Caro energia, il governo prova ad accelerare ma si divide sullo scostamento di bilancio

Confindustria: «Non possiamo aspettare due mesi»

Il governo cerca di accelerare sul prossimo decreto aiuti che – al netto della ricerca delle coperture ancora in atto – potrebbe approdare nel Cdm della prossima settimana. Al centro del provvedimento che cercherà di mitigare gli effetti del caro energia, ci sarebbero in particolare le imprese, messe in ginocchio dal caro bollette e dalla mancanza di liquidità.

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Nella giornata di ieri l’allarme-appello di Confindustria è risuonato forte e chiaro: «Stiamo affrontando un terremoto economico – ha detto il presidente Carlo Bonomi -, il governo può e deve intervenire, non possiamo aspettare due mesi». Il numero uno degli industriali ha definito l’industria «un tema di sicurezza nazionale» evidenziando che «un problema di questa dimensione mette a rischio il sistema industriale italiano, il reddito e l’occupazione».

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L’esecutivo da giorni sta cercando di stringere sulle nuove misure, attraverso un confronto continuo con le categorie, ma per concretizzare serve capire l’entità delle entrate. In particolare i tempi per quantificare i soldi che entreranno dalla tassazione sugli extraprofitti (la deadline per mettersi in regola era mercoledì, ma alcune società – in gran parte private – hanno fatto ricorso) sono stimati 5-6 giorni. Per questo, salvo accelerazioni improvvise, c’è chi ipotizza che il Cdm risolutivo si riunisca tra giovedì e venerdì prossimo.

Il messaggio di Mario Draghi

Intanto, il premier Mario Draghi consegna ai suoi ministri (e forse non solo a loro) un messaggio forte e chiaro: continuiamo a lavorare sodo, per raggiungere quanti più risultati possibili nei prossimi due mesi. L’agenda dei compiti da portare a termine è fittissima e va dai provvedimenti che vanno smaltiti fino ai ‘preziosi’ target del Pnrr, da centrare in tempo per non perdere le risorse a disposizione. E, ovviamente, annovera anche il nuovo provvedimento per fronteggiare il caro energia.

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Mentre si sta valutando come intervenire di nuovo con il credito di imposta per le imprese energivore, i tecnici del governo stanno studiando sia la possibilità di intervenire direttamente per le pmi in crisi di liquidità, sia l’ipotesi di riservare quote di elettricità a buon mercato (provenienti dalle rinnovabili) a determinati settori industriali. La strategia di fare altro debito sarebbe da escludere, ma diverse forze politiche – in particolare Lega e Forza Italia – continuano ad indicare questa strada.

«Occorre immediatamente uno scostamento da 30 miliardi per evitare di doverne mettere 100 tra qualche mese per pagare cassa integrazione e disoccupazione», affermano i capigruppo leghisti di Camera e Senato, Riccardo Molinari e Massimiliano Romeo. Per Silvio Berlusconi se ci sono i margini per intervenire senza ricorrere ad un nuovo scostamento di bilancio, «ovviamente è preferibile per tutti. Ma in ogni caso non possiamo assolutamente stare fermi». Intanto il leader del M5s, Giuseppe Conte, chiede al Mef di «presentare la lista delle imprese che hanno versato e di quelle che non hanno versato» le tasse sugli extraprofitti.

Gli fa eco il segretario della Cgil Maurizio Landini: «Perché stiamo dicendo che gli extraprofitti devono tornare nelle tasche di pensionati e lavoratori? Perché sono stati “fatti aumentando il prezzo di gas e altro, li hanno fatti coi nostri soldi”».

Nel prossimo decreto è possibile che arrivi anche qualche ritocco normativo sulla tassa in questione che delimiti meglio, ad esempio, le operazioni infragruppo coinvolte. Il binario degli interventi nazionali si incrocerà con quello comunitario venerdì 9 settembre, quando i ministri dell’energia europei si riuniranno per discutere le misure d’emergenza sull’energia. In ballo, infatti, ci sono due cavalli di battagli di Mario Draghi: il price cap e la proposta di slegare il prezzo dell’energia elettrica da quello del gas. Su entrambi i fonti il clima a Palazzo Chigi è di cauto ottimismo

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