Si è spento a 94 anni: ha segnato mezzo secolo di giornalismo
Si è spento all’età di 94 anni Giorgio Forattini, uno dei più influenti e controversi maestri della satira politica italiana. La notizia della sua scomparsa è stata diffusa da Il Giornale sul proprio sito. Nato a Roma nel 1931, Forattini fu tra i primi a trasformare la vignetta in un linguaggio giornalistico riconoscibile e pungente. Esordì nel 1971 sulle pagine di Paese Sera, per poi passare a Panorama e infine a la Repubblica, dove ideò l’inserto «Satyricon». Nel corso della sua lunga carriera collaborò anche con La Stampa, Il Giornale e le testate del gruppo QN, lasciando un segno indelebile nella cultura visiva italiana.
L’ironia tagliente e i personaggi della politica
Forattini era celebre per i suoi ritratti pungenti e irriverenti dei protagonisti della scena politica italiana. Bettino Craxi appariva spesso come Pietro Gambadilegno o addirittura come Mussolini; Giovanni Spadolini veniva raffigurato nudo; Massimo D’Alema era disegnato nei panni di Adolf Hitler in chiave comunista; Giovanni Goria risultava invisibile; Piero Fassino appariva scheletrico; Giuliano Amato era Topolino; Silvio Berlusconi e Amintore Fanfani, invece, erano rappresentati come uomini di bassa statura. Walter Veltroni diventava un bruco, Lamberto Dini un rospo, Rocco Buttiglione una scimmia, Nicola Mancino un cinghiale, Luciano Violante una volpe, Romano Prodi un prete comunista e Umberto Bossi Pluto, a volte nudo o vestito da cavaliere templare.
La vignetta del referendum sul divorzio e le prime polemiche
Tra le sue opere più note, la vignetta del 1974 realizzata dopo la vittoria del “no” al referendum sul divorzio. L’immagine mostrava una bottiglia di spumante con la scritta “NO” che, stappandosi, lanciava in aria un tappo con le sembianze di Amintore Fanfani.
La carriera di Forattini fu costellata da polemiche e querele. Una delle più famose fu quella per una vignetta su Bettino Craxi, raffigurato mentre leggeva la Repubblica e commentava: «Quanto mi piace questo giornale quando c’è Portfolio!», alludendo ironicamente al concorso allegato al quotidiano e insinuando che Craxi fosse un borseggiatore.
Craxi, D’Alema e le battaglie giudiziarie
Un’altra vignetta su Craxi, pubblicata nell’aprile del 1993, lo mostrava a testa in giù con una camicia nera e un cappio legato ai piedi, subito dopo il voto del Parlamento contrario alle autorizzazioni a procedere nei suoi confronti. Nel 1991, invece, quando il PDS fu accusato di ricevere ancora fondi dall’URSS, Forattini disegnò Achille Occhetto e Massimo D’Alema mentre ricevevano denaro da Michail Gorbaciov, seduto in un’auto guidata da Enrico Berlinguer. Entrambi querelarono il vignettista.
Celebre anche la vignetta del 1992, pubblicata dopo la strage di Capaci, in cui la Sicilia era rappresentata come la testa di un coccodrillo che piangeva per la morte di Giovanni Falcone.
La querela per l’affaire Mitrokhin e l’addio a “Repubblica”
Nel 1999 Forattini fu querelato da D’Alema, allora presidente del Consiglio, per una vignetta pubblicata su la Repubblica riguardante l’affaire Mitrokhin. L’ex premier chiese un risarcimento di tre miliardi di lire, dichiarando di rispettare la satira ma di voler reagire a informazioni false e diffamatorie. La querela venne ritirata nel 2001, ma il disegnatore, sentendosi poco tutelato dal quotidiano, lasciò la Repubblica. In segno di protesta, continuò per mesi a rappresentare D’Alema senza volto, con solo capelli e baffetti.
Le vignette più discusse
Nel 2002 Forattini pubblicò su La Stampa una vignetta raffigurante un carro armato israeliano con la stella di David che puntava il cannone verso una mangiatoia in cui un bambino impaurito, identificabile come Gesù, diceva: «Non vorranno mica farmi fuori un’altra volta?!». L’immagine scatenò lo sdegno del presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane, Amos Luzzatto, e di diversi esponenti cattolici. Il direttore del quotidiano, Marcello Sorgi, prese pubblicamente le distanze dal contenuto.
Nel 2008, il Quotidiano Nazionale pubblicò una vignetta sull’elezione di Barack Obama in cui George W. Bush rimproverava la Statua della Libertà di averlo tradito con il «maggiordomo negro». Le polemiche furono immediate, e il Coordinamento dei comitati di redazione del QN espresse «fermo e totale dissenso» verso il disegno.
Intervistato dal TG5 il 17 dicembre 2008, Forattini dichiarò di essere stato querelato venti volte, tutte da esponenti della sinistra, affermando: «La sinistra non accetta la satira quando le è rivolta contro».




