Napoli, omicidio di Giuseppe Tipaldi: due piste al vaglio degli investigatori

Avanzano le ipotesi di una epurazione interna oppure di un omicidio architettato da gruppi malavitosi rivali

È ritenuto colui che dopo essere stato scarcerato stava gestendo gli affari illeciti nelle zone Chiaiano e Marinella di Napoli, Giuseppe Tipaldi, 38enne figlio del ras Gaetano Tipaldi, entrambi ex affiliati di spicco del clan Lo Russo, ormai quasi estinto. Al vaglio degli investigatori della polizia di Stato (Squadra Mobile e locale commissariato), al momento, ci sono due ipotesi, riguardo al movente dell’agguato mortale al 38enne: epurazione interna oppure omicidio architettato da gruppi malavitosi rivali, organizzatisi per scalzare «Peppe a’ Recchia».

Giuseppe Tipaldi è, tra l’altro, il fratello di Massimo Tipaldi, uno dei componenti del commando che mise a segno quello che a Napoli viene ricordato come l’omicidio dell’ambulanza.

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I fatti risalgono al 19 maggio 2004 quando Massimo Tipaldi, con alcuni complici, lungo viale Colli Aminei assassinò Giuseppe D’Amico mentre a bordo della propria auto, «scortava» un’autoambulanza a bordo della quale si trovava Salvatore Manzo, elemento di spicco del clan Stabile che stava per essere trasferito dall’ospedale Cardarelli ad una clinica privata. Manzo era finito in ospedale a seguito delle ferite riportate nel corso di un agguato avvenuto a Marianella. I sicari uccisero prima D’Amico e poi Manzo. La moglie di quest’ultimo, che si trovava all’interno dell’ambulanza, fu ferita ad una gamba.

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