Quello di ieri in Parlamento più che uno scostamento di bilancio è stato uno spostamento, politico s’intende, del centrodestra verso il governo e la maggioranza. Lontani, o almeno per il momento archiviati i toni da opposizione dura e pure, ieri in Parlamento è stata la volta della collaborazione istituzionale nel supremo interesse dell’Italia e degli italiani.
Un voto pressocchè unanime alla Camera e al Senato ha sancito il via libero agli otto miliardi di extra deficit che serviranno a finanziare il Ristori quater, che nei piani del governo dovrebbe vedere la luce in un Consiglio dei ministri domenica prossima. La gran parte delle risorse dovrebbero essere destinate al rinvio delle scadenze tributarie per tutti coloro che hanno avuto perdite non inferiori al 33 per cento. Tra queste, lo slittamento al 10 dicembre della presentazione del Modello Unico e la proroga del pagamento delle rate per il saldo e stralcio. Il dl dovrebbe inoltre rifinanziare alcune misure come il bonus da mille euro per gli stagionali, e quello per i lavoratori dello sport.
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Si tratta comunque ancora per il momento di ipotesi, visto che oggi è prevista la riunione tra il premier Conte e i capi delegazione e da questo nuovo incontro è possibile che le idee siano più chiare. E poi fino a domenica ci sono ancora due giorni e tutto può accadere.
Centrodestra vota scostamento ma attende di leggere i provvedimenti
Sia come sia resta il dato politico, quello di un’unita nazionale in Parlamento per varare questo deficit che ha portato le lancette dell’orologio all’ora più buia di questo Paese, nella fase più grave della pandemia con il lockdown appena dichiarato. Certo la situazione oggi è diversa. Differente è la consapevolezza, sia delle forze politiche e sia degli stessi italiani, del momento che si sta vivendo. E questo lo sa anche Conte che vede la sua posizione sempre più in bilico, tra alleati che chiedono con insistenza il rimpasto e gli stessi cittadini che non gli tributano i consensi di un tempo.
E che sia cambiata la situazione lo si avverte anche nel centrodestra, dove la decisione di sostenere lo scostamento ha origini e una chiave di lettura ben diverse da quella dello scorso marzo. E così un minuto dopo il voto è partito il gioco a chi ha vinto tra i tre principali leader del centrodestra, imponendo la sua linea. Forse Berlusconi, a cui si dovrebbe la rotta impostata per la coalizione lungo mari più tranquilli?
E’ indubbio che rispetto allo scorso marzo Berlusconi stavolta sia stato più in partita, protagonista, influendo molto nelle scelte operate. Stavolta ha giocato da primo attore cercando di non farsi risucchiare dal duo più dinamico Meloni-Salvini. E sull’attivismo di Berlusconi ha anche pesato il fatto che mentre a marzo Salvini era ancora accreditato di un consenso di poco meno del 30 per cento, ormai stagna intorno al 23 per cento.
La partita nel centrodestra è stata, comunque, giocata lungo più giorni con riunioni tra tavoli politici e tecnici, fino a che proprio Berlusconi con uno scatto da centrometrista ha anticipato tutti annunciando che Forza Italia avrebbe votato lo scostamento di bilancio perché la richiesta del centrodestra erano state accettate. E cioè impegno a sostegno di autonomi e partite Iva. Da qui la storia che Fi avrebbe trascinato Lega e FdI su posizioni più concilianti. In realtà lo scopriremo soltanto vivendo, come recita una canzone, chi avrà ragione.
Meloni: «Vigileremo con la massima attenzione come la maggioranza impiegherà le risorse»
Soprattutto saranno le misure contenute nel Ristori quater, per cui servono gli 8 miliardi dello scostamento, e nella stessa legge di Bilancio a far capire se davvero si è aperto un canale istituzionale tra le parti o si è trattato di un semplice episodio. Ecco, perché è prematuro parlare di vittoria.
Ha ragione, infatti, Giorgia Meloni quando spiega nella conferenza stampa convocata in Senato per chiarire le scelte che di lì a poco sarebbero state prese nell’Aula di Palazzo Madama: «Vigileremo con la massima attenzione come la maggioranza impiegherà le risorse». E «anche oggi mostriamo che la disponibilità c’è sempre. Noi dimostriamo due cose che abbiamo sempre sostenuto: le nostre proposte ci sono è la maggioranza che deve decidere se le vuole leggere, e abbiamo poi dimostrato di avere sempre proposte efficaci e puntuali fatte anche sul Recovery. Chiedete alla maggioranza se pensa che questo sia l’inizio di un percorso diverso».
Quindi, calma con gli entusiasmi. Lo sa anche Silvio Berlusconi che dal canto suo ha dovuto prendere atto che una parte del partito, Gelmini e Brunetta in testa, erano pronti a votare lo scostamento e da giorni avevano intessuto trattative con il ministro Gualtieri. E dinanzi al rischio di una spaccatura di Forza Italia e dello stesso centrodestra, che sarebbe servita soltanto a mascherare le debolezze della maggioranza, Silvio Berlusconi ha avuto buon gioco nel convincere sia Meloni e sia Salvini a votare lo scostamento.
Zingaretti: «Governissimo? Solo chiacchiere italiane»
Secchiate gelate sugli entusiasmi arrivano anche dalla maggioranza con Nicola Zingaretti che al Tg3 parla di «chiacchiere italiane» l’ipotesi di un governissimo, perché «non bisogna confondere la convergenza in un momento di bisogno, con il retropensiero che si voglia far altro». E pure Luigi Di Maio parla di «grande segnale di unità e lealtà istituzionale». Ciò non significa che i problemi non ci siano e i rischi del collasso della maggioranza siano stati eliminati dall’orizzonte. Anzi, questi rimangono tutti sul tappeto a cominciare dal Mes su cui persistono le differenze, e le diffidenze, tra M5S e Pd.
Per non parlare del tema rimpasto, che continua ad essere in cima all’agenda politica in particolare di Italia Viva. Ma chiaramente fino a quando la seconda ondata non sarà sotto controllo e messa in salvo anche la legge di Bilancio, nessun nuovo scenario potrà aprirsi. L’anno nuovo, Covid-19 permettendo, potrebbe creare nuove prospettive. Ma per il momento tutto rimane fermo ad uno spostamento del centrodestra, i cui esiti però dipenderanno dalla reale disponibilità della maggioranza a confrontarsi. E soprattutto ad accogliere nero su bianco le richiesta del centrodestra.
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