I cristiani sono ormai indifferenti alle vicende della Chiesa. Quale futuro per le cattedrali d’Occidente?

di Eugenio Preta

La Storia continua a balbettare in un’attualità che sconvolge la società contemporanea: epidemie, imposizioni, immigrazione, incapacità gestionali impongono al nostro vivere per schemi accelerazioni improvvise.

Abbiamo perso ad esempio il senso della spiritualità che ci offrivano le Chiese aperte al nostro bisogno più intimo di fede e, come un auspicio malaugurato, adesso siamo stati puniti con il fuoco: prima il rogo della Basilica di Notre Dame a Montparnasse e poi quello della cattedrale gotica di San Pietro di Nantes. Un fuoco distrugge così i luoghi del nostro comunicare con Dio, ma non solo di fiamme periscono le cattedrali cattoliche. Purtroppo periscono di incuria, di assenza e del male del relativismo.

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Così nell’indifferenza dei cristiani incapaci di una possibile protesta il califfo Erdogan ha iniziato anche la riconversione in moschea della Basilica di Santa Sofia di Istanbul.

La basilica ha una storia tormentata: convertita in moschea nel 1453, in seguito alla presa di Costantinopoli da parte dei turchi, fu trasformata in museo agli albori del XX secolo dal padre della Turchia moderna, Mustafa Kemal Ataturk, ed oggi che la Storia torna a balbettare, il furbo saladino Erdogan riscatta ad Allah un simbolo religioso che non gli è mai appartenuto e soprattutto il segno di una civiltà che non ha niente a che vedere con quella sua ottomana.

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La balbuzie della Storia, dicevamo, potrebbe ingannarci annunziando un ritorno della spiritualità. Ma è soltanto una maschera, potrebbe essere un tentativo di dotare le sempre più numerose comunità islamiche in Occidente di luoghi di culto adeguati, trasformando le Chiese cattoliche abbandonate o non ancora “date alle fiamme”, in moschee.

Niente di più logico dei vasi comunicanti. Il troppo pieno si insinua nel vuoto e come nel riciclaggio ecologico trasformiamo la carta in cartone, il vetro in bottiglie, la plastica in polimeri. Oggi, tutto deve ben potersi riciclare come le croci delle basiliche nei segni della Mezza luna crescente; le caserme inutilizzate in centri d’accoglienza per migranti (finché non scappano); gli edifici industriali in spazi d’arte contemporanea e le fattorie abbandonate in loft alla moda neo-rurale. Tuttavia ci sarebbe ancora qualche ristrutturazione da affrontare: rifare le decorazioni, cancellare angeli e Madonne, smontare i banchi, togliere i rosoni, eliminare le statue ed esorcizzare i luoghi.

Ma tutto viene semplificato dall’ignavia dell’Occidente: niente di più semplice che trasformare un campanile in minareto (la torre, presente in quasi tutte le moschee), non più le fastidiose campane del ‘Te Deum’, ma la voce roca e starnazzante di un muezzin meglio si accorderà ai ritmi rap dementi così tanto alla moda. Viste da lontano, poi, il profilo rimarrà identico e non disturberà troppo il panorama.

Chiudiamo gli occhi ed immaginiamo un bel passaggio di potere dalle mani del nostro vecchio curato in quelle di un Imam che ci prometterà il suo nuovo Paradiso. Quanti servizi di arte in Tv, meraviglia del nuovo ecumenismo. Quante lodi sperticate sulle radio pubbliche progressiste, quanti politici nei loro comizi esalteranno l’avvenuto scambio, quanti sincretismi cretini in questo rifocillante ‘Telethon’ delle religioni, che avrà anche fissato il prezzo di questa transazione: non un euro simbolico bensì… i soliti trenta denari.

Poco praticanti, o forse volutamente distanti da una sacralità che più non ci sostiene, non accettiamo però l’idea del vuoto delle nostre Cattedrali. Per ora le nostre Chiese non sono vuote, entrateci ed ancora sentirete i gemiti dei santi, i profumi dello spirito. Luoghi sacrali, oggi vuoti che restano sempre pieni di passato, di storia e del sudore di quelli che le hanno costruite con amore, con devozione e con la stessa fede con cui un tempo si edificarono i pilastri della terra e le radici del cielo.

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