Bimbo in coma al Santobono, il padre: «Non riesco a credere a maltrattamenti»

L’uomo chiede chiarezza: fare luce su vecchie fratture

Da una settimana, il piccolo Pietro, nove mesi appena, è ricoverato in coma all’ospedale Santobono di Napoli. Le sue condizioni sono stabili, ma ancora gravissime. Il padre biologico del bambino, Giuseppe Mileo, non riesce a credere che il figlio possa essere stato ridotto in quello stato per mano della sua ex compagna – che non risulta indagata – e, pur senza puntare il dito contro nessuno, attraverso il suo legale chiede che venga fatta piena luce sull’accaduto, in particolare sulle fratture pregresse riscontrate sul corpo del piccolo.

La vicenda

La vicenda ha avuto inizio all’ospedale di Sapri, nel Salernitano, dove Pietro era stato portato in condizioni gravissime. Da lì, il trasferimento urgente in elicottero al Santobono, dove si trova tuttora nel reparto di rianimazione. Il bambino ha subito due delicati interventi chirurgici al cervello per un grave edema cerebrale, ma i medici hanno riscontrato anche fratture pregresse al femore e alle costole.

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Da alcuni mesi, Pietro viveva a Villammare, nel Comune di Vibonati, in una villetta con il fratellino maggiore, la madre e il nuovo compagno di lei. Sono stati proprio la donna e il suo compagno a condurlo d’urgenza al pronto soccorso di Sapri.

Il padre chiede chiarezza sulle fratture pregresse

Giuseppe Mileo, estraneo alla vicenda – nella quale, va sottolineato, non ci sono al momento indagati – ora interviene per chiedere verità e chiarezza. A dar voce alle sue richieste è l’avvocato Franco Maldonato.

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«È pacifico – dichiara l’avvocato Maldonato all’Ansa – che il nostro assistito, al momento in cui gli investigatori fanno risalire l’origine delle lesioni, era in altro luogo rispetto a quelli quel giorno frequentati dal piccolo, come emerge anzitutto dalle dichiarazioni rese ai carabinieri dalla madre dei suoi bambini, che ha avvisato il padre del malessere del bambino quando si trovava già al pronto soccorso».

Ipotesi dei medici sull’emorragia cerebrale

Mileo, spiega ancora il suo legale, non vuole credere che la sua ex compagna possa aver maltrattato il piccolo.

«Il papà di Pietro – continua Maldonato – non riesce a credere che possa esserci stata una condotta maltrattante della sua ex compagna nei confronti del bambino e non intende puntare l’indice nei confronti di alcuno. Prendiamo atto, per onestà intellettuale, che in relazione all’emorragia cerebrale i sanitari del Santobono hanno ipotizzato un evento spontaneo, che escluderebbe un trauma esterno, diretto o indiretto».

«E questa diagnosi – continua – ben si accorderebbe con l’assenza di contusioni ed ematomi in corrispondenza della regione fronto-parietale del cranio e con la diagnosi del pediatra di fiducia della famiglia, secondo cui il piccolo sarebbe venuto al mondo con un edema cerebrale poi involuto verso una ischemia. Tuttavia, rimangono allo stato inspiegabili le fratture pregresse al femore e alle costole, per le quali sarà necessario acquisire un accertamento più approfondito medico-legale, al fine di individuarne le cause».

Il fratellino maggiore trasferito in comunità

C’è anche un altro fronte aperto: quello legato al fratellino maggiore di Pietro. Il Tribunale per i Minorenni di Potenza ha sospeso temporaneamente la responsabilità genitoriale della madre e disposto l’inserimento del bambino in una comunità protetta.

Per quest’ultima circostanza lo studio legale presenterà istanza di revisione del provvedimento, per consentire al piccolo di lasciare la struttura e di essere affidato al padre e ai nonni, che potranno «continuare a garantire la cura, l’affetto e l’attenzione necessari per un bimbo di 4 anni». Ora, mentre la vita di Pietro è sospesa in un letto d’ospedale, resta l’urgenza di risposte: che cosa è successo davvero?

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