Violenza contro le donne, la stretta del Governo: rigore sul braccialetto e processi più rapidi

La revisione delle norme presto sarà in Consiglio dei Ministri

Una procedura più rigorosa per l’applicazione del braccialetto elettrico, la revisione della distanza minima di avvicinamento alla vittima di violenza domestica e di genere e una più stringente valutazione dell’esito dei corsi di recupero per i sex offenders in funzione dell’ottenimento della sospensione condizionale della pena e dell’eventuale diritto di rimanere sul territorio italiano in caso di stranieri responsabili di reati di violenza di genere.

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E’ ormai in dirittura d’arrivo la revisione delle norme per fronteggiare la violenza contro le donne: un approfondimento cominciato a febbraio, prima con la convocazione dell’Osservatorio sulla violenza contro le donne del Dipartimento Pari Opportunità, a cui hanno partecipato anche le associazioni, e poi con un tavolo interministeriale tra i ministri della Famiglia e delle Pari Opportunità Eugenia Roccella, dell’Interno Matteo Piantedosi e della Giustizia Carlo Nordio.

«Un tagliando» all’attuale normativa, come l’ha definito la ministra Roccella, che si tradurrà in concretezza nei prossimi consigli dei ministri, anche sotto la spinta degli ultimi eclatanti femminicidi.

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Le misure nel pacchetto

Nel pacchetto in preparazione si prevede anche di rafforzare ulteriormente le tutele delle vittime di violenza di genere in relazione all’accesso ai percorsi di giustizia riparativa e la formazione degli operatori, come ad esempio le forze dell’ordine, che vengono a contatto con le vittime.

Un altro aspetto ritenuto di grande importanza è attuare davvero la legge 53/2022 sulla raccolta dati che consente anche il monitoraggio dei cosiddetti reati spia. Tra gli obiettivi delle misure all’esame del governo c’è anche quello di rendere più veloci i processi che riguardano questi reati. Quindi la nuova normativa contro la violenza sulle donne punta su tre cardini: la prevenzione, la sicurezza e la giustizia. Per sanare le falle emerse nell’applicazione quotidiana dell’attuale legislazione.

La richiesta delle associazioni

Le associazioni intanto continuano a chiedere alla politica di fare presto. Differenza Donna che gestisce il 1522, il numero nazionale antiviolenza e antistalking del Dipartimento per le Pari Opportunità, si è rivolta sia alla premier Meloni, sia alla ministra Roccella, poichè – denuncia la presidente Elisa Ercoli – il piano nazionale antiviolenza è «fermo da troppo tempo». Ma Differenza Donna chiede anche fondi straordinari a supporto della rete dei centri antiviolenza per l’apertura di nuove case rifugio visto che il fenomeno è in continuo aumento.

Per Telefono Rosa l’esigenza immediata è quella di realizzare una grande campagna informativa. «Deve essere fatta a tappeto – puntualizza la presidente Maria Gabriella Carnieri Moscatelli – su tv e giornali, per far acquisire alle stesse donne la consapovelezza di che cosa sia la violenza di genere, per capire da subito i primi segnali e non sottovalutarli». Per Telefono Rosa sono fondamentali corsi di formazione per le forze dell’ordine ed educare i giovani direttamente nelle scuole, sin da piccoli perché solo così si interviene sul quel famoso cambio culturale che tutti, istituzioni e associazioni, chiedono.

Leggi anche:  L'Europarlamento approva la prima direttiva contro la violenza sulle donne

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