L’Italia un paese ricco ma… inconsapevole! E l’Europa ci invita al tavolo di poker, sognando di spennarci

di Giuseppe Billè

Davvero credete o più semplicemente pensate, che si possa ripagare un debito in moneta con una moneta presa a debito? La risposta è semplicemente no, non lo si può fare, è matematicamente impossibile. Ma proviamo a spiegare in maniera “semplice” cosa sia il debito pubblico.

Il debito pubblico è il debito che un paese contrae nei confronti di soggetti terzi come possono esserlo famiglie, imprese, istituzioni finanziarie etc. e si riferisce a quella parte di debito pubblico formato dall’emissione di titoli di Stato (Btp, Cct etc.) con scadenze a breve, medio e lungo termine. Lo scopo del debito pubblico è, e rimane, quello di poter sostenere l’eccesso di ‘spesa pubblica’ inclusi gli interessi sul debito, rispetto alle entrate dello stesso settore pubblico, in pratica si finanzia il disavanzo di cassa, disavanzo che per i cittadini equivale ad avere più e migliori ‘servizi’.

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Da ciò consegue che per il settore privato dello Stato (imprese, famiglie aziende etc.) i titoli del debito pubblico da essi posseduti formano parte della loro ricchezza, o dei loro risparmi. Non era certamente un caso che fossimo la quinta potenza economica mondiale, come non lo era, e non lo è tutt’ora il fatto che gli italiani abbiano un risparmio ‘privato’ che in Europa è secondo solo a quello degli svizzeri, ed un debito ‘privato’ che è tra i più bassi ancora oggi in tutta l’eurozona. Tutto ciò è stato possibile realizzarlo grazie alla ‘sovranità monetaria’, cioè alla possibilità per la nostra nazione di poter emettere la propria valuta…

Quindi possiamo certamente affermare che sino a quando abbiamo emesso la nostra valuta avevamo un “non debito” in Lire, in quanto non si trattava altro che di un “giroconto”. La catastrofe arrivò non appena i nostri sagaci politici/economisti hanno permesso, con l’entrata del nostro Paese nella moneta unica, che il nostro debito sino ad allora espresso in moneta nazionale, si trasformasse in un debito in “valuta straniera”, l’euro.

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Un debito pubblico sostenuto dalla propria valuta sarebbe stato sempre e comunque “rimborsabile” perché in effetti sarebbe stato come già detto un non debito, ma solo una “partita di giro”, oltre ad essere uno strumento monetario che avrebbe consentito di immettere o drenare liquidità a seconda delle esigenze dall’economia reale e per i risparmiatori un deposito a termine presso il Tesoro nazionale, garantito.

Ed invece lo hanno trasformato in un debito vero! Riflettiamo un attimo, se per finanziare la spesa pubblica io ‘Stato’ sono costretto a rivolgermi ai mercati o alla Bce per richiedere in prestito la moneta che mi serve, quindi “moneta a debito”, quando dovrò restituirla comprensiva degli interessi non potendola io “Stato” stampare da dove prenderò i soldi per ripagare quel debito più gli interessi se non dalle tasse dei cittadini?

Ma se le tasse dovrebbero essere usate per pagare i servizi e la spesa pubblica (cosa affatto non vera in un paese con la propria sovranità monetaria). Ma se togliamo risorse per pagare il debito e gli interessi, saremmo costretti a tagliare servizi pubblici non avendo più risorse per mantenerle, mentre altri servizi potranno essere garantiti ma solo pagando a prezzo pieno e privatizzandoli, cosa che senza l’intervento calmierativo dei prezzi dello Stato significa un ulteriore salasso per i cittadini.

La buona notizia è che possiamo uscirne, la cattiva è che ad oggi i governi non sembrano essersene accorti di questo perverso meccanismo che preclude a qualsiasi crescita, civile, sociale ed economica della nazione e degli italiani. Soprattutto per questo l’Italia, come oramai spesso siamo costretti a sentirci dire in tutti i modi, ha un rapporto debito/Pil elevato siamo ad oltre il 130%, ma quello che dimenticano di spiegare ai cittadini è che il debito pubblico è in larghissima misura (quasi l’80%) finanziato dal risparmio privato interno. Ed è proprio questo che ci rende sempre e ancora ‘solvibili’, cioè il fatto che non abbiamo una forte esposizione netta sull’estero, cioè gran parte del debito pubblico è nelle nostre mani.

Come già detto, l’alto risparmio privato interno e l’alto debito pubblico sono due facce della stessa medaglia, due lati di una identità contabile, anzi il risparmio privato è a tutt’oggi di ben due volte più alto del debito pubblico. Sarebbe come dire che una persona ha un debito di 50 mila euro e contestualmente ha risparmi per 200 mila euro, parlereste ancora di debito?

Mario Monti
Mario Monti

I veri problemi per il nostro Paese hanno avuto inizio nel 2011, ricordate il governo Monti messo su perché «dovevano fare presto», costringendo Berlusconi a lasciare la Presidenza del Consiglio? Bene, si fa per dire, da allora la EU ha prescritto per l’Italia dosi massicce di austerity a causa dell’elevato rapporto debito/Pil, quindi dal nostro debito pubblico, non dal debito “estero”. Timori che non avrebbero avuto fondamento se il nostro debito fosse stato espresso, così come lo è stato fino al 1999, in moneta nazionale garantito quindi dalla possibilità della nazione di poter emettere la propria valuta sempre e comunque.

Con l’entrata nella moneta unica invece le cose si ribaltano, ed il problema della garanzia sul debito, che prima era solo una “partita di giro” quindi un non debito, diventa reale. La garanzia sui debiti pubblici oggi è fornita dalla Bce attraverso operazioni tipo il celebre «whatever it takes» (salvare l’euro ad ogni costo, ndr) di Draghi del luglio 2012 e all’introduzione del programma OMT (sostegno mirato cui ogni Stato può accedere facendone richiesta ndr).

Strumenti che però non garantiscono al 100% il debito pubblico dei singoli Paesi area euro, che a loro vota sono sottoposti a regole e leggi che non sono direttamente gestibili dai governi dei singoli Stati ma da organi e strutture ‘sovranazionali’ (il vincolo esterno) sui quali i governi delle nazioni non hanno potere alcuno se non quelli, piuttosto blandi, previsti dai Trattati.

Nel 2011 le cose per noi si complicarono ulteriormente e cioè allorquando fu varato il fiscal Compact, trattato che impone ai firmatari di raggiungere (nell’arco di alcuni anni) il pareggio strutturale del bilancio pubblico nonché la tendenziale diminuzione del rapporto debito pubblico / PIL, fino al 60%. Il governo Monti in soli 6 mesi l’inserì nella nostra Costituzione modificandola con l’assenso di gran parte del Parlamento (dovevano fare presto), cosa che di fatto bloccò ogni speranza di crescita del nostro Paese.

Il combinato disposto dall’OMT e del Fiscal Compact infatti, permise alla Bce di sostenere e garantire i debiti pubblici dei singoli Paesi, ma a condizione che non aumentassero in valore assoluto (azzeramento dei deficit annui quindi pareggio di bilancio) e che diminuissero in rapporto al Pil.

in quanto la sua funzione reale non può che essere una, quella di obbligare le nazioni ad accettare ogni tipo di riforma richiesta dalla banca proprietaria della moneta

Bene, si fa per dire, cosa ci fa comprendere tutto questo?

Che l’attuale sistema monetario è una follia logica e giuridica: è un crimine, che, grazie a detta proprietà, ha assunto il controllo assoluto del sistema economico delle nazioni rendendo i governi democraticamente eletti dai cittadini, dei semplici e ricattati quanto ricattabili esecutori delle loro direttive, per questo vogliono imporci strumenti finanziari come il Mes ed il Recovery Fund o altri, che non sono altro che debito che dovremmo ripagare, e questo si che è “reale” oltre al dover accettare le condizionalità. La fine della “democrazia”, e noi con il nostro voto non facciamo nient’altro che ratificare questo “sistema”, espressione degli interessi dell’oligarchia finanziaria internazionale. La Grecia ne è l’esempio più vicino e più terribile.

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