Si procederà dopo la lettura delle motivazioni
«Ove il consigliere delegato o la sezione di controllo abbia ricusato il visto sugli atti o decreti presentati alla Corte, la relativa deliberazione sarà trasmessa al ministro cui spetta e, quando questi lo ritenga necessario, sarà presa in esame dal Consiglio dei ministri. Se esso risolve che l’atto o decreto debba aver corso, la Corte è chiamata a deliberare a sezioni riunite e, qualora non riconosca cessata la causa del rifiuto, ne ordina la registrazione e vi appone il visto con riserva».
È questo il contenuto dell’articolo 25 del Regio decreto risalente all’epoca fascista (1934), che offre la “ciambella di salvataggio” al Governo qualora – anche dopo la lettura delle motivazioni e le eventuali controdeduzioni ai rilievi mossi dai giudici contabili – permanesse il diniego della Corte alla registrazione ordinaria della delibera Cipess dello scorso 6 agosto.
Ed è a questa norma che hanno fatto riferimento, anche negli ultimi giorni, i due vicepremier Matteo Salvini e Antonio Tajani, i quali, pur sottolineando la volontà di non andare allo scontro con la magistratura contabile, hanno evidenziato ancora una volta che «il Governo è pronto ad assumersi la responsabilità di una scelta, quella di realizzare una grande opera sul territorio italiano, che attiene alla politica e non ai giudici».
Quel medesimo Regio decreto stabilisce anche alcuni casi per i quali «il rifiuto di registrazione è assoluto e annulla il provvedimento», ma si tratta soprattutto di due fattispecie: «Quando trattasi: a) di impegno o ordine di pagamento riferentesi a spesa che ecceda la somma stanziata nel relativo capitolo del bilancio o, a giudizio della Corte, imputabile ai residui piuttosto che alla competenza e viceversa, ovvero ad un capitolo diverso da quello indicato nell’atto del ministero che lo ha emesso; b) di decreti per nomine e promozioni di personale di qualsiasi ordine e grado, disposte oltre i limiti dei rispettivi organici».
La polemica sui rischi sismici
L’orientamento del Governo, secondo indiscrezioni che filtrano da Palazzo Chigi e che sono state di fatto confermate dalle recenti dichiarazioni dell’amministratore delegato della “Stretto”, Pietro Ciucci, è – dopo la lettura delle motivazioni – di approvare la delibera in Consiglio dei ministri con la richiesta ufficiale della convocazione delle Sezioni riunite della Corte.
Se anche in quel caso i giudici non riterranno di dover modificare l’avviso già espresso, si procederà con la richiesta di apposizione del visto con riserva, dandone notizia al Parlamento, che potrà poi «sindacare politicamente il comportamento del Governo», ma non bloccare l’efficacia della delibera Cipess che, a quel punto, sarà già stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica.
In attesa di conoscere l’evolversi dell’iter, continua a tenere banco la polemica sugli aspetti sismici del progetto del Ponte, innescata per l’ennesima volta dal deputato di Avs Angelo Bonelli.
«Le mie affermazioni – dichiara il portavoce dei Verdi – non sono prive di fondamento, come invece sostiene la società “Stretto di Messina”. Il Ponte si basa su un progetto vecchio di 28 anni, che non tiene conto degli studi sismici più recenti: questo ha portato a scoprire che il pilone di Cannitello insiste su una faglia certa. Lo studio “Tectonophysics” conferma la faglia di Capo Peloro come struttura attiva. Sulla rivista Nature, nel 2012, era già indicata come faglia attiva e sismogenetica, in grado di generare terremoti superiori a magnitudo 6.5: totalmente ignorata».
«L’Ispra – continua – ha certificato la presenza della faglia sismica sotto il pilone del Ponte a Cannitello. Il Governo ha neutralizzato la valutazione dell’unico organismo tecnico dello Stato, il Consiglio superiore dei Lavori pubblici. La “Stretto” interviene sistematicamente per smentire ciò che dico, ma i fatti stanno dando torto a loro. Del resto è come chiedere all’oste se il suo vino è buono: Ciucci fa questo, non risponde mai nel merito».




