Italia ’90, a 30 anni dalle ‘notti magiche’ cosa resta di quell’Italia e quel sogno di grandezza

Tre mesi come trentanni. I primi riferiti allo stop del campionato di Calcio per l’emergenza Covid-19; i secondi il tempo trascorso da Italia ’90, i mondiali di Calcio giocati che un po’ tutti hanno nel cuore e che raccontano quanto la nostra Nazione sia cambiata.

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Questo week end ha portato con sè, come detto, il ritorno del calcio giocato con le due semifinali di ritorno della Coppa Italia. JuveNapoli sarà la finale che il prossimo 17 giugno, mercoledì, sarà giocata a Roma. E’ stato un ritorno al calcio un po’ surreale, della serie dove eravamo rimasti. Si è tanto parlato sull’opportunità di far giocare di nuovo le partite, simbolo della ripartenza del Paese, non è il caso di ritornarci. Rallegriamoci che il Napoli sia in finale e che un po’ di Sud sia rappresentato in questa Coppa Italia.

Italia ’90: 8 giugno iniziano le notti magiche

Sempre nel segno del tre c’è il mondiale di calcio organizzato in Italia nel 1990. Da allora sono passati la bellezza di 30 anni. Questa settimana, infatti, è stato l’anniversario di Italia ’90, un evento che un po’ ogni italiano porta nel cuore. Chiaramente quelli che hanno avuto la fortuna di viverlo. Io sono tra quelli e ne conservo un ricordo bellissimo, frutto probabilmente dell’età adolescenziale che accompagnò quell’evento.

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Allora legavo le interminabili partite di pallone, rigorosamente in strada da buon napoletano, alle gesta di quei calciatori e delle rispettive squadre. E tanti e tante sono rimasti impressi nella mia memoria, così come in quella di milioni di italiani. Icone e personaggi che con le loro storie sono diventati figure indelebili nella storia di quel mondiale.

Calciatori e squadre che rimarranno nella memoria

Uno su tutte il Camerun che si spinse fino ai quarti di finale battuto, proprio a Napoli, dall’Inghilterra di Gary Lineker che a Italia ’90 giocherà il suo ultimo mondiale. Un 3 a 2 dopo i tempi supplementari che la dice lunga sulla forza e sul coraggio dei leoni d’Africa. E sempre loro a Milano nella partita inaugurale batterono l’Argentina di Diego Armando Maradona, campione del mondo in carica, con un gol incredibile di François Omam-Biyik che andò a raccogliere in cielo il pallone.

Roger Milla e Renè Higuita

E come non ricordare in quella squadra Roger Milla, quasi quarantenne, ritiratosi dall’attività agonistica e richiamato in servizio proprio dal presidente camerunense per accompagnare e guidare la sua nazionale. Diverrà uno dei simboli di Italia ’90. Così come Renè Higuita, il portiere della Colombia, famoso per la sua mossa dello scorpione e per giocare più con i piedi che con le mani. E proprio la sua spericolatezza costò alla sua nazionale gli ottavi di finale, venendo beffato proprio dal camerunense Milla.

Poi Totò Schillaci, portato in Nazionale a furor di popolo e che alla fine si conquistò a forza di gol il posto e il primo posto nella classifica dei cannonieri. Un grande riconoscimento, ma amaro visto che i suoi 6 goal non servirono a portare l’Italia ad alzare la Coppa.

Sergio Goycochea

Ma nella memoria di quel mondiale c’è posto anche per Nery Pumpido e Sergio Goycochea i due portieri dell’Argentina. Il primo titolare e campione del mondo in carica si romperà un braccio a Napoli giocando contro l’Unione Sovietica. Gli subentrerà Goycochea e cambierà la storia di quel mondiale per gli argentini, e non solo, parando 2 rigori ai quarti di finale alla Jugoslavia ed altri due all’Italia nella semifinale.

Sta anche nei volti, negli occhi, nelle gesta di questi calciatori Italia ‘90 o anche il mondiale delle notti magiche. E di notti magiche ne vivemmo tante, peccato però che mancò proprio quella più importante. La nazionale italiana, allora allenata di Azeglio Vicini, si fermò ad un passo dalla finale ed ironia della sorte a Napoli per mano dell’Argentina di Maradona. Alla fine chiudemmo al terzo posto. Prima la Germania, poi Argentina. Quarta l’Inghilterra che battemmo nella ‘finalina’ a Bari.

Italia-Argentina si gioca a Napoli

Per un tragico scherzo del destino quella partita si giocò proprio a Napoli, nello stadio San Paolo, che soltanto pochi mesi prima aveva visto trionfare il Napoli, appuntandosi il secondo scudetto sul petto. L’eco delle polemiche di quella gara ancora non si sono spente. Ancora oggi in molti sottolineano che quella semifinale fu giocata dall’Italia in trasferta, visto che i napoletani furono più solidali con ‘Diego’ piuttosto che con gli azzurri.

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In effetti non fu proprio così, ma certamente il trattamento riservato all’Argentina di Diego Maradona non fu quello che si doveva a una squadra straniera. Ma come poteva esserlo dato che Napoli aveva adottato Maradona, e lui a sua volta Napoli, la quale lo aveva eletto a emblema e icona. E Maradona che sapeva bene tutto questo si inserì nella polemica che nacque a ridosso della partita.

Diego Armando Maradona a Italia ’90

In tanti chiesero a Napoli di tifare Italia e di destinare a Maradona e alla sua Argentina un’accoglienza poco ospitale. E allora Maradona abilmente disse: “Per 364 giorni su 365 chiamano ‘terroni’ i napoletani, ma questa volta gli chiedono di essere italiani. L’Italia si ricorda che sono italiani solo quando devono sostenere la Nazionale, poi si dimentica di come li tratta”.

Parole molto dure e viene quasi la pelle d’oca a rileggerle pensando che sono di quasi 30 anni fa. Invece, sembrano scritte ieri, questa stessa mattina, a testimonianza che da allora ben poco è cambiato e su questo piano, quello del rapporto Sud-Nord, tutto è rimasto immutato.

Ma se la questione meridionale in questi 30 anni è rimasta immutata, se non peggiorata, guardando a quell’Italia che accompagnò l’evento c’è tanta nostalgia e rimpianto. E probabilmente lo sguardo languido e commosso per le immagini di quel tempo è anche un modo per evadere e per dimenticare l’Italia di oggi.

Quanta tristezza a pensare che l’Italia è rappresentata da chi è riunito in questi giorni a villa Pamphili. Ecco, meglio pensare a quel lungo mese di giugno che accompagnò le serate di milioni di italiani che sognarono fino all’ultimo che l’Italia potesse vincere quei mondiali, fino a che i sogni di vittoria non si infransero nella terribile lotteria dei rigori di Napoli.

30 anni fa non c’era l’euro e la Germania era divisa in due Stati

E francamente più che 30 anni sembra passato un secolo. Maastricht e l’Unione europea, euro compreso, ancora dovevano nascere. La Germania era divisa in due, c’era ancora l’Unione Sovietica e la Cecoslovacchia, che battemmo a Roma per 2 a 0 nella fase a gironi con un grandissimo gol di Roberto Baggio (allora semplicemente riserva).

Giulio Andreotti e Giovanni Paolo II

Il Muro di Berlino era caduto qualche mese fa, ma ancora non era chiaro quali effetti avrebbe prodotto. Tangentopoli era ancora da venire, Antonio Di Pietro era un semplice magistrato e al potere c’era la Prima Repubblica. Giulio Andreotti era il presidente del Consiglio, Franco Carraro sindaco di Roma e a Milano dal 1986 dominava il partito socialista di Bettino Craxi il cui cognato, Paolo Pillitteri, era primo cittadino. Carol Wojtyla era Giovanni Paolo II. E infine l’Italia era la quinta potenzia mondiale.

Non è sbagliato dire che quello fu l’ultima manifestazione della nostra potenza e del ruolo raggiunto. Sì, ci furono le tangenti e le ruberie ma comunque fu un successo e se dopo 30 anni guardiamo a quelle immagini con nostalgia qualcosa significherà pure qualcosa.

E alcune istantanee, come tante fotografie in bianco e nero, ci danno il senso di quanto quella Italia e diciamo anche quel mondo sia lontano da quello di oggi. I cellulari ancora non c’erano, così come i computer. I Pooh con ‘Uomini soli’ avevano vinto il Festival di Sanremo e il Giro d’Italia lo aveva vinto un italiano. Indovinate chi? Gianni Bugno, che sarà anche campione del mondo, ma che in pochi ricordano e conoscono. E in ultimo la Formula Uno. Chi vinse? Qui scappa la lacrima: Ayrton Senna, ebbene sì, su McLaren.

E nel calcio? Detto del Napoli di Maradona che vinse lo scudetto, in Europa eravamo dominatori incontrastati, al punto che proprio in quell’estate le tre coppe europee per club, la Coppa dei Campioni (si chiamava ancora così), la Coppa delle Coppe e la Coffa Uefa furono vinte da tre squadre italiane: Milan, Sampdoria e Juventus.

Ma allora alla fine di tutto quello che abbiamo scritto e ricordato, si sta meglio oggi o 30 anni fa? L’Italia ’90 è più bella dell’Italia ’20? Che cosa resta il quel sogno di grandezza? Beh, giudicate voi…

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