Conte porta a casa 30 miliardi in più, ma sono tutti prestiti. E i ‘Frugali’ potranno bloccare l’erogazione delle risorse

208 miliardi in tutto, di cui 81 come sussidi e 127 di prestiti. Grossomodo potrebbe chiudersi così per l’Italia il più lungo Consiglio europeo della storia, che ha vissuto attimi di tensione, momenti di grande contrasto tanto che in più occasioni tutto è sembrato precipitare. Il condizionale comunque è d’obbligo visto che soltanto oggi si saprà ufficialmente il merito del Consiglio e quindi cosa è stato deciso.

Pubblicità

Conte: tutto ancora apertissimo, adesso non possiamo più tergiversare

Giuseppe Conte, il premier italiano che ha vissuto in maniera agonistica questo Consiglio europeo, fino al pomeriggio di ieri ha continuato da ammonire che «tutto ancora apertissimo» e «adesso non possiamo più tergiversare. Dobbiamo finalizzare».

E al cauto ottimismo di Conte però ha fatto da contraltare, con il Consiglio europeo ancora nel vivo, la gara degli esponenti della maggioranza a dichiarare. Per mettere il classico cappello sopra. Ad esempio, Matteo Renzi, che in questi giorni è stato insolitamente silenzioso, ha detto: «E’ un compromesso ma si tratta di un passo avanti importante. Questo governo ha più soldi di qualsiasi altro negli ultimi decenni: ora dobbiamo spendere bene questi soldi. Vorrei meno Decreto dignità, assistenzialismo, reddito di cittadinanza e più 4.0, innovazione».

Pubblicità Federproprietà Napoli

E anche il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, non si ritrae da questo ‘gioco’: «L’accordo che si va profilando è la dimostrazione che chi vuole un maggiore protagonismo dell’Europa, parte della quale noi facciamo parte, ha vinto».

Queste le prime repliche già ieri sera, ma attendiamoci oggi la vera e propria slavina di dichiarazioni. A partire dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte che senza dubbio darà la linea, indicata naturalmente dal suo Rocco Casalino. E tutte nel senso che grande e importante è stata la vittoria conseguita grazie al premier Conte dall’Italia nel Consiglio europeo.

Nel frattempo però, e sperando che i numeri e le intese di cui parlano le fonti siano confermate, cerchiamo di fare un po’ di chiarezza e anche un po’ di calcoli. Allora, l’Italia era arrivata a questo Consiglio europeo da una proposta iniziale presentata dalla presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, in base alla quale al nostro Paese sarebbero spettati 172,7 miliardi di cui 81,8 in sovvenzioni e 90,9 come prestiti.

Bozza Michel prevede 36 miliardi in più all’Italia

Charles Michel

Insomma, facendo un po’ di conti la proposta del presidente del Consiglio europeo, Charles Michel assegna all’Italia 36 miliardi di euro in più. Ma attenzione sono tutti di prestiti. Non un grande risultato, visto che si tratta appunto di soldi dati in prestito, quindi non a fondo perduto e che bisognerà prima o poi ripagare. E il tema perciò è proprio questo: ripagare. Ma a quali condizioni? In quale arco di tempo? Questo lo si capirà quando la proposta da ufficiosa diventerà ufficiale. Allora potremo dire dove penderà il classico piatto della bilancio, a favore o sfavore dell’Italia.

E’ un po’ lo stesso discorso del Mes, cioè soldi dati a condizioni che il M5S insiste tanto a non prendere proprio per il rischio di ritrovarsi la troika da un momento all’altro in Italia. Ecco, bisognerà capire rispetto a questi 127miliardi quali saranno le condizioni e anche i possibili rischi, perché si sa il diavolo si nasconde nei dettagli. Senza dimenticare che dal prossimo anno il Patto di Stabilità ritornerà in vigore e quindi gli spazi di manovra saranno molto più stretti.

Ecco perché il moderato ottimismo di Conte espresso nel pomeriggio e la naturale gran cassa dichiarazioni che cercheranno di orientare il giudizio finale sul Consiglio europeo, dovrà necessariamente fare i conti con i numeri. E questo anche perché Conte prima di andare in Europa aveva detto che la proposta di 500 miliardi a fondo perduto rappresentava un primo passo, mentre adesso sono 390. Se si tratta di passo questo è senza dubbio indietro.

Ma i numeri non rappresentano l’unico aspetto di cui bisognerà tenere conto per una valutazione complessiva dell’accordo. C’è, ad esempio, il tema della governance delle risorse che era stato terreno di scontro proprio tra Conte e il premier olandese Rutte e su cui i ‘Frugali’ avevano tanto insistito, al punto che secondo alcuni l’insistenza nascondeva in realtà la volontà di far saltare definitivamente l’intesa. E certamente rompere su questo punto anziché sulle risorse da destinare sarebbe stato non solo più comprensibile ma anche più onorevole.

Leggi anche:  Riforma della giustizia, avanti con la separazione delle carriere dei magistrati
Il premier Conte e quello olandese Rutte

Sul tema della governance al momento sembra che Conte debba incassare un accordo al ribasso e cioè che, se è stata evitata la pretesa di un’approvazione dei piani dei singoli Stati all’unanimità in sede di Consiglio europeo, è stato comunque previsto un meccanismo basato su una maggioranza qualificata.

 

Previsto anche il ‘freno di emergenza’ richiesto dai ‘Frugali’

Non basta perché la bozza dell’accordo prevede anche il meccanismo del ‘freno di emergenza’ in base al quale «se, in via eccezionale, uno o più Stati membri ritengono che vi siano gravi deviazioni dal soddisfacente raggiungimento dei traguardi e degli obiettivi pertinenti, (uno o più governi) possono chiedere al presidente del Consiglio europeo di sottoporre la questione al successivo Consiglio europeo». Insomma, non c’è proprio un potere di veto ma è stato introdotto un meccanismo che potrebbe rallentare l’erogazione delle risorse.

Usula von der Leyen e Giuseppe Conte

Su questo però le solite ‘fonti italiane’ spiegano a tarda notte che si sta ancora «discutendo per ridurre la portata del ‘super freno’», spiegando che il premier Giuseppe Conte sta ancora trattando sul tema della governance e il meccanismo del ‘super brake’ chiesto da Mark Rutte.

Altro punto molto dibattuto i rebates, cioè le rettifiche forfettarie, che stavano molto a cuore ai ‘Frugali’. Ebbene, sul bilancio europeo 2021-2027 questi aumenteranno per tutti, il che significa una riduzione del contributo annuale. In cifre la Danimarca riceverà indietro 322 milioni di euro, l’Austria 565 milioni (ha raddoppiato i propri rebates), la Svezia circa un miliardo, i Paesi Bassi 1,9 miliardi e la Germania 3,67 miliardi.

L’altro tema è poi quello delle risorse, e in particolare quello dei tempi di erogazione. Anche su Conte è uscito sconfitto. Per la verità il risultato era scontato da mesi, visto che la pretesa che i soldi arrivassero già in estate era stata frustrata sia dalla presidente della Commissione europea che dalla stessa Merkel.

E allora? Sicuramente si partirà dal gennaio 2021, anche se qualcuno ipotizza che bisognerà attendere fino alla primavera. E in un tweet Guido Crosetto spiega: «Charles Michel, ai 27: Le somme saranno da impegnare “entro il 31 dicembre 2023″», ma «i relativi pagamenti saranno effettuati entro il 31 dicembre 2026».

Nicola Zingaretti

Tempi lunghi che potrebbero non conciliarsi con le immediate necessità di liquidità della nostra economia, che da settembre non avrà più l’ombrello protettivo dello Stato sottoforma di cassa integrazioni e sussidi vari. Ecco perciò che il discorso sull’utilizzo del Mes non è completamente accantonato come è tornato a dire ieri sera Zingaretti: «Io li prenderei, deciderà il governo? Ma anche perché se guardiamo agli interessi a noi conviene. Capisco e rispetto le diffidenze di alcuni alleati di governo, ma il Mes di cui si parla oggi non c’entra niente con quello di prima».

Naturalmente l’ultima parola spetterà a Michel che oggi in una conferenza stampa dovrebbe dare l’ufficialità dell’accordo. Ma da quello che trapela non c’è molto da sorridere. Aggrapparsi ai numeri, che parlano di 30 miliardi in più, sarà senza dubbio la strategia di Conte e della maggioranza per ‘vendere’ al meglio quanto ottenuto da Bruxelles.

Come ricorda la Lega: «A sei mesi dall’inizio dell’emergenza, dopo quattro giorni di dramma e di grancassa, si arriverebbe a una cosiddetta “potenza di fuoco”: 1) da ripartire tra tutti i Paesi e ben ridotta rispetto ai fantastici annunci di Conte che in maggio ci “vendeva” 500 miliardi a fondo perduto, oltretutto come “primo passo” 2) spalmata su 4 anni, con i primi soldi a partire dal 2021! 3) da compensare con quanto già l’Italia versa all’Europa (15 miliardi all’anno) 4) da spendere come vogliono loro e con ricatti “alla olandese” del tipo: ‘O abolite quota 100 o non eroghiamo niente».

Per questo bisognerà leggere bene le carte che verranno da Bruxelles e non fermarsi ai semplicemente ai numeri. E questo anche perché la politica non è una scienza esatta come la matematica. Nel senso che 30 miliardi in più non è detto che siano sempre un guadagno.

POTREBBE INTERESSARTI ANCHE:

Setaro

Altri servizi

Premierato, il ministro Casellati: «Schiaffo alla Costituzione»

L'opposizione fa ostruzionismo in commissione È scontro tra la ministra Maria Elisabetta Alberti Casellati e le opposizioni sul Premierato. La titolare delle riforme bolla l’ostruzionismo...

Ex Ilva, in arrivo 150 milioni per Acciaierie d’Italia per la manutenzione degli impianti

I sindacati chiedono l'accelerazione In arrivo i fondi per Acciaierie d’Italia nelle prossime ore, ma per i sindacati «non bastano» a far fronte ad una...