Tra teatri silenziosi e social rumorosi, la passione è scomparsa
Diciamocelo chiaramente: questa campagna elettorale in Campania non scalda i cuori. Non entusiasma, non coinvolge, non accende quel fuoco che una volta spingeva le persone a credere, a partecipare, a lottare per un’idea. È diventata una recita stanca, un rituale svuotato di senso, fatto di soliti slogan, solite passerelle, solite facce di sempre.
Oggi si fanno incontri nei teatri piccoli, giusto per poter dire «abbiamo riempito». Non più nelle piazze vere, davanti alle persone vere, dove si respirava confronto e passione. Ora si preferisce parlare alle «pecorelle» portate in fila ad applaudire, piuttosto che guardare negli occhi la gente che ogni giorno si spacca la schiena per mandare avanti una famiglia.
E tutto questo sta danneggiando davvero i territori e i cittadini. Perché quando la politica si allontana dalle piazze, si allontana dalla realtà. Quando si smette di ascoltare, si smette anche di capire.
L’illusione dei social e la crisi della leadership
Manca una vera leadership, con pensiero, visione e carisma, capace di trascinare, di indicare una strada, di ispirare un popolo. Oggi troppi credono che la politica si possa fare con un meme, una battuta o un post ben scritto. È l’illusione dei social: quella che nel periodo pandemico ha funzionato, perché eravamo tutti chiusi in casa, anestetizzati da smartphone e tablet. Ma oggi non basta più. Oggi la gente chiede verità, presenza, concretezza.
E allora sì, bisogna dirlo: questo modo di fare politica è sterile, e se continua così lasceremo ai nostri figli non una terra di opportunità, ma un campo minato di errori da rattoppare. Noi abbiamo il dovere morale di consegnare alle nuove generazioni una classe dirigente capace di costruire, non di giustificare; una politica che torni a servire, non a servirsene.
La Campania, il Sud, l’Italia — meritano molto di più di questa mediocrità travestita da consenso. Serve coraggio, serve cuore, serve la voglia di sporcarsi le mani tra la gente, non di lucidarsi l’immagine davanti a uno schermo. Perché la vera politica non si «posta»: si vive, si suda, si conquista. E allora sì, è tempo di accendere di nuovo quella lampada che si chiama passione civile, per illuminare un futuro che appartenga davvero ai nostri figli, e non agli egoismi di oggi. Perché la luce del domani, o la accendiamo noi… o resteremo al buio per sempre.




