Conte o Contefice? Ad Assisi – con l’omelia – tutta “spirito” e poca “umanità”, firmata sulla loggia del Sacro Convento nel giorno di San Francesco patrono d’Italia e le tante contraddizioni fra le “profezie” del celebrante e i comportamenti del protagonista a Roma – Giuseppi è apparso più il reggi tonaca del Pontefice che il premier.
Ma, a proposito di contraddizioni, vorrei togliermi una curiosità, forse non solo mia, qualcuno sa qual è la razio per cui: chi cammina da solo e per strade deserte deve indossare la mascherina e chi corre o va in bici, magari in gruppo per vie affollate può farne a meno? Forse perché se si corre si è più veloce del virus?
Al dunque. Ad Assisi, ha detto «Dalla crisi sanitaria che si è trasformata inevitabilmente in crisi economica e sociale, possiamo trarre il valore dell’unità e della fiducia»; ma allora perché più che far leva sulla fiducia, lui continua a puntare sul terrorismo, paralizzando tutti e intanto – mentre gli italiani hanno perso ogni Speranza – Ricciardi consigliere del ministro per la salute, cerca di scaricare sulle regioni i ritardi del governo?
Ancora: «Ci siamo sentiti tutti parte di un comune destino: la pandemia ci ha resi coscienti della cura»; (mascherine e lavaggio di mani e faccia, non è un po’ poco, come cura?). Poi, ha detto che «ci siamo resi conto di essere tutti fratelli»; ecco perché hanno aperto porti e porte ai clandestini, ma dimenticato i 18 pescatori di Mazara del Vallo, sequestrati dalla Libia! E, infine, ha assicurato «San Francesco con la sua ricca umanità e spiritualità, ci parla oggi forse più che mai»; insomma, come contefice lo sente, ma come Conte non lo ascolta.
Per rendersene conto, basta pensare che tornato a casa, insieme al ministro dell’economia, Gualtieri, ha rimosso il pensiero del santo “poverello”, ha aumentato di oltre mille euro al mese lo stipendio ai 161 super dirigenti di Palazzo Chigi e di 468 quello degli altri funzionari; sbloccato, mentre la pandemia ritorna, la moratoria dei debiti degli italiani verso il fisco e deciso di far riprendere, ma «con grande gradualità» (cioé?), alle rondinelle fiscali, l'”obliguo volo”, verso partite Iva, piccole imprese e cittadini, per riscuoterle.
E, poi, provveduto a fissare per mercoledì prossimo in Senato l’approvazione di un nuovo scostamento di bilancio di bilancio di 23mld, ovviamente, in deficit e contestualmente quella della Nadef 2020, con relativa stangata fiscale per il 2021 e conseguente crescita dal 41,8% al 42,4 della pressione fiscale, per l’aumento di 7 – 8 mld di tasse, necessari per trasformare in strutturale il taglio del cuneo per le aziende e 12,5mld di recupero di evasione fiscale nel biennio ’21-’22.
Ma il 42,4% indica soltanto la pressione fiscale uffficiale e teorica. Quella reale ed effettiva, è ben più alta. A quella percentuale, infatti, va aggiunta la tassazione occulta nascosta nelle bollette di beni e servizi sotto la voce : “oneri di sistema” pari al 20% dell’importo e a 13 miliardi annui di entrate erariali; e ancora le accise su carburanti, energia, sigarette, bevande alcoliche e addizionali locali varie. Sicché, sommando tutto, quel 42,4 iniziale supera di gran lunga il 60% del reddito.
Ma il vero problema di Conte & c., non è ridurre le tasse, ma conservare la poltrona. E allora giù, con il dpcm che proroga l’emergenza, impone l’uso delle mascherine – pena, multe salatissime, unendo, l’utile al dilettevole: cassa e scranno – su tutto il territorio nazionale per 24 ore al giorno. Magari anche in casa.
E mentre il Contefice, limita i poteri delle regioni, De Luca – che non riesce più, come prima del voto, a nascondere agli occhi indiscreti il bubbone covid-19 che gli sta esplodendo fra le mani, guadagnando alla Campania la testa della classifica nazionale dei contagi (un dubbio, la “Regio felix” del 19 settembre era davvero il paradiso che ci raccontava?) – zittisce i medici e riserva solo a se stesso il diritto di parlare con i giornalisti. La Costituzione? E’ «la più bella del mondo», ma quando crea problemi, si mette in quarantena.
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