Consiglio dei ministri “scioglie” Torre Annunziata per mafia

I torresi non andranno al voto il 12 giugno prossimo

Il Comune di Torre Annunziata, uno dei più importanti e popolosi della provincia di Napoli, è stato sciolto ‘anche’ per infiltrazioni mafiose. Per l’ente della città vesuviana, già interessato da un’inchiesta che aveva visto il coinvolgimento del sindaco Vincenzo Ascione, di altri amministratori, dirigenti e funzionari pubblici e presso il quale aveva lavorato una commissione d’accesso inviata dal prefetto di Napoli per una verifica sugli atti prodotti, si tratta del secondo decreto di scioglimento in appena due mesi e mezzo, dopo quello di carattere strettamente politico ingenerato dalle dimissioni di massa seguite proprio all’inchiesta che aveva tra gli indagati anche il primo cittadino Vincenzo Ascione (arrivato a sua volta a rimettere il proprio mandato lo scorso 16 febbraio).

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Da metà marzo il Comune di Torre Annunziata è già retto dal commissario prefettizio Antonio D’Acunto. A causa dello scioglimento per infiltrazioni mafiose la città vesuviana non sarà interessata, come invece sarebbe avvenuto dopo il primo scioglimento, dal voto per le amministrative in programma il prossimo 12 giugno.

Il senatore Sandro Ruotolo: «Atto dovuto»

«È stato un atto dovuto la decisione adottata oggi dal Consiglio dei ministri di sciogliere per infiltrazioni mafiose il Comune di Torre Annunziata. Un’amministrazione già colpita da inchieste e arresti per gravi fatti di corruzione. L’ex vice sindaco e assessore alla legalità, Lorenzo Diana, chiamato a bonificare quella impervia palude burocratica, fu indotto, dopo soli cinque mesi, a rassegnare le dimissioni». Lo afferma in una nota il senatore Sandro Ruotolo del Gruppo Misto.

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«A Torre Annunziata – continua – è tempo di dare un segnale di cambiamento. Ci sono 18 mesi per ricostruire con rigore e trasparenza una classe dirigente credibile. L’appello è rivolto principalmente ai partiti politici ma anche a quelle liste civiche che si presenteranno alle prossime  elezioni affinché sottoscrivano un ‘patto d’onore’ con i cittadini di Torre Annunziata, impegnandosi a non candidare chi si troverà coinvolto nella relazione del decreto di scioglimento, chi per parentela diretta e acquisita è in rapporti o frequentazioni con personaggi legati ai clan oppure coinvolto in indagini».

«Torre Annunziata è una città disperata, disorientata dove regna un clima di sfiducia verso le istituzioni percepite come un corpo estraneo. L’uccisione di Maurizio Cerrato, il suo sangue innocente, deve spingere anche la politica a un salto di qualità. Oltre alla corruzione da oggi sappiamo che a Torre Annunziata, così come a Castellammare di Stabia, il condizionamento mafioso ha pesato e pesa sulle scelte della politica».

«Da queste parti i clan fanno affari da oltre 40 anni con una certa borghesia e imprenditoria mafiosa. È tempo di una ricostruzione democratica, occorre una classe dirigente in grado di riaccendere la speranza e lasciare alle spalle il vecchio modo di fare politica fatto di clientelismo e voto di scambio», conclude.

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