Salvini cede e il Centrodestra annuncia l’accordo. Meloni e Berlusconi lanciano Fitto e Caldoro

Pronti, partenza, via! Dopo il faticoso accordo trovato in extremis dal Centrodestra il gran premio delle Regionali delle 2020 può partire. Ricandidati Toti e Zaia in Liguria e Veneto. Candidato Ceccarelli, Acquaroli, Fitto e Caldoro rispettivamente in Toscana, Marche, Puglia e Campania. Mentre alla Lega cancidati sindaci in importanti città come Reggio Calabria, Andria, Chieti, Macerata, Matera, Nuoro.

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Si chiude così, come da mesi era stato stabilito, la partita dei candidati nel Centrodestra. Dopo mesi di tira e molla, da quando Salvini con le ceneri ancora calde della sconfitta in Emilia Romagna di Lucia Borgonzoni, il Centrodestra certifica l’accordo.

Salvini: esercitata virtù generosità e umiltà

E come capita c’è sempre chi vince e chi perde. Certo il bene dell’unità della coalizione è stato garantito e salvaguardato, come tutti si sono affrettati a commentare. Anzi Salvini ieri sera in provincia di Lucca ha spiegato che «se non fosse per la Lega le questioni sarebbero andate avanti altri due mesi. Onori e oneri di essere il primo partito, in Toscana come in Italia. Abbiamo esercitato la virtù della generosità e dell’umiltà. Se ci fossimo impuntati avremmo diviso il centrodestra».

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Matteo Salvini
Matteo Salvini

Come si sa in politica la generosità non esiste, piuttosto il calcolo e le valutazioni tra dare ed avere. Un metro che Matteo Salvini ha evidentemente utilizzato anche in questo caso. Volendo essere brutali, come spesso è la politica, è evidente che ad uscire sconfitto da questo lungo braccio di ferro sia stato proprio Matteo Salvini, al di là della presunta generosità leghista.

Lega si sarebbe assunto prezzo enorme per rottura unità Centrodestra

Come ha ben detto Salvini andando avanti si sarebbe assunto la responsabilità di rompere il Centrodestra, dando la vittoria al Centrosinistra. Un prezzo enorme che però lui ugualmente sarebbe stato pronto a pagare. Infatti, fu proprio Salvini subito dopo la sconfitta in Emilia Romagna ad alzare la posta chiedendo di rivedere i candidati presidente già decisi. Puntare sui civici, su nomi nuovi che secondo Salvini avrebbero avuto più possibilità di vittoria.

Da allora partì un lunghissimo braccio di ferro con Fratelli d’Italia e Forza Italia. Posizioni che con il tempo si sono ulteriormente irrigidite passando dalla contesa politica a quella personale. Muro contro muro che ha fatto temere una spaccatura irreversibile nel Centrodestra al punto, come detto, che avrebbe dato la vittoria al centrosinistra ovunque.

Ecco, alla fine prevalere l’unità del Centrodestra. Generosità? Macchè. Le cronache raccontano di un’intesa raggiunta attraverso importanti compensazioni alla Lega sul piano dei candidati sindaco. Ma questa è una parte della storia.

Dalla pandemia Lega ha perso 10 punti percentuali

In realtà su Salvini avrebbe giocato molto anche la crisi di consensi che da mesi, esattamente da quando è iniziata la pandemia, ha colpito la Lega. Un indebolimento che quasi tutti i sondaggi stimano intorno al 10 per cento, punto in più o in meno, tanto che con il Pd la distanza si è ridotta a una manciata di punti.

Una crisi indotta dalla difficoltà della Lega ad articolare un’offerta politica in grado di interpretare le difficoltà degli italiani in questo momento così delicato. Contestualmente Fratelli d’Italia ha aumentato i suoi consensi, a dimostrazione di quanto invece Giorgia Meloni sia stata brava nel sintonizzarsi con gli italiani e le loro preoccupazioni.

Sondaggi sulle tendenze che addirittura raccontano che FdI è in ulteriore crescita con un distacco di qualche punto percentuale dalla Lega. Se qualcuno lo avesse detto un anno fa, al tempo delle elezioni europee, sarebbe stato internato. Invece la politica è capace di grandissime sorprese.

E’ evidente che questi trend abbiano influito sulla retromarcia di Salvini. E’ probabile che se Salvini avesse continuato a stare al 34 per cento e le Meloni al 6 i candidati sarebbero stati altri e il vecchio accordo stilato prima delle elezioni in Emilia Romagna sarebbe saltato.

Meloni: fiera di annunciare candidature Fitto e Acquaroli

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Giorgia Meloni e Francesco Lollobrigida

E così Giorgia Meloni annuncia «fiera di confermare ufficialmente la candidatura per la coalizione di centrodestra di Francesco Acquaroli nelle Marche e di Raffaele Fitto in Puglia». Mentre Francesco Lollobrigida, capogruppo alla Camera di FdI ringrazia «il presidente Giorgia Meloni che con grande lungimiranza e determinazione ha lavorato quotidianamente in questa direzione, individuando e indicando in Francesco Acquaroli e Raffaele Fitto le migliori esperienze umane e politiche per liberare finalmente le Marche e la Puglia dal malgoverno delle sinistre».

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FdI a Roma ieri ha presentato proposte su emergenza turismo

Fratelli d’Italia che, tra l’altro, ieri a Roma ha incontrato gli operatori del turismo per presentare le proprie proposte. Tra queste la proroga degli interventi di integrazione salariale; misure urgenti per lavoratori stagionali; reintroduzione dei voucher; Fondo indennizzo per le imprese; cancellazione delle commissioni sui pagamenti Pos delle aziende del Turismo; cancellazione seconda rata Imu, estesa anche ai proprietari non gestori di strutture ricettive. E infine  una campagna straordinaria ‘Italiani in Italia’, dedicata a riportare nella nostra Nazione per Turismo gli italiani che vivono da anni nel resto del mondo.

Archiviata la pratica dei candidati presidente le fibrillazioni ora si spostano sulle liste. La Lega con il suo commissario in Campania Nicola Molteni ha chiesto «liste di qualità, stop all’egemonia dei Cesaro in Campania, liste della Lega in importanti comuni di tutta la regione».

Un evidente guanto di sfida a Forza Italia che con il suo coordinatore regionale, Domenico De Siano, risponde piccato: «Il lombardo segretario regionale della Lega in Campania o è in mala fede o è male informato. Ci meraviglia, perché garantisti, che in fatto di impresentabilità sia così poco documentato su Forza Italia e sugli ex di Forza Italia che non ha esitato ad imbarcare nel suo partito in Campania, mentre con piglio giustizialista che non trova uguali neppure tra i grillini più sfegatati, finge di ignorare che dalle nostre parti, ma non dalle sue, non c’è neppure un condannato».

Intervista Gori a Repubblica ha rotto unità Pd

Giorgio Gori

Sistemate le candidature ora il Centrodestra può sfidare il Centrosinistra. Quest’ultimo deve fare i conti con le sue divisioni. A cominciare dal Pd. L’intervista su La Repubblica a Giorgio Gori in cui chiedeva una nuova leadership per il Pd con il superamento di Zingaretti considerato poco riformista, ha aperto vecchie ferite. Che risalgono ai tempi di Renzi.

E non a caso molti hanno visto le impronte dell’ex premier e segretario sull’iniziativa di Gori. Infatti, Giorgio Gori fu capo della comunicazione del sindaco ai tempi delle primarie 2012, per poi ritornare l’anno dopo alla Leopolda. E come simbolo della rottamazione e del nuovo corso del Pd vince le elezioni del 2014 diventando sindaco di Bergamo.

Vero è che con la scissione non ha seguito Renzi, ma in più di uno giura che i rapporti siano rimasti buoni, così come la sintonia politica. Ed è per questo che l’allarme nel Pd è scattato subito al massimo livello con il chiaro intento di fare quadrato attorno al segretario Zingaretti. Resta il fatto però che adesso in quello che si considerava un partito a prova di scontro interno, si trova ad avere a che fare se non con una spaccatura interna quanto meno con una forte fibrillazione.

M5S diviso su riforma decreti Sicurezza. Meglio rinvio a settembre

E non va meglio nel M5S che oltre ad avere il problema del ritorno di Di Battista, più rivoluzionario e movimentista di sempre, deve affrontare il tema della riforma dei decreti Sicurezza. Qui il Movimento è spaccato in due: da un lato l’ala che fa capo a Roberto Fico che con Pd, Iv e Leu vorrebbe il superamento attraverso un nuovo decreto che archivi la stagione di porti chiusi; dall’altro il M5S di governo che chiede ritocchi minimi in linea con i richiami del presidente Mattarella e comunque rinviando a settembre.

Quindi tanto nel Centrodestra quanto nel Centrosinistra si segnalano criticità. E senza dubbio il risultato delle regionali avrà come conseguenza quella di approfondirle, con il rischio che alla fine anche il governo giallo-rosso possa rimanerne vittima.

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