Sul vertice Conte-Centrodestra è calato il silenzio. Ma Meloni annuncia: su scostamento nulla di deciso

Nessuna mail con indirizzo Palazzo Chigi o governo è arrivata. Così come il postino dalle parti di Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Antonio Tajani non si è visto. E meno male che questa doveva essere la settimana dell’incontro tra il premier Conte e l’opposizione.

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Domenica sera era stato proprio il presidente del Consiglio ad annunciarlo nella conferenza stampa finale degli Stati generali dell’Economia, spiegando che la settimana successiva (cioè questa) sarebbe servita per fare le ultime riflessione con i ministri e, appunto, con il Centrodestra.

E così questa settimana altri incontri. E addirittura Giuseppe Conte si era anche spinto a decidere come avrebbe incontrato l’opposizione e cioè un partito alla volta. Ipotesi subito spedita al mittente, chiarendo che nemmeno al Colle si sognerebbero di decidere la composizione della delegazione.

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Conte
Il premier Giuseppe Conte

Comunque sia, la fatidica convocazione non è arrivata. E siamo a mercoledì, nel mezzo della settimana, e le ipotesi che restano sul tappeto sono o il fine settimana oppure si andrà alla successiva settimana. Anche perché è vero che una convocazione del presidente del Consiglio, in particolare in una sede ufficiale e non in una ‘dependance’ come Villa Pamphilj, non è materia di traccheggiamento ma bisogna sempre far quadrare gli impegni e le agende di tutti. E considerando che si sta aprendo la campagna elettorale per le elezioni regionali, è altamente probabile che sarà necessario quanto meno concordare in via riservato l’appuntamento.

Giorgia Meloni: dell’incontro con il governo non sappiamo nulla

Giorgia Meloni

A confermare che per il momento nessun messo di Palazzo Chigi è giunto, è stata proprio Giorgia Meloni che dagli studi di Cartabianca ha detto: “Non ne sappiamo niente, non abbiamo ancora ricevuto nessun invito da Conte. Tutte le volte che siamo stati invitati ad un confronto siamo andati, ma questo non ha portato ad un dialogo. Siamo stati invitati agli Stati Generali, mentre le nostre proposte venivano bocciate”.

Quello che è certo è che non sarà un incontro facile, anche perché come ha fatto capire Giorgia Meloni l’atteggiamento finora di chiusura del governo a qualsiasi accordo peserà. Al punto che, spiega Giorgia Meloni, “non mi sento di dire su due piedi che autorizzeremo uno scostamento di bilancio senza colpo ferire. Gli 80 miliardi che noi già abbiamo autorizzato di scostamento di bilancio, fino ad oggi sono stati utilizzati pessimamente”.

Meloni: dl Rilancio, 276 articoli senza far arrivare soldi a famiglie e imprese

E lo sguardo di Giorgia Meloni corre subito al dl Rilancio, che è ancora alla Camera all’esame della Commissione Bilancio: “Nel dl Rilancio non ci sono 276 articoli per far arrivare i soldi alle famiglie e alle imprese, ma perché in mezzo ci sono consulenze del ministero dello Sviluppo, le consulenze del ministero dell’Economia, il bonus monopattini… Ci sono 100mila euro per i voli in business class per l’Expo di Dubai: è irresponsabile”.

Dichiarazioni non di poco conto quelle di Giorgia Meloni visto che per dare il via libera alla Camera e al Senato allo scostamento di Bilancio è necessaria la maggioranza assoluta dei componenti. E se a Montecitorio non ci sono grossi problemi, la preoccupazione è per Palazzo Madama dove i numeri sono molto ballerini. Basti pensare che l’ultimo scostamento di bilancio è passato con il voto decisivo del Centrodestra, senza il quale il governo sarebbe affondato miseramente.

La senatrice Ricciardi aderisce alla Lega

Situazione, quindi, delicatissima che è resa ancora più difficile dopo l’ennesima adesione di un’ex senatrice Cinquestelle, Alessandra Ricciardi che perciò assottiglia la pattuglia della maggioranza.

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Viceministro Castelli: chiederemo nuovo scostamento di bilancio

Sul fronte della maggioranza ieri mattina era stata il viceministro all’Economia, Laura Castelli, a confermare il ricorso allo scostamento: “Nei prossimi giorni dovremo chiudere il nuovo scostamento, cioè quanti soldi serviranno nel 2020 per affrontare la crisi del Covid-19. Dico da tempo che ci sono ancora dei settori che vanno finanziati, come le imprese, il settore turistico, gli artigiani e commercianti, la scuola e gli enti locali, che avendo avuto delle perdite di gettito rischierebbero di non poter dare i servizi essenziali”.

“Serviranno non meno di 10 miliardi, continua la Castelli, ma non è un gioco al rialzo. Le esigenze, in questo momento, sono queste. Mesi fa dissi che per affrontare il Covid sarebbero serviti 100 miliardi, piano piano ci stiamo arrivando. Seguendo le esigenze del territorio è quello che emerge”.

Nel frattempo se non c’è stato l’incontro con le opposizione ieri a tarda serata a Palazzo Chigi c’è stata la riunione con i capidelegazione al governo. L’occasione per fare il punto dopo gli Stati Generali e stendere i prossimi passi da fare. E, probabilmente, anche per stemperare qualche tensione. Specie sul taglio dell’Iva.

Sede nazionale del Pd

L’annuncio, in particolare, non è piaciuto dalle parti di largo del Nazareno. Nel Pd subito dopo partì una gara a non commentare l’annuncio del premier. Annuncio indigesto perché il premier non aveva preavvertito ministri e alleati, come accaduto con gli Stati generali, e soprattutto perché è sembrata una proposta dal sapore elettorale e funzionale ad aumentare quel consenso personale che Conte punta sempre più a far crescere.

Senza contare l’Unione europea dove le nomenclature hanno storto alquanto la bocca all’ipotesi di riduzione dell’Iva. Insomma, passi per il Recovery Fund, per concedere più fondi all’Italia, per finanziare una cospicua parte come sovvenzioni, ma gli Stati europei non hanno alcuna intenzione di regalare soldi all’Italia. E men che meno a Conte grazie ai quali costruirsi un consenso personale.

D’Uva (M5S): taglio dell’Iva all’interno di un pacchetto completo

Tutto ciò spiega come mai dalle parti di Chigi il dossier Iva sia stato riposto nel sottomano della scrivania di Conte, ipotizzando al massimo, come spiega il deputato questore M5S Francesco D’Uva ai microfoni del Tg2, che “la proposta sull’abbassamento di questa tassa non debba essere considerata a sé stante, ma in un pacchetto completo”.

Così nel corso dell’incontro di ieri sera l’attenzione si è concentrata sul dl Semplificazioni. Conte avrebbe voluto già portarlo questa settimana ma se ne parlerà, se non ci saranno intoppi, per la prossima o al massimo per i primi di luglio.

Sarebbe stato il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, a frenare facendo notare che un provvedimento così importante e delicato, che tacca materie delicate come quelle della sburocratizzazione hao bisogno di tempo e riflessione.

Così la road map tracciata ieri è quella di continuare con incontri tra i vari staff per mettere a punto il decreto. Poi domani una nuova riunione dei capidelegazione con responsabili economici, e a seguire una informativa sul decreto semplificazione.

E chissà che finalmente non arrivi il postino dalle parti di Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Antonio Tajani, che come con Maria De Filippi dirà la fatidica frase: C’è posta per te…

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