Il Viminale ne combina un’altra: la decisione per i portuali scatena le polemiche

Il Ministero raccomanda che i tamponi per i lavoratori dei porti siano a carico delle aziende

Ancora polemiche. Le azioni del Viminale lasciano perplessi sempre più. Dopo gli incididenti di sabato scorso a Roma, con  il ministero degli Interni che non ha predisposto un adeguato servizio d’ordine e ha permesso a personaggi già colpiti da Daspo di partecipare alla manifestazione e di aizzare la folla, ha scatenato tensioni la circolare del capo di Gabinetto Bruno Frattasi. Ma cosa è successo? Ricapitoliamo

Venerdì prossimo entrerà in vigore l’obbligo di green pass per i lavoratori e secondo quanto affermato dal Viminale nel settore portuale è alto il rischio di compromissione dell’operatività dei porti. Per evitare tutto ciò Frattasi ha inviato una circolare a tutti i prefetti raccomandando alle imprese del settore di «mettere a disposizione del personale sprovvisto di green pass test molecolari o antigenici rapidi gratuiti».

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La circolare fa seguito ad una riunione di coordinamento interministeriale convocata dalla presidenza del Consiglio, nel corso della quale, si legge, «è stata condivisa l’esigenza di procedere, con il coinvolgimento della rete prefettizia, a un immediato monitoraggio dei dipendenti sprovvisti» della certificazione verde. Ciò allo scopo di valutare l’incidenza «di eventuali defezioni dovute alla mancanza di green pass suscettibile di determinare una grave compromissione dell’operatività degli scali».

Per il Pd la «raccomandazione» appare «del tutto inopportuna e irrazionale»

Per i deputati Andrea Romano e Davide Garigli «tale raccomandazione  appare del tutto contraddittoria con le indicazioni già venute dal Governo nei confronti della totalità delle aziende italiane, oltre a rischiare di ingenerare grande confusione nel settore portuale proprio alla vigilia dell’entrata in vigore dell’obbligo di Green Pass nel settore privato e statale. Ci auguriamo che il ministro degli interni Lamorgese voglia correggere questo passaggio della circolare del Capo di Gabinetto, al fine di garantire il necessario livello di serenità e sicurezza a tutti gli operatori del mondo portuale».

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Ha preso l’occasione al volo il leader della Lega Matteo Salvini. «Tamponi rapidi – ha affermato – e gratuiti per i lavoratori (del porto di Trieste) senza Green Pass, per evitare problemi. Parola della Lamorgese. Ah, ma quindi si può fare! E per gli altri milioni di lavoratori invece zero? Invece delle imprese, a contribuire dovrebbe essere lo Stato. Inadeguata».

Dopo le polemiche però è stata emanata un’ulteriore circolare, firmata sempre da Frattasi, per sgombrare il campo da possibili interpretazioni sull’espressione «tamponi gratuiti». Questi infatti non sarebbero a carico dello Stato, ma le imprese del settore portuale vengono sollecitate a valutare in piena autonomia quale soluzione adottare per dotare i propri dipendenti del green pass in modo da evitare «conseguenze critiche» per il settore ed il relativo indotto. In pratica i test dovrebbero pagarli le aziende. Come si dice? «Cornuti e mazziati».

Meloni: «Spesa dei tamponi venga interamente ,coperta dallo Stato»

Intanto Giorgia Meloni ha ribadito la necessità che le spese per i tamponi ricadano sullo Stato. «Quando abbiamo capito – ha detto – che la maggioranza arcobaleno che sostiene Draghi era intenzionata ad introdurre l’obbligo di Green Pass, addirittura per andare a lavorare, abbiamo chiesto subito che la spesa per fare i tamponi non ricadesse né sui lavoratori né sulle aziende».

«Anche altre forze politiche ora la pensano allo stesso modo – ha aggiunto -, pure la CGIL di Landini nei giorni scorsi aveva ripreso la proposta di Fratelli d’Italia. Non è degno che milioni di lavoratori rischino di perdere il posto di lavoro o debbano vedere sensibilmente diminuito il loro stipendio: nella nostra Costituzione c’è ancora scritto che l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro».

«Il Governo deve intervenire immediatamente per evitare caos e discriminazioni, la spesa dei tamponi venga interamente coperta dallo Stato e la durata del Green Pass duri almeno 72 ore» ha concluso.

Contrario invece il ministro del Lavoro, Andrea Orlando. «Si può anche pensare a ulteriori forme di calmierazione, ma l’idea di un tampone completamente gratuito significa in qualche modo smentire l’orientamento che finora è stato seguito, che vede nel green pass uno strumento di tutela del luogo di lavoro e anche di incentivazione alla vaccinazione. Ci siamo vaccinati tutti – ha concluso – perché lo ritenevano utile per noi e per gli altri» ha affermato l’esponente piddino.

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