Gelosie, tradimenti e maledizioni: l’affascinante storia di Palazzo Spinelli di Laurino

di Maddalena Villano

Un antico edificio di Napoli, noto per la sua bellezza, ma su cui aleggia anche un’agghiacciante leggenda

«Famme pure mura’ viva, ma in allegrezza o in grannezza tu me vidarraje» queste sono le parole che aleggiano tra le mura dello storico Palazzo Spinelli di Laurino. Situato al numero 362 di Via dei Tribunali, sul Decumano maggiore di Napoli, questo antico edificio oltre ad essere noto per la sua particolare bellezza, sembra anche essere protagonista di un’agghiacciante leggenda basata su una storia di gelosia, tradimento e maledizione secolare.

Le origini di Palazzo Spinelli di Laurino

Palazzo Spinelli di Laurino risale al XV secolo e nasce dall’unione di due edifici preesistenti. Apparteneva a Troiano Spinelli, duca di Aquara, nato a Laurino nel 1712, filosofo, economista e storico italiano anche se pare che in passato ci vivesse Gaetano Pontano, famoso umanista.

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Prende il nome di Palazzo Spinelli nel 1767 proprio dopo che Spinelli commissionò il suo restauro. Sul portone d’ingresso del palazzo, vi è un’aquila con le ali spiegate sul cui petto è presente lo stemma dei Laurino e dei Tuttavilla di Calabritto, famiglia a cui apparteneva la moglie di Troiano Spinelli. L’edificio ha anche un secondo ingresso in vico Fico a Purgatorio, dove si trova la cappella di famiglia Spinelli risalente al XVIII secolo. La cosa però che rende raro l’edificio è il cortile interno a pianta ellittica, l’unico a Napoli in cui sono anche presenti 12 statue allegoriche di Jacopo Cestaro e stucchi di notevole bellezza.

Al centro del cortile un orologio situato al centro; inoltre troviamo la statua della vergine e due busti romani posti in delle nicchie che vegliano il palazzo. A dare maggiore particolarità all’edificio anche il tocco di Ferdinando Sanfelice con la sua meravigliosa scala interna a doppia rampa.

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In un appartamento c’è una volta affrescata da Filippo Di Pascale con la tecnica del trompe l’oeil, in un altro vi è un «Trionfo della Fede»dei fratelli Antonio e Giovanni Sarnelli, e non mancano una serie di soffitti decorati di stile eclettico risalenti alla fine del 1800.

Nel Palazzo Spinelli di Laurino sono state girate alcune scene di tre film ambientati a Napoli, Giallo napoletano di Sergio Corbucci (1979), La Pelle di Liliana Cavani (1981), tratto dal romanzo omonimo di Curzio Malaparte, e Maccheroni di Ettore Scola (1985), interpretati, fra gli altri attori, da Marcello Mastroianni che nel cast del secondo film si accompagnava ad altri interpreti come Burt Lancaster, Claudia Cardinale, Carlo Giuffrè e Peppe Barra, mentre nell’ultimo vi erano Jack Lemmon e Isa Danieli.

La leggenda

Palazzo Spinelli di Laurino
Palazzo Spinelli di Laurino (ph. Stefano Albamonte)

Come ogni antico palazzo che si rispetti, anche Palazzo Spinelli di Laurino porta con sé segreti che si aggirano tra stanze e corridoi ed è proprio qui che entra in gioco il fantasma della damigella al servizio della nobile famiglia. Secondo la leggenda, il nome dell’inquieto spirito sarebbe Bianca. La fanciulla era una giovane orfana di provenienza alto-borghese che fu adottata dal Duca Spinelli, padrone di casa. La storia racconta che fu murata viva all’interno di una delle tante stanze del palazzo. A deciderlo fu la moglie di Troiano Spinelli, Lorenza, gelosa della giovane che aveva conquistato cuore del Duca.

Lorenza Spinelli, a differenza della ragazza, era una donna cinica, crudele che il marito non tardò a tradire. Quando il Duca, prima di partire per la guerra, si recò dalla moglie per un ultimo saluto, lei non lo degnò della minima attenzione e, mentre lui stava uscendo furioso dalla stanza, incontrò invece il dolce ed innocente sguardo pieno di compassione della giovane. L’incontro dei loro occhi destò l’attenzione della Duchessa che in preda alla gelosia ordinò di mettere fine alla vita di Bianca, murandola viva.

L’innocente damigella, una volta accettato il suo ignobile destino, prima di morire avrebbe lanciato una maledizione, che tutt’oggi graverebbe sulla casata. Non potendo difendersi in alcun modo ebbe solo la forza per pronunciare queste parole: «Famme pure mura’ viva, ma in allegrezza o in grannezza tu me vidarraje». Una maledizione che aleggia tutt’oggi sulla famiglia e nelle sale della dimora. Da quel giorno si racconta che Bianca si mostrerebbe agli astanti 3 giorni prima di un evento, lieve o tragico che sia. Pare si fermi spesso sulla sontuosa scalinata interna, punto d’incontro dei due imponenti scaloni, vestita di bianco se ciò che stava per accadere fosse stato lieto, di nero invece, se sulla famiglia stesse per abbattersi una tragedia.

Palazzo Spinelli di Laurino oggi

Nonostante la sua magnificenza, Palazzo Spinelli di Laurino non è immune allo scorrere della clessidra infatti, non molto tempo fa la facciata è stata restaurata dagli attuali proprietari, a differenza degli interni e delle statue nel cortile che necessitano di manodopera. Nonostante ciò, tale imperfezione non fa altro che aumentare il suo fascino, poiché risulta essere una testimonianza tangibile del susseguirsi degli eventi nel corso dei secoli.

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