L’autorevolezza della Polizia sta nell’assicurare sicurezza e libertà di manifestare

Mattarella ha espresso solidarietà agli agenti per l’assalto degli antagonisti alla volante a Torino

Già da qualche tempo si erano percepiti segnali sotterranei su come stava mutando la prassi costituzionale, per la quale la Presidenza della Repubblica non svolgesse più funzioni di garanzia, ma con pratica interventista tentasse di far valere un aggiornato ruolo di presenza politica.

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Dopo il covid, che di fatto ha scardinato il sistema di equilibrio tra poteri dello Stato, facendo assurgere i DPCM a ruolo ed efficacia di pari grado con i decreti legge, sì da determinare che tali provvedimenti di natura essenzialmente amministrativa potessero sostituirsi a provvedimenti di valenza legislativa, per i quali il Presidente della Repubblica è chiamato a sottoscriverli con rilevante effetto di ratifica. In tale occasione si è potuto evidenziare l’intento palese che nell’emergenza pandemica, che si qualificava come stato di eccezione, il Presidente della Repubblica non venisse coinvolto nell’assunzione di responsabilità gestionali.

Quando invece, trattandosi di misure che riducevano le libertà fondamentali quali la libera circolazione, era necessario che il garante della costituzione (PdR) mettesse mano a interventi con cui procedere a un corretto riequilibrio tra atti amministrativi che incidevano profondamente nella vita dei cittadini e delle riconosciute prerogative.

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L’interventismo politico

Ebbene oggi c’è dell’altro che rende precaria la struttura dello Stato, laddove il Presidente della Repubblica, nello svolgimento delle sue funzioni, procede verso una sorta di interventismo politico, teso non solo a garantire i principi costituzionali, se non perché le interpretazioni di qualche solone conducono le analisi in direzione di una sempre più ampia e illimitata azione presidenziale, che, ad esempio nel caso dell’intervento dei celerini della Polizia di Stato a Pisa, interviene e determina, in maniera atipica, situazioni di conflitto tra organi dello Stato con l’esposizione di valutazioni che sono sempre più eminentemente politiche.

Seppur l’episodio relativo agli incidenti di Pisa, a tutt’oggi, sia tutto da chiarire, sia per quanto concernono le attività ispettive interne al Ministero degli Interni, sia per quanto riguarda la corretta applicazione delle regole di «alleggerimento» da applicarsi nelle occasioni in cui le libere manifestazioni non siano state preventivamente comunicate ovvero qualora, come in questo caso, riguardava la protezione di obiettivi sensibili.

Certamente le considerazioni del Presidente Mattarella non sono commentabili e sono da rispettare, ma l’esercizio del suo ruolo in siffatta maniera irride al principio secondo cui bisogna riconoscere, prima di propalare commenti senza presupposti accertati, l’autorevolezza delle Forze dell’Ordine che deve comunque essere misurata sulla capacità di assicurare sicurezza tutelando, al contempo, la libertà di manifestare.

Il caso Torino

Senonché il clima che si genera rassegna, involontariamente, la possibilità in chi è in mala fede, di poter trarre legittimazione per ordire occasioni per aggredire e farla pagare ai poliziotti. Infatti ieri a Torino un gruppo di antagonisti dei centri sociali ha assaltato una «volante» della Polizia di Stato. Certo il nesso tra clima ed effetti non è diretto, tuttavia il rischio c’è. Su quest’ultimo episodio il buon senso del Presidente Mattarella lo ha giustamente orientato a esprimere solidarietà agli agenti contrastando, così, il gesto infame.

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In questa occasione bisogna ammettere, difatti, che è pericoloso il clima che si viene a creare che rischia di trascendere in un «gioco che può diventare molto pericoloso» quello di togliere il sostegno delle istituzioni a chi ogni giorno rischia la sua incolumità per garantire quella delle comunità di cittadini.

Se questo appare come un incidente che va contenuto e perimetrato anche nelle polemiche, tuttavia nessuna istituzione può arbitrariamente valicare i canonici limiti sanciti dalla Costituzione è altrettanto vero che una istituzione di garanzia (come quella del PdR) non può assurgere a ruolo politico di parte, senza che questo esercizio eccessivo possa far scaturire squilibri gravi, generare conflitti rischiosi e lesivi degli altri poteri istituzionali.

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