Per Conte niente Dpcm via social, oggi lo presenterà prima in Parlamento. Ma la svolta rivela la sua debolezza

di Dario Caselli

Niente conferenza stampa live sui social, stavolta Giuseppe Conte passerà prima in Parlamento relazionando maggioranza e, soprattutto, opposizione sul da farsi e poi varerà il suo dpcm. Il quarto in poco più di 20 giorni. Una svolta istituzionale? Non proprio, visto che la decisione di riferire prima al Parlamento è frutto della preoccupazione di intestarsi da solo le misure da varare, che senza dubbio saranno più restrittive.

Conte e la sua maggioranza hanno capito che il vento nel Paese è cambiato. Le numerose manifestazioni violente di questi giorni hanno lasciato il segno, anche sui consensi del premier. Quindi, meglio cercare la strada della condivisione e del coinvolgimento. A partire proprio dal Centrodestra. E non a caso sabato Conte ha fatto recapitare ai leader del Centrodestra la richiesta di aprire un tavolo permanente di confronto per ragionare insieme sul da farsi.

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Proposta rispedita al mittente visto che dal fronte dell’opposizione non c’è alcuna volontà di farsi trascinare, in questo momento, in una condivisione di responsabilità che, a vedere dalle proteste dei cittadini, sono numerose. E chiaramente non c’è alcuna volontà di intestarsi queste responsabilità, avendo invece molta cura di addossarle e lasciarle tutte alla maggioranza.

Si va verso un coprifuoco nazionale alle 21 e blocco dei trasferimenti tra Regioni

Così Conte e la maggioranza saranno costretti a fare da soli. A partire da oggi quando il premier Conte, prima, alle 12 sarà alla Camera e, poi, alle 17 al Senato spiegherà quello che ha intenzione di fare. Le indiscrezioni per il momento sono tante, così come le riunioni che si sono succedute in questo week end e che continueranno fino ad oggi. L’ultima riporta che si dovrebbe andare verso un coprifuoco a livello nazionale verso le 21 di sera e quindi non più ad uno fissato alle 18 per le cosiddette ‘zone rosse’; nella didattica a distanza per le classi superiori alla terza media; blocco dei trasferimenti tra Regioni.

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Dalle Regioni no a misure a carattere locale, sì a interventi nazionali

Stefano Bonaccini

Su questa scelta ha pesato molto la forte opposizione delle Regioni, le quali nel corso delle varie riunioni di ieri avevano sottolineato la necessità che fossero varate misure a carattere nazionale e non locale. E infatti l’assessore lombardo al Welfare Giulio Gallera ha spiegato che «interventi territorio per territorio, polverizzati e non omogenei, sarebbero probabilmente inefficaci e anche incomprensibili ai cittadini, che già oggi sono disorientati». Posizione condivisa anche a sinistra dal governatore Stefano Bonaccini: «Più ci sono misure nazionali più diamo un senso di uniformità. Meglio qualche misura più restrittiva oggi per evitare di intervenire ogni settimana».

Francesco Boccia
Francesco Boccia

Confronto con le Regioni che nel corso della giornata si è fatto a tratti anche aspro fino alla reprimenda di Massimiliano Fedriga, governatore del Friuli Venezia Giulia, che ha attaccato il governo sulle indiscrezioni uscite dal vertice: «Smentisca immediatamente le voci incontrollate e false per evitare che venga meno la leale collaborazione e per non far cadere nel vuoto l’appello del Presidente della Repubblica». Avvertimento recepito visto che a breve proprio il ministro Francesco Boccia ha chiarito: «Sono d’accordo con il Presidente del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, è fondamentale mantenere un rapporto leale e costruttivo. Domani saranno collegati soltanto i Presidenti di Regione, di Anci e Upi. Sono inammissibili le fughe di notizie non corrette di riunioni di lavoro riservate».

Comunque le parti si rivedranno questa mattina proprio per cercare un’intesa sul Dpcm, che al momento non sembra essere così scontata. E questo anche perché all’interno della maggioranza ci sono dei distinguo. Se il Pd è a favore di una linea dura, Italia Viva continua a consigliare cautela ed a chiedere misure modulate sulla base dei dati epidemiologici territorio per territorio. Una prima bozza di Dpcm prevedeva la chiusura anche a pranzo di bar e ristoranti in quelle regioni con un tasso di contagio alto. Ed a livello nazionale coprifuoco per le 18 salvo le attività di primaria necessità come farmacie, parafarmacie e alimentari.

Ma come detto nelle ultime ore starebbe emergendo, vista anche la contrarietà delle Regioni, una soluzione intermedia e cioè di un coprifuoco nazionale alle 21 e non più alle 18 solo per le zone rosse. Una soluzione alla quale però sembra per il momento contrario il Cts che spingerebbe per chiudere tutto alle 18.

Queste frizioni hanno così fatto slittare il varo del Dpcm, che probabilmente non sarà firmato stasera al termine del passaggio in Parlamento di Conte, ma piuttosto domani nella mattinata.

Sul fronte parlamentare l’appuntamento di oggi servirà a confermare e misurare la distanza tra maggioranza e Centrodestra. Dall’area di governo continua il pressing verso l’opposizione per una condivisione. A parlare è Graziano Delrio che punta il dito, spiegando che «è grave che Meloni, Berlusconi e Salvini abbiano detto no a una cabina di regia per combattere l’emergenza sanitaria e economica. E’ tempo di confronto, di condivisione, di far prevalere lo spirito unitario per superare insieme questa sfida senza precedenti. E’ importante che la politica dia segni di unità e non di divisione».

Salvini: «Telefonata Conte del sabato sera non vuol dire collaborare»

Tajani, Meloni e Salvini

Dal Centrodestra però non si vedono spiragli. A sera Matteo Salvini in un’intervista al Tg2 ribadisce: «Da nove mesi facciamo proposte. Diamo idee sulla scuola, sul lavoro, sulla cassa integrazione ma l’unica risposta è un No e una telefonata ogni tanto, la telefonata del sabato sera che preannuncia il decreto della domenica o del lunedì. Questo non è collaborare, collaborare vuol dire lavorare insieme, costruire e riconoscere gli errori fatti in questi mesi dal Governo».

Tajani a Conte: «Scriviamo insieme la legge di Bilancio. No a tavoli dell’ultima ora»

A sua volta Giorgia Meloni attacca: «Vi ricordate quando il Governo annunciava a gennaio di essere prontissimo ad affrontare il Covid e che gli italiani potevano stare tranquilli? Oggi i loro risultati e le loro bugie sono sotto gli occhi di tutti ed è per questo che gli italiani pretendono dal Governo responsabilità e verità». Ed Antonio Tajani al Tg3 lancia la sua proposta: «Se il Governo vuole collaborare veramente con il centrodestra accolga le proposte che sono depositate in Parlamento e scriva insieme a noi la prossima legge di bilancio, tavoli dell’ultima ora servono soltanto per scaricare sull’opposizione colpe e responsabilità che sono esclusivamente del Governo e della maggioranza».

Vedremo, quindi, oggi cosa accadrà in Parlamento. Cosa dirà Conte e quindi quale sarà l’intesa che alla fine prevarrà e soprattutto quali saranno le chiusure. Ma per quanto riguarda il Centrodestra una chiusura è già decisa. Quella nei confronti del governo e della maggioranza.

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