«C’è qualcosa di nuovo, anzi d’antico oggi nel sole»
«Ma non è una cosa seria». La pirandelliana «signora Speranza» non c’entra. La cosiddetta comunità europea, purtroppo sì. Ed è di questa che voglio parlarvi in questa nota. Checché ne dicano quelli che per sentirsi importanti (Schlein e Pd e campo rotto) «devono» far credere agli italiani di essere gli ombelichi d’Europa, anzi, no, dell’universo. Il peggio, però, è che pur sapendo che non è vero – da nani, ballerine, e guitti, quali sono – si sono talmente immedesimati nel ruolo che hanno finito per crederci anche loro. Ed è per questo che sta diventando sempre più complicato pensare all’Europa come una comunità vera, compatta e solidale.
Anzi finora ha sempre dimostrato di essere, più che un’Istituzione, una sovrastruttura, un club privato, una sorta di «fattoria di Orwell» nella quale tutti gli animali sono uguali, ma ce n’è sempre qualcuno più uguale. E fra questi «più uguali», c’è chi lo è ancora di più. E – nonostante si continui a definire una federazione di Stati – c’è chi continua a credere che «chi fa da se, fa per tre».
Per fortuna, però qualcosa comincia a cambiare
Che sia un cambiamento definitivo è ancora presto per sostenerlo. Purtroppo, tante, troppe, volte, ci siamo illusi che qualcosa stesse mutando, salvo poi doverci ricredere perché tutto era restato tale e quale, a prima. Ma, non fasciamoci la testa – come al solito – prima che qualcuno ce la spacchi. Stavolta, sembra davvero che ci sia «qualcosa di nuovo, anzi d’antico oggi nel sole».
Un raggio di sole che, forse, è la prima conseguenza della sconfitta alle ultime europee di Popolari, Socialisti e Verdi, che seppure ancora maggioranza nell’Europarlamento hanno visto ridimensionarsi (e non di poco) la propria consistenza a vantaggio di conservatori e destra. Il che – essendo il governo italiano l’unico ad essere uscito vincente dal voto dell’8 e 9 giugno scorso – ha consentito alla leader di Fdi, Meloni di rafforzare la propria centralità nell’Ue. E, di conseguenza – ma, forse, neanche troppa, considerate competenza ed esperienza politica del prescelto, sulle questioni in discussione – la nomina dell’ex ministro Fitto a vicepresidente esecutivo della nuova commissione con deleghe di grosso respiro: Coesione e Pnrr e riforme.
Il ridimensionamento di Popolari, Socialisti e verdi, dà i primi risultati
Tutto ciò ha già sembra produrre i primi risultati, forse non tutti ancora definitivi, ma certamente rilevanti e significativi. Con ordine. A cominciare dai verdi teutonici i cui leader dopo la batosta elettorale rimediata in Brandeburgo sono stati costretti a dimettersi, trascinandosi dietro – per fortuna, non l’ecologismo, che è giusto difendere dal consumismo – l’ideologia ecologista che ne ha contraddistinto la strategia. Tant’è che è proprio da qui che i futuri vertici (da novembre) intendono ricominciare.
Nel frattempo, «le magnifiche sorti e progressive» dell’ambientalismo hanno cominciato a vacillare e sul fronte «green deal», l’Europa – tranne Germania e Spagna – si è ormai schierata con l’Italia e con la proposta del ministro Urso di salvare l’auto elettrica, ma spostare le limitazioni previste al 2050. Sostenendo, così, l’automotive e l’occupazione del comparto. Certo, bisogna, convincere anche gli altri, ma la discussione è aperta. Intanto lo stesso ministro dello sviluppo economico italiano e il vice cancelliere tedesco Habeck, discutono di investimenti comuni nell’industria automobilistica.
Iniziativa di notevole rilievo. Anche perché, Scholz che ha confermato alla Meloni la stretta sui flussi migratori – dopo la decisione della Deutsche Bank di rinunciare alla corsa per la Commerzbank, lasciando campo libero all’Unicredit operazione da lui bollato come ostile – è finito sotto attacco di stampa e Bce per l’ostinata difesa dell’ex colosso bancario tedesco.
«Queste operazioni – secondo la portavoce Bce, Nuyts – fra banche europee sono fattibili e condivisibili perché, possono contribuire a renderle più robuste, resilienti e protagoniste di un mercato del credito più integrato, favorendo crescita e sviluppo degli investimenti». Da qui, una domanda: Draghi nel suo rapporto sulla competitività futura in Europa ha sostenuto – ottenendo l’assenso della Meloni – che per completare l’unità europea è necessario mettere insieme i debiti di tutti i 27 Paesi che ne sono parte e non si può non essere d’accordo, ma è possibile farlo senza prima discutere e provvedere alla realizzazione del mercato del credito?
Ma i veri problemi il governo continua ad averli in Italia
Ma i veri problemi il governo continua ad incontrarli in Italia, con il campetto di Elly, oltre che stretto addirittura a pezzi, senza idee e numeri (che li voglia trovare, regalando la cittadinanza prima delle prossime elezione a chi «finge» di risiedere in Italia da 5 anni?), anziché cercare di risolvere i problemi di casa sua, continua a inventare fake news, chiamare in suo soccorso la piazza e si affida a magistrati e spioni, per metterlo in difficoltà.
Tant’è che, in totale contraddizione con l’Europa sempre più convinta della strategia italiana contro l’immigrazione, tant’è che il presidente tedesco Steinmeier, incontrandolo, si congratula con Mattarella per i risultati che il provvedimento sui migranti irregolari del governo sta ottenendo. Il capo dello Stato, ovviamente accetta gli applausi. Purtroppo, però, sente, ma non ascolta e tace.
Anzi, da l’ennesima lezioncina di retorica alla destra e i giudici palermitani ne approfittano. Per continuare a sparare contro il decreto Curto. Dal 2022 hanno già accolto l’85% dei ricorsi contro i respingimenti. Consentendo loro di proporre richiesta d’asilo che quasi sempre viene rifiutata, con relativa espulsione. Con tutte le conseguenze che ne derivano e che sono sotto gli occhi di tutti. La sensazione è che il vero obiettivo sia bloccare la riforma della Giustizia.
Sperando – sogno al momento decisamente irrealizzabile – che possa conseguirne la caduta del governo. Anche perché gli indicatori economici italiani continuano a dimostrarne il dinamismo e volgono tutti al positivo, soprattutto, quelli relativi al Mezzogiorno. Tant’è che la Meloni, nel suo videomessaggio alla «Fiera del Levante» ha elogiato il Sud «locomotiva d’Italia». Annunciando che il cdm – visti i risultati positivi che ne sono scaturiti – ha già provveduto a prorogare tanto la Decontribuzione Mezzogiorno, quanto gli incentivi per l’occupazione giovanile e rosa.