Pnrr, ormai non lo nascondono neanche più: le riforme si discutono e decidono direttamente con l’UE

Leggendo i commentatori politici ed economici ed ascoltando le voci degli “osservatori” in merito al Recovery Fund, che il Presidente del Consiglio Mario Draghi assieme alla sua pletora di Ministri, sottosegretari, consulenti ed esperti – chiamati a difendere “l’interesse nazionale” – definiscono un «intervento epocale», non ho potuto fare a meno di notare che oramai siamo ad un livello tale di tangibile disprezzo per la gente ed un totale allontanamento dalla democrazia – non tentano neanche più di nasconderlo o camuffarlo – che le riforme propedeutiche all’invio dei fondi da parte della EU e che condizioneranno la vita di milioni di cittadini italiani a livello sociale ed economico, vengono discusse e decise direttamente con la €U.

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Nessun dibattito o confronto interno sia esso politico o che coinvolga la società civile. Nessuno dei rappresentanti del governo e delle istituzioni, che ritenga di dover informare e spiegare cosa prevedano queste riforme, ancora una volta imposte/richieste dalla Commissione EU.

Al riguardo, non dovrebbe sfuggire che questo tipo di “imposizione” altro non è che un aggiustamento macroeconomico – non è il primo negli ultimi 12 anni – e a prescindere dalla sonorità e gradevolezza dei nomi, sia esso MES, Recovery Fund o Next Generation EU e oggi Pnrr, poco cambia.

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In realtà non cambia nulla, ad oggi le “novità” e il “cambio di passo” tanto auspicati, enfatizzati e propagandati dall’attuale compagine di Governo che si è autodefinito «il governo dei migliori», invece non è andato oltre le inutili parole e i buoni propositi.

Oggi come in passato – ma direi che la situazione è peggiorata di parecchio – l’Italia e gli italiani, saranno costretti e sottomessi nel mantenere un impegno, quello di dover ripagare i prestiti ottenuti attraverso il Recovery Fund fino al 2058, soldi che potremmo stamparci da soli. Addirittura siamo al punto che la EU, ci concederebbe quei prestiti solo perché garantirebbe Draghi. Ciò significa che se l’Italia non ottemperasse al pagamento del debito Draghi pagherebbe per noi? No, non credo.

C’è una spiegazione anche a questo. L’accettazione del Recovery Fund comporterà automaticamente per tutti i governi che seguiranno dopo Draghi, l’impossibilità di poter progettare un futuro diverso per il Paese. Un programma, un progetto, una visione diversa che possa mettere a repentaglio il pagamento del debito contratto oggi.

Ed anche questo è un elemento di cui nel dibattito pubblico non vi è traccia. Le riforme che ci “chiedono” tra l’altro, saranno foriere di ulteriori diseguaglianze e incrementeranno la deflazione in quanto la restituzione dei prestiti richiederà riforme di stampo neoliberista ulteriormente costrittive per l’economia, tagli alla spesa pubblica, al welfare e svendita degli asset nazionali e perdita di occupazione.

Ci stanno regalando un commissariamento lungo 40 anni e per ottenerlo serviva un governo di “unità nazionale”. Cosa occorre ancora per capire che tutto questo ci porterà al disastro, ad una catastrofe socioeconomica senza precedenti.

Oggi i nemici peggiori dell’Italia e degli italiani, sono da ricercarsi tra gli intellettuali borghesi – quelli che difendono e sostengono il “sistema” – gran parte della dirigenza della P.A. e di coloro che dirigono le aziende pubbliche per conto dello Stato – per difendere il loro Status quo -; scrittori, stampa, media e informazione in generale allineata che, dopo oltre un decennio di propaganda e storielle confezionate su misura, utili a mantenere la narrazione voluta dal “sistema” e far leva sui sensi di colpa di un popolo già soggiogato e sottomesso – che il mercato è sempre e comunque preferibile allo Stato; che da soli non andiamo da nessuna parte; che la globalizzazione è una risorsa; che siamo vissuti al di sopra delle nostre possibilità e che lo Stato non può più fare ciò che faceva prima  –  non dovrebbe stupirsi troppo della deriva attuale e delle sempre più violente divisioni che vengono alimentate ad hoc per tenerlo diviso e distante.

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Quando capiremo che la politica e tutti i suoi rappresentanti, oggi, sono solo un “opera dei pupi” allestita per intrattenerci e distoglierci dalla continua e costante deriva antidemocratica di cui siamo succubi, allora capiremo realmente  le cose e le vedremo per ciò che realmente sono.

Setaro

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