese (il terzo della Campania per dimensioni dopo quelli di Napoli e Salerno).

Il che impedisce, ancora oggi, il rilascio dei nuovi parametri e di conseguenza l’Istituto ideografico della Marina militare non può riportare sulle carte nautiche le nuove misure dei fondali e l’ufficio Circomare di Torre Annunziata non può autorizzare l’ingresso delle navi con pescaggio superiore a 8,35 metri poiché resta ancora in vigore l’ordinanza 33 del 2012 dello stesso Circomare che limita gli ingressi nel porto oplontino alle navi di dimensioni più piccole.

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Tutto questo nonostante il dragaggio rilevato al momento del collaudo a lavori conclusi sia addirittura certificato a livello di -10 metri. Ma la cosa più grave è che l’impedimento all’utilizzo per l’ingresso nel porto delle navi a maggiore pescaggio rischia di mandare per aria tutti i lavori effettuati e vanificare i 33 milioni di euro spesi per la realizzazione dell’opera. Ciò perché il mancato ingresso delle navi farà insabbiare di nuovo il bacino. E pensare che dal completamento dei lavori sono già passati due anni e dai rilievi batimetrici effettuati dal Comune di Torre Annunziata, su richiesta di Circomare, un anno e mezzo. Ma non doveva essere «un’opera fondamentale per lo sviluppo oplontino»?

Già, ma in questo Paese, in questa regione e in questa città neanche il completamento delle opere ne assicura l’utilizzo!

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