Via libera all’ordinanza del generale Figliuolo che fissa la priorità nella campagna vaccinale per gli over 80 e per le persone con fragilità. Il giorno dopo la conferenza stampa del premier Draghi giunge, quindi, l’ufficialità su quanto circolava da ore e cioè che da adesso in poi il calendario vaccinale dovrà seguire delle regole ben precise.
Una scelta giusta che segue il duro monito arrivato dal presidente Draghi che aveva puntato il dito su quei tanti che, senza averne alcun diritto, si vaccinavano sottraendo dosi ai più anziani ed ai più deboli. Bene così, ma viene da chiedersi come mai si è atteso tanto tempo. In fin dei conti è da tre mesi che è partita la campagna vaccinale e soltanto dopo 90 giorni si è sentita la necessità, se non l’obbligo, di individuare delle regole precise per evitare il fenomeno dei ‘saltafila’?
È una delle tante stranezze di una campagna vaccinale che continua a non decollare e che al di là degli annuncia governativi è ben lontana dalla fatidica soglia delle 500mila. Nell’ordinanza anche la prescrizione di ricorrere al siero AstraZeneca per vaccinare gli anziani tra i 69 e 79 anni di età.
Comunque sia si tratta di un passo importante e soprattutto di chiarezza. Intanto la pandemia continua a mordere con forza il Paese. La curva epidemiologica sta scendendo, ma gli esperti continuano a dire che l’andamento rimane molto lento ancora. La ragione sono le varianti, come spiega detto il direttore generale della Prevenzione del ministero della Salute, Gianni Rezza: «Abbiamo visto una tendenza a una lieve diminuzione dell’Rt, l’incidenza è calata leggermente e lentamente a causa delle varianti che sono più trasmissibili. Purtroppo ci vuole ancora un po’ di tempo prima di alleggerire i servizi sanitari da questo carico e per questo ad aprile bisogna fare ancora qualche sacrificio e bisogna accelerare al massimo la campagna vaccinale».
Intanto, da lunedì l’Italia sarà più colorata di arancione e meno di rosso. Il ministro Roberto Speranza dal convegno di Fratelli d’Italia ‘Riapri Italia’ osserva come «da noi le chiusure e le aree rosse delle ultime settimane stanno portando i primi risultati. Oggi diverse Regioni andranno in area arancione ma dobbiamo essere molto prudenti».
Per il responsabile della Salute «la tutela della salute è la prima mattonella fondamentale per far ripartire il nostro Paese. Non c’è ripartenza contro tutela della salute. E senza tutela della salute, non c’è ripresa economica». Parole che portano Speranza ad aprire uno spiraglio: «Penso che nelle prossime settimane ci siano le condizioni perché, in un incrocio fra effetti delle misure messe in campo e accelerazione della campagna di vaccinazione, si possano creare le condizioni per un percorso che chiaramente sarà graduale e dovrà essere fatto con grande attenzione e cautela, compiendo scelte che ci possono mettere nelle condizioni di una ripartenza in sicurezza».
Di riaperture parla anche Giorgia Meloni che in un videomessaggio, ammettendo amaramente che «a più di un anno dalla pandemia, siamo ancora al punto di partenza e la strategia adottata dal governo è sempre la stessa. Serve programmare la riapertura: non possiamo immaginare che lockdown e chiusure siano la nostra normalità».
Ma è soprattutto nella maggioranza che giorno dopo giorno il pressing per riaprire diventa sempre più forte. Non solo la Lega ma pure Forza Italia che con Antonio Tajani dà anche una data: «Forza Italia sta mettendo a punto un programma di riaperture in sicurezza da presentare al governo Draghi» che preveda «una verifica in tutto il Paese il 20 aprile e laddove possibile tornare in zona gialla e riaprire le attività di ristorazione soprattutto all’aperto». E sempre di riaperture si è parlato, ma non solo di questo, nel corso del primo faccia a faccia tra Enrico Letta e Matteo Salvini. Sul tavolo, in particolare, il decreto Imprese che proprio ad aprile, presumibilmente verso la fine, dovrebbe vedere la luce.
Il timing sembra essere abbastanza chiaro: la prossima settimana il Consiglio dei ministri per definire il Def e la richiesta di scostamento di bilancio. Salvini incontrando Draghi aveva azzardato la cifra di 50 miliardi, probabilmente la richiesta si fermerà intorno ai 40 che, poi, saranno le risorse necessarie per finanziare il nuovo decreto. Quindi un po’ più dei 32 miliardi stanziati per il dl Sostegni. Chiaramente i destinatari continueranno ad essere le categorie colpite dalle chiusure. La logica sarà ancora quella dei sussidi a pioggia, chiaramente con un occhio particolare al settore della ristorazione che più di tutti sta pagando il peso negativo della pandemia.
E sempre dalla prossima settimana, lunedì scade il termine per presentare gli emendamenti, inizieranno le prima votazioni nella Commissione Bilancio del Senato sul dl Sostegni. Si preannuncia un mese di aprile intenso e cruciale, tanto per gli aiuti al mondo produttivo tanto per la lotta alla pandemia. E in mezzo il governo che deve evitare di continuare a segnare il passo.
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