Boss ai domiciliari, De Lise (commercialisti): «Situazione incresciosa, si ponga rimedio»

«L’ennesimo increscioso corto circuito normativo, approfittando delle misure introdotte nel decreto Cura Italia per contenere il contagio da Coronavirus, ha condotto alla nefasta conseguenza della scarcerazione ai domiciliari, per motivi di salute, di diversi boss della mafia al 41-bis. Si tratta di una situazione gravissima che non può passare in secondo piano». Lo ha detto Matteo De Lise, presidente dell’Ungdcec (Unione nazionale giovani dottori commercialisti ed esperti contabili), esprimendo la solidarietà dell’intero sindacato di categoria a Catello Maresca, Sostituto Procuratore Generale di Napoli.

«Ci uniamo – continua De Lise – a chi in questi giorni ha denunciato con forza quanto accaduto esortando le autorità competenti a porre immediato rimedio, non consentendo ulteriori scarcerazioni ai detenuti al 41-bis e facendo ritornare in carcere coloro ai quali sono già stati concessi gli arresti domiciliari».

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«Noi siamo professionisti ma, prima di tutto, cittadini in difesa della legalità e contro le mafie – evidenzia -. È chiaro che il ricorso costante da parte del Governo alla decretazione d’urgenza è l’unica scelta possibile in questo momento: tuttavia, a causa della scarsa chiarezza con la quale sono stati redatti i decreti d’urgenza, si è creato un caos interpretativo di difficile gestione, che ha portato a storture come la scarcerazione di boss mafiosi al 41-bis».

De Lise sottolinea come, di fronte a un tale macroscopico «effetto collaterale», il primo sentimento sia stato quello dello sconforto. «Perché è incomprensibile come il nostro sistema politico e giudiziario, oramai assuefatto da una burocrazia asfissiante, non sia stato in grado di evitare che l’ennesima lacuna normativa, o maldestra interpretazione operativa, producesse una così dolorosa umiliazione nei confronti di un Paese. È un’offesa insanabile verso chi ha lottato per l’arresto e la condanna di questi criminali».

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Al danno rischia poi di sommarsi la beffa: «C’è il rischio concreto che il ritorno alla semi libertà dei boss possa rinvigorire le organizzazioni criminali di stampo mafioso, particolarmente attive in questo momento nel tentativo di sostituirsi al sistema dell’economica legale. Le cronache di questi giorni, purtroppo, raccontano del rifiorire del fenomeno dell’usura in sostituzione dell’accesso al credito, oppure della distribuzione di aiuti economici o alimentari da parte delle organizzazioni mafiose in luogo dei sussidi statali che stentano ad arrivare».

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