Meloni ‘smonta’ Conte e l’Ue: «Rubano le nostre ricchezze. Rialziamo la testa, senza Italia non c’è Europa»

di Redazione

Il leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, all’attacco. All’attacco dell’Europa, dei cosidetti paesi ‘frugali’, della Merkel e del presidente Conte. Lo fa in Aula durante la risposta alle comunicazioni di Conte in vista del consiglio europeo del 17 e 18 luglio. «Quello che lei si trova – afferma Giorgia Meloni riferendosi a Conte – a maneggiare, per un capriccio della storia, è il destino dell’Italia e per quota parte il destino dell’Europa e questo richiede una grande responsabilità».

«Se prova a guardarsi – sottolinea – indietro scoprirà che molto spesso abbiamo provato in questa fase a darle buoni consigli. Sostenevamo che l’Europa dovesse stanziare per l’emergenza Covid almeno 1000 miliardi di euro quando molto in quest’aula la ringraziavano per aver concesso miseri 200 milioni».

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«Invocavamo un intervento della Banca Centrale Europea, perché la Banca Centrale Europea comprasse illimitatamente titoli di Stato come stavano facendo le banche centrali di tutto il mondo, quando molti in quest’aula si sbracciavano per difendere Christine Lagarde derubricando a gaffe quella uscita tragica con la quale aveva fatto tracollare la borsa italiana. Avevamo ragione, abbiamo avuto ragione diverse volte perché abbiamo il pregio di raccontare le cose per quello che sono non per quello che vorremmo fossero».

Gli aiuti dall’Europa tanto decantati nei mesi e nei giorni scorsi ancora devono arrivare. «Se volessimo dire la verità agli italiani – spiega Meloni – allora dovremmo riconoscere che gli aiuti europei sono in alto mare. I fondi europei non sono partiti, il programma Sure non è partito, il Recovery Found è stato fortemente ridimensionato nelle cifre, che le risorse non cominceranno ad arrivare prima del 2021 inoltrato, e soprattutto che noi per spendere quelle risorse alla fine dovremmo ancora una volta chiedere il permesso alla Germania».

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«Nella proposta che le verrà sottoposta venerdì – afferma ancora la Meloni rivolgendosi al premier – si dice che i governi europei dovranno dare il via libera alle riforme italiane a maggioranza qualificata. E poichè i paesi frugali sono troppo piccoli per avere una maggioranza, qualcuno riesce a immaginare quale sarà il grande paese con il quale si alleeranno? E allora voglio dire chapeau frau Merkel. La Germania nelle ultime settimane ha svestito i panni del poliziotto cattivo, ha fatto fare il lavoro sporco ai paesi frugali e adesso si riprende in mano il boccino del controllo del nostro destino, come fa dal 2011 ad oggi. E io non posso dire niente a Frau Merkel».

«Voi intendete approvare questa follia che è la madre di tutte le condizionalità? Oppure no e abbiamo una volta tanto un sussulto di dignità perché altrimenti, presidente Conte, rischiamo che il Recovery Fund non sia molto diverso dal Mes. E sul Mes io non ho cambiato idea, probabilmente lo farà lei, vedremo se oggi lo farà il MoVimento 5 Stelle, il collega Maggi ha presentato una mozione molto chiara che chiede chiaramente che l’Italia acceda al fondo salva stati».

«Fratelli d’Italia – dice la Meloni – annuncia il proprio voto contrario alla mozione del collega Maggi. Vedremo cosa farà la maggioranza, vedremo cosa farà il MoVimento 5 Stelle». «Vi siete chiesti – domanda tornando sulla questione europea – perché i paesi frugali considerano l’accesso italiano al Mes una conditio sine qua non per qualunque altra trattativa? Cioè se questo Mes è così vantaggioso per noi, di grazia, perché è diventato un ricatto. E’ diventato un ricatto banalmente perché il fondo salva-stati è un atto di sottomissione, perché le condizionalità ci sono eccome, perché le lettere di Gentiloni non modificano i trattati e non modificano i regolamenti».

«Noi dovremmo consegnare le chiavi di casa nostra, per risparmiare massimo, forse, 500 milioni di euro l’anno di interessi sul debito, su una spesa complessiva di 900 miliardi di euro l’anno. Stiamo scherzando? Volete risparmiare 500 milioni? Togliete il bonus monopattino, togliete il bonus di €500 ai diciottenni. Avete già risparmiato 500 milioni. Il gioco non vale la candela» attacca il governo.

«Il punto è questo presidente Conte, la questione del Mes non è una questione economica, non c’è nessuna ragione economica per accedere al Mes, la ragione è politica. Il Mes serve ai nostri interlocutori perché attiva un processo di controllo dei nostri conti pubblici e avvalora questa bizarra tesi in forza della quale l’Italia avrebbe bisogno degli aiuti degli altri Stati europei».

«Il Mes – sottolinea il leader di Fdi Meloni – è uno degli elementi con cui si decide l’assetto futuro degli equilibri europei.  Io penso che la questione sia proprio questa, il gioco dei nostri interlocutori è di dipingerci come degli irresponsabili fannulloni, governati da degli incapaci. E questo non è vero, almeno per gli irresponsabili fannulloni, per il governo di incapaci diciamo che alle volte diventa un po’ difficile difendersi».

Poi ribadisce la sua contrarietà agli Stati Generali. «Se posso permettermi presidente, ma come le è venuto in mente. Cioè lei ha convocato i vertici delle istituzioni europee e delle istituzioni finanziarie per dire chiaramente a tutti che non aveva uno straccio di idea su come far ripartire l’Italia, ovvero non aveva uno straccio di idea su come spendere le risorse che sta chiedendo a questi questi mondi. “Però adesso non vi preoccupate che adesso chiediamo qualche buona idea a Fuksas ed Elisa”. Ma si rende conto del danno?»

«Se aveste avuto – incalza la Meloni – buone idee probabilmente non sarebbero stati dilapidati 80 miliardi di euro in marchette, bonus, consulenze e assunzioni facili. Anche questo modo irresponsabile di spendere i soldi non aiuta nella trattativa Europea. Non c’è neanche bisogno di essere tedeschi per pensare che, se mentre il 40% delle due aziende chiude tu compri i monopattini, non ti meriti niente. Non è che serve essere tedeschi ci arrivo anche io che sono italianissima».

Senza mezze misure attacca anche Bruxelles. «La realtà dell’Italia e dell’Europa è che noi ogni anno produciamo una ricchezza che viene aggredita, depredata, aggirata e rubata dall’Unione Europea. Questi sono i fatti e se noi non capiamo questo non possiamo vincere nessuna trattativa. I paradisi fiscali come l’Olanda, il Lussemburgo drenano miliardi di tasse ogni anno sulla ricchezza che viene prodotta qui. Il dumping salariale dei paesi dell’Est, che produce concorrenza sleale delocalizzazione a danno dei nostri lavoratori. Accordi commerciali che sistematicamente penalizzano l’Italia per colpire produzioni d’eccellenza che gli altri altrimenti non sarebbero in grado dire eguagliare».

Complice, secondo la Meloni anche il sistema creditizio. «La vigilanza bancaria – afferma – così attenta sulle banche italiane esposte ai crediti deteriorati, ma guarda un po’ molto distratta sulle banche tedesche cariche di titoli tossici e di derivati». «Le iniziative predatorie della Francia contro le nostre aziende, i nostri marchi, le nostre infrastrutture strategiche. Quello che per generazioni gli italiani hanno costruito col genio e sacrificio. E soprattutto una moneta unica che favorisce la Germania e penalizza l’Italia, e non lo dico io ma lo dicono studi tedeschi».

«Presidente Conte non abbiamo nulla di cui scusarci e non abbiamo nulla di cui dire grazie. Dobbiamo uscire dall’angolo di questo racconto e dobbiamo essere consapevoli del fatto che i nostri interlocutori puntano a metterci sulla difensiva, perché tutti sanno che se l’Italia dovesse alzare la testa, la ricreazione sarebbe finita. Perché senza Italia non c’è Europa, non c’è euro e non ci sono i privilegi che queste nazioni hanno costruito sulla nostra pelle».

«Giochi in attacco – Meloni si appella a Conte – chieda conto dei temi che ho posto e dei tanti altri che si potrebbero porre. Chieda un riassetto complessivo. Provi a immaginare all’Europa, non come il luogo dal quale ciclicamente farsi dare quella investitura che gli italiani non le hanno dato mai. Ma come luogo nel quale lei può finalmente essere all’altezza del grande popolo che rappresenta. Questo ci piacerebbe che facessi al Consiglio Europeo».

«Presidente Conte forse non è lei che lo può fare, le grandi imprese sono figlie di grandi visioni, non di maggioranze raccogliticce tenute insieme da sentimenti mediocri con l’attaccamento all’auto blu. I grandi statisti si forgiano con il consenso popolare, non nei giochi di palazzo con i quali chi l’ha messa lì già punta a sostituirla».

«Però io confido nel fatto che cambierà presto anche questo è che arriverà presto il giorno in cui gli italiani potranno finalmente eleggere un governo degno di questo nome e se saremo noi quel governo e allora costruiremo un’Italia forte in una Europa giusta contro quei nani politici così presi a contare gli spiccioli da non rendersi conto che stanno devastando il sogno Europeo» conclude la Meloni.

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