Renzi dà i 15 giorni a Conte, poi sarà crisi. Mes, Recovery Plan e delega servizi segreti i nodi da sciogliere

In tutto quaranta minuti per un incontro «franco e cordiale». Si chiude così il primo faccia a faccia tra il premier Giuseppe Conte e Matteo Renzi dopo che questi in Senato la scorsa settimana aveva ufficialmente rotto gli indugi e messo in mora tutto l’Esecutivo. Ci sono voluti due giorni affinchè si celebrasse questo incontro, per via degli impegni di governo di Teresa Bellanova, capodelegazione di Italia Viva.

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La chiacchierata con Italia Viva è giunta al termine di una girandola di confronti, iniziati dalla scorsa settimana, con tutti i partners della coalizione che sostengono il governo e dopo che sia il Pd e sia il M5S avevano sgombrato subito dal campo dalla questione più spinosa: il rimpasto.

Tutti concordi sulla necessità di rilanciare l’azione del governo e i tanti dossier rimasti sul tavolo, ma di non mettere mano alla squadra di governo

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Come era però da attendersi l’incontro tra Conte e i renziani non è stato risolutivo, anzi come hanno spiegato a tarda notte le solite fonti, stavolta però di sponda Iv, l’ex premier attende da Conte «risposte concrete, che diano il segno di un cambio di rotta nel merito e nel metodo, entro i primi giorni di gennaio».

Questa la dead line fissata da Matteo Renzi, peraltro già ampiamente prevedibile visto che con la legge di bilancio ancora in alto mare un’eventuale crisi di governo sarebbe stata impensabile.

Renzi attende «risposte concrete» da Conte entro «i primi giorni di gennaio»

Bellanova si commuove durante la presentazione del decreto Rilancio
Teresa Bellanova

Guardando al merito dell’incontro, come detto è stato abbastanza breve ma franco e diretto. E’ stata la stessa ministra Teresa Bellanova all’uscita dall’incontro a spiegare che «abbiamo spiegato al presidente Conte che la questione non sono le poltrone ma le idee e le proposte per il Paese. Abbiamo rappresentato al presidente Conte le nostre argomentazioni, che avevamo anticipato nel documento inviato in anticipo. Sulla base di quelle questioni faccia una riflessione e ci faccia capire se ci sono le condizioni per andare avanti».

Bellanova: «Non sono le poltrone a cui teniamo ma le idee e le proposte per il Paese»

Insomma, la palla è stata buttata nel campo di Conte a cui peraltro Renzi aveva inviato una lettera aperta poi sottoposta alla sua attenzione nel corso dell’incontro. A lui spetterà dipanare questa matassa dove almeno tre sono i filoni principali: il Mes, la governance del Recovery Plan e infine la delega sui servizi segreti. Tutti temi di non facile soluzione e che soprattutto innescano tensioni all’interno della maggioranza stessa. Ad esempio, sul Mes su cui la posizione di Renzi e anche del Pd è molto chiara e cioè attivare immediatamente il fondo. Il che però si scontra con il M5S che proprio sul Mes sembra aver eretto un muro ideologico invalicabile. L’ipotesi a cui starebbe lavorando Conte è quello di lasciare che sia il Parlamento a decidere, lavandosene così le mani e cercando di tenere il governo alla lontana dal problema.

Non meno problematica la questione sul Recovery Plan dove Renzi chiede a Conte una totale resa e soprattutto una governance più collegiale e inclusiva. Anche qui però ci sarebbero delle divergenze tra le forze politiche e in particolare con lo stesso Conte, visto che dinanzi la richiesta di coinvolgere anche l’opposizione, ospitando nella governance anche esponenti del centrodestra, il premier avrebbe opposto un secco e deciso ‘no’

Giuseppe Conte

Infine, la questione dei servizi segreti. Tema entrato nella contesa tra Renzi e Conte all’ultimo momento ma che probabilmente rappresenta il core business dello scontro. Il premier ha sempre tenuto per sé questa delega, evitando di cederla come accaduto di solito in passato a un sottosegretario. Ma adesso dall’ex sindaco di Firenze giunge la richiesta, che suona come un’imposizione, di liberarsene. Il tutto giustificato anche dal fatto che con la vittoria di Biden non può più rimanere nelle mani di un presidente del Consiglio fino a poco tempo fa in scia a Donald Trump.

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Una richiesta, questa sulla delega ai servizi segreti, che sembra assomigliare alla classica condizione inaccettabile buona per giustificare la rottura. Infatti, sembra alquanto improbabile che su questo punto Conte possa fare un passo indietro e il fatto che Renzi abbia posto la questione in termini molto enfatici (abbiamo fatto un Governo per evitare i pieni poteri a Salvini, non li affideremo ad altri) dà il senso dello scontro in atto e anche del punto di non ritorno.

Comunque due settimane, questo il timing dato da Renzi, e poi dovrebbe essere tutto chiaro. Per allora Conte dovrà aver dato risposte chiare e precise, all’interno probabilmente di un patto di legislatura nel quale potrebbero rientrare anche le altre questioni sollevate da Pd e M5S. Fino ad allora Italia Viva continuerà a votare i provvedimenti del governo ed a partecipare ai Consiglio dei ministri.

Oggi Cdm alle 18 per Dpcm sulle feste natalizie

Forse già a quello fissato per oggi che dovrebbe decidere le misure per Natale da inserire in un ennesimo Dpcm. Proprio lo scontro con Italia Viva ha fatto di slittare ogni decisione, che era attesa già per la giornata di ieri. Il Cdm è fissato per le 18, mentre l’incontro con i capidelegazione sarà in mattinata verso le 9.30. Sul tavolo due ipotesi: zona rossa nei giorni festivi e prefestivi fino al 3 gennaio oppure un’unica misura dal 24 al 6.

L’orientamento sembra essere quello di una zona rossa fino al 3 gennaio per festivi e prefestivi, mentre per gli altri giorni varrà la normale zonizzazione. Comunque, è ancora tutto in movimento anche perché Italia Viva continua a dirsi contraria ad adottare un ‘modello Merkel’, il che in particolare significherebbe chiudere bar e ristoranti per le festività contraddicendo quanto contenuto nell’ultimo Dpcm. Chiaramente non si tratta semplicemente di venire meno a impegni presi, quanto piuttosto di penalizzare questi esercizi visto che le chiusure si tradurranno in pesanti perdite economiche, che Italia Viva chiede di ristorare adeguatamente.

Meloni: «8 giorni al Natale e il governo non ha ancora deciso nulla»

Giorgia Meloni
Giorgia Meloni

Nel frattempo su questo tema il centrodestra incalza il governo e la maggioranza. Giorgia Meloni su Facebook attacca spiegando che «siamo al 17 dicembre e mancano solo 8 giorni al Natale, ma il governo non ha ancora deciso nulla. Domani (oggi ndr.) alle 18 è convocato un Consiglio dei ministri per esaminare, forse ma non è certo, le nuove misure restrittive per le festività. Buio pesto sui possibili ristori in caso di nuove chiusure. Mentre Conte, Renzi, Di Maio e Zingaretti continuano a perdere tempo perché troppo impegnati a spartirsi poltrone e nomine, i cittadini e le imprese, soprattutto quelle più piccole e che producono gran parte del loro fatturato in questo periodo, sono nell’incertezza più totale: non sanno cosa dire ai loro clienti, ai loro fornitori e non sanno minimamente cosa devono fare con gli ordini. È il caos totale ed è inaccettabile».

Toccherà attendere oggi per vedere cosa avrà deciso il governo e quale linea alla fine sarà prevalsa, ma comunque sia sembra ormai abbastanza chiaro che le polemiche e i contrasti continueranno.

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