Svimez, l’allarme: anche per il Covid il Governo eroga di più (1.344 euro procapite) al Nord che (1.015) al Sud

La Svimez, nel contesto di una ricerca, mette a confronto, le conseguenze del Covid-19 fra Centro-Nord e Sud. E sottolinea che, sotto il profilo occupazionale, il calo nel 2020 dovrebbe attestarsi al 3,5% nel Centro-Nord (circa 600mila occupati) ed intorno al 6% nel Mezzogiorno (circa 380mila occupati).

Per il Mezzogiorno si tratta di un impatto che per intensità è paragonabile a quello subito nel quinquennio 2009-2013. La ripresa dell’occupazione nel 2021 si attesterebbe al +2,2% a livello nazionale per effetto di una crescita dell’1,3% nel Mezzogiorno e del 2,5% nel Centro-Nord. Di conseguenza, l’occupazione meridionale, scenderebbe a 5,8 milioni, su livelli inferiori a quelli raggiunti nel 2014 al culmine della doppia fase recessiva e il tasso di occupazione scenderebbe di circa 2 punti percentuali e mezzo al 42,2% per risalire di un punto nel 2021.

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Per quanto attiene, invece, il Pil, nel 2020 dovrebbe far registrare un calo dell’8,2% nel Mezzogiorno e del 9,6% nel Centro-nord, mentre in Italia dovrebbe ridimensionarsi del 9,3%. Sempre secondo la Svimez – il calo del Pil «è più accentuato al Centro-Nord risentendo in misura maggiore del blocco produttivo imposto per contenere la diffusione della pandemia».

Nel 2021 il Pil dovrebbe conoscere un rimbalzo di entità significativamente superiore nel Centro-Nord (5,4%) rispetto al Sud (2,3%). A tale proposito la Svimez rileva che «si tratta di una previsione costruita sull’ipotesi di una sostanziale assenza di fenomeni legati alla pandemia analoghi a quelli sperimentati di recente, sia nel nostro Paese che altrove». Ma il forte differenziale tra le due macroaree durante la fase di ripresa, si sottolinea, «è destinato a rimanere anche in presenza di scenari differenti in ragione dal fatto che i principali comparti dell’economia meridionale sono caratterizzati da un’elasticità del valore aggiunto alla domanda che, nelle fasi ascendenti del ciclo, è sistematicamente inferiore a quella delle regioni centrosettentrionali».

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La caduta del reddito disponibile delle famiglie consumatrici nel 2020 appare essere la più ampia mai riscontrata dalla metà degli anni ’90 (-4,1% nel Centro-Nord e -3,3% nel Sud) per effetto, innanzitutto, della forte contrazione attesa nel volume di occupazione, emerge ancora dal rapporto della Svimez. La minore caduta osservata nel reddito disponibile meridionale è in parte da attribuire alla spinta di segno opposto delle prestazioni sociali, caratterizzata da un peso comparativamente maggiore, componente nella quale confluiscono gran parte delle misure di sostegno al reddito implementate dalla politica nazionale. Intanto grazie agli interventi del Governo, anche relativamente al Covid, si scopre l’ennesima dimostrazione di anti-Meridionalismo spinto con una media di 1.344 euro pro capite al Nord e 1.015 al Sud.

L’effetto congiunto del blocco produttivo, della perdita di reddito e di comportamenti di spesa fortemente prudenziali trova riflesso in una contrazione consistente dei consumi delle famiglie: – 9,1% al Sud e -10,5 al Centro-Nord. Una contrazione, questa, solo parzialmente controbilanciata dalla spesa dell’operatore pubblico (+1,9% nelle regioni meridionali e +1,3% in quelle centrosettentrionali). All’interno della spesa delle famiglie, in entrambe le macroaree i cali maggiori sono previsti per la spesa in servizi e, di seguito, per quella in beni durevoli.

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