Il Centrodestra punta a fare en plein, ma il Pd spera nel voto disgiunto

Ora la parola ai cittadini. Per il Centrodestra e la maggioranza di governo, dopo la campagna elettorale più strana di sempre, svoltasi in piena estate con la presentazione delle liste dei candidati a ridosso di Ferragosto, è tempo di voto. In tutto sette Regioni (Valle d’Aosta, Liguria, Veneto, Toscana, Marche, Campania, Puglia), una serie di Comuni e il referendum costituzionale sul taglio dei parlamentari. Questa il menu della tornata elettorale che si troveranno gli elettori domenica e lunedì e da cui, senza alcun dubbio, si produrranno effetti anche a livello nazionale.

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Non che possa entrare in crisi l’attuale maggioranza, ma certamente il voto innescherà una serie di processi che a catena si diffonderanno da un partito a un altro fino al governo. Senza dubbio si tratta del primo voto post Covid e quindi non potrà non essere letto come un esame, o al minimo un giudizio, su quanto fatto dal governo e dalla maggioranza in questi mesi. E naturalmente anche una valutazione sul Centrodestra. E proprio il Centrodestra sembra guardare con una dose di ottimismo a queste elezioni, con la speranza di portare a casa dalle 3 alle 5 Regioni. Sulla base di sondaggi riservati, come sappiamo è vietata la diffusione, l’unica Regione imprendibile per il Centrodestra sembra essere la Campania dove Vincenzo De Luca, il governatore uscente dovrebbe essere riconfermato a spese dello sfidante Stefano Caldoro.

Centrodestra punta alla vittoria in Toscana: «Aspettiamo questo cambiamento da 50 anni ed è davvero a portata di mano»

Susanna Ceccardi

Per il resto il Centrodestra ha buone possibilità di trionfare, in particolare in Toscana dove i tre leader (Meloni, Salvini e Tajani) hanno chiuso la campagna elettorale. «Aspettiamo questo cambiamento da 50 anni ed è davvero a portata di mano. I nostri avversari si sono svegliati tardi, noi andiamo a vincere. La vittoria è davvero alla portata di mano». A dirlo l’europarlamentare della Lega Susanna Ceccardi, candidata del centrodestra alla presidenza della Toscana, proprio durante il comizio a Firenze per la conclusione della campagna elettorale regionale, con al suo fianco i leader della coalizione, Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Antonio Tajani.

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Meloni: «Se ci fosse vittoria schiacciante Centrodestra una valutazione da Mattarella sarebbe possibile»

«Sappiamo che è una sfida difficile vincere qui, ma non bisogna avere paura», ha chiarito Giorgia Meloni che guarda anche al futuro: «Passeremo i prossimi 5 anni con ogni goccia di energia per fare della Toscana una terra forte, libera e coraggiosa».

Giorgia Meloni

E in tema di futuro la leader di Fratelli d’Italia si appella al capo dello Stato Mattarella: «Esiste nel nostro ordinamento l’istituto dello scioglimento anticipato delle Camere proprio come strumento del quale possa disporre nel momento nel quale dovesse ravvisare che c’è troppa distanza tra quello che vuole la gente e quello che accade nel Palazzo. Vediamo il responso lunedì, ma penso che se ci fosse una vittoria schiacciante del centrodestra una valutazione sarebbe possibile».

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In realtà accanto alla Toscana sono la Puglia e le Marche decisive per avviare quel ribaltone che potrebbe portare a un intervento del presidente della Repubblica, come auspicato da Giorgia Meloni. Ma se nelle Marche il candidato presidente Francesco Acquaroli (in quota FdI) sembra avviato a una facile vittoria, è il dato della Puglia a lasciare ancora tutti con il fiato sospeso. Qui tra Raffaele Fitto (Centrodestra) e Michele Emiliano (Pd) sarebbe un testa a testa, al punto che il Pd ha chiesto ufficialmente al M5S il voto disgiunto per evitare la sconfitta.

Di Battista: «Altro che voti disgiunti. La cabina elettorale non è un cesso pubblico»

Una richiesta rispedita al mittente dai grillini tanto che ieri sera nel comizio di chiusura di Alessandro Di Battista provocatoriamente si è chiesto: «Altro che voti disgiunti, che vuol dire votare turandosi il naso? Che cos’è la cabina elettorale, un cesso pubblico?». Chiusura che non solo in Puglia ma in tutta Italia ha messo la maggioranza di governo in una posizione molto difficile e soprattutto a rischio la vittoria nelle tre Regioni chiave come Toscana, Marche e Puglia che dal Centrosinistra potrebbero passare al Centrodestra.

Nicola Zingaretti

Però Nicola Zingaretti, che ieri ha chiuso la campagna elettorale nelle Marche, pubblicamente ammette di «non avere rimpianti». «Abbiamo fatto davvero tutto, con candidature eccellenti, una campagna elettorale veramente pancia a terra, fatta con le persone, toni giusti che parlano di lavoro, di crescita, di sviluppo, di dare un futuro a questo Paese. E anche con dietro alle spalle 300 giorni che sono stati di un impegno per salvare l’Italia».

Di Maio: «Il Sì unisce tutti gli elettori. Lo vogliono Pd, Lega, Fdi e M5S, non è un referendum su di noi»

Accanto alle Regionali però c’è anche il referendum il cui risultato peserà sulla bilancia delle decisioni. In particolare Luigi Di Maio si è speso per il Sì, evitando di cadere nell’errore che fu di Matteo Renzi: personalizzare il referendum. E infatti ripete: «Il Sì unisce tutti gli elettori. Lo vogliono Pd, Lega, Fdi e M5S, non è un referendum su di noi». Ma nelle ultime ore il fronte del No si è allargato, anche se è tutto da verificare se questo consentirà di ribaltare i pronostici della vigilia. Quello che è certo è che un 5 a 1 nelle Regionali per il Centrodestra e la vittoria del No rischierebbe davvero di mandare gambe all’aria governo e maggioranza.

Ma parlare di assetti futuri è prematuro. Tutto dipenderà da quello che accadrà domenica e lunedì, come voteranno i cittadini. Solo dopo sarà possibile tirare le somme e capire chi davvero avrà vinto.

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