La pizzeria dal Presidente acquisita grazie a un prestito da 30mila euro

Nel 2017 Di Caprio denunciò un tentativo di estorsione da parte della «Paranza dei bambini»

È in un verbale del 30 ottobre 2019 che Gennaro De Tommaso, noto anche come Genny ‘a Carogna, racconta come Massimiliano Di Caprio abbia acquisito la titolarità della pizzeria «Dal Presidente». «Massimo di Caprio è in questo momento il titolare della pizzeria Dal Presidente. Originariamente Ernesto Cacialli, oggi deceduto era uno dei soci della pizzeria Di Matteo. Successivamente ne uscì a seguito di una controversia fondando la pizzeria Dal Presidente. Quando Ernesto morì la pizzeria fu rilevata dal figlio Vincenzo».

Poi arrivarono delle difficoltà economiche «tant’è – spiega De Tommaso – che venne anche da me a chiedere 30.000 euro che non potetti dargli. E si rivolse a Di Caprio per soddisfare questa sua necessità che, in corrispettivo, entrò a far parte della pizzeria come socio. Successivamente Cacialli cedette le sue quote residue a Di Caprio che è rimasto l’unico proprietario della pizzeria anche se non so se sia il formale intestatario della società». Non solo. «Di Caprio, che ha recentemente aperto una succursale della pizzeria sull’isola di Capri – conclude il pentito – è il cognato di Vincenzo ‘a Miseria affiliato al clan Contini. Che io sappia non ci sono altre note pizzerie facenti capo ad esponenti della camorra».

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Invece, Salvatore Giuliano, il 19 ottobre 2021, dichiarò: «Sapevamo che Massimo ‘a capretta aveva fatto una società con un soggetto appartenente alle forze dell’ordine, sia per la pizzeria che per altri punti commerciali che aveva aperto; in particolare: un negozio distributore di bevande ed altri punti vendita sempre di pizzeria e bevande. Tutto il quartiere sa di questa società e, quindi, immagino che la società sia regolare».

Numerose le intercettazioni

Nel dettaglio, la pizzeria «Dal Presidente» – scrive la Procura – è stata acquistata da Di Caprio grazie all’apporto economico e alla protezione fornita da Vincenzo Capozzoli. Oltre alle dichiarazioni dei pentiti, sono numerose le intercettazioni che hanno riguardato gli indagati. Massimiliano Di Caprio, guardando probabilmente alcune foto di personaggi malavitosi, viene intercettato mentre commenta la pena di 31 anni che è stata data a «Picuozzo» (Ciro Mariano); Massimiliano parla anche di Raffaele Cutolo. In merito dice che quest’ultimo «ha fatto del bene convocando molte persone al suo castello per aiutarle anche economicamente».

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Il tentativo di estorsione

Un’altra curiosità che emerge dalle pagine dell’ordinanza che ha colpito Massimiliano Di Caprio è relativa a un episodio del 2017 quando, il 12 luglio, lo stesso titolare della pizzeria «Dal Presidente» denunciò un tentativo di estorsione. Da quella denuncia scaturì un’inchiesta che sfociò in una sentenza di condanna nei confronti di soggetti vicini ai gruppi Sibillo, Amirante, Brunetti e Giuliano, con il concorso esterno di affiliati al clan Rinaldi.

I fatti riguardano, tra l’altro, le dichiarazioni rese dall’allora imputato e oggi collaboratore di giustizia Atid Yassir che, nel riferire circa la gestione delle attività illecite da parte dell’organizzazione, indicò proprio Di Caprio Massimiliano come «referente della gestione delle scommesse e dei video poker e slot machine per conto dei Giuliano». Di Caprio non risulta comunque affiliato ad alcun clan criminale.

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