Arresto Toti, il ministro Nordio: «Rari provvedimenti cautelari dopo anni di indagine»

Dubbi dal centrodestra: perché solo ora?

Occhi bassi sugli smartphone a leggere e rileggere la notizia, espressioni perplesse, commenti non troppo convinti. L’arresto di Giovanni Toti, in mattinata, piomba come un fulmine a ciel sereno nei palazzi della politica. E porta con sé il gelo, tra le richieste di dimissioni del governatore avanzate dalle opposizioni e le riflessioni interne alla stessa maggioranza sull’opportunità o meno che faccia un passo indietro. La parola d’ordine è «garantismo», eppure diversi esponenti di FdI (e qualcuno anche di FI) appaiono dubbiosi sulla possibilità che Toti resti in sella con questa tempesta in corso.

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A far discutere, poi, è la tempistica degli arresti, sollevata dal ministro della Giustizia in persona: «Mi è sembrato di capire che si tratta di fatti che risalgono ad alcuni anni fa e che l’inchiesta è nata tempo addietro – dice Carlo Nordio -. Ho esercitato 40 anni da pm e raramente ho chiesto provvedimenti di tutela cautelare dopo anni di indagini». «Parole sorprendenti – puntano il dito dal Pd – sembrano quelle della difesa», non del «guardasigilli».

La reazione dei partiti

Il caso, che esplode a un mese dalle elezioni europee, irrompe nella campagna elettorale e porta i partiti a schierarsi: c’è chi si proclama garantista fino al terzo grado di giudizio come il vicepremier azzurro Antonio Tajani, chi chiede a Toti un passo indietro, come il presidente del Movimento 5 stelle Giuseppe Conte, e chi non si sbilancia, come diversi esponenti di FdI.

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Il partito di Giorgia Meloni sulla vicenda appare freddo e guardingo. E, stando alle parole del coordinatore regionale Matteo Rosso, non esclude affatto le elezioni anticipate in Liguria: «Bisogna anche vedere le scelte che opererà Toti – afferma Rosso intervistato a caldo -, magari per difendersi in modo più sereno preferisce dimettersi e cade tutto e si va al voto». Maurizio Lupi, il leader di Noi Moderati, partito di cui Toti presiede il consiglio nazionale, ne sottolinea il buon governo e cita gli «arresti» che in passato si sono «trasformati in un nulla di fatto. Sono stupito» ma «il progetto di Noi Moderati va avanti ancora più forte». Una difesa totale e a tutto tondo, ma che non riesce a nascondere l’amarezza che attraversa Nm.

Il ministro Francesco Lollobrigida, tra gli uomini più vicini a Meloni, da un lato rileva come «le accuse per Toti» siano «pesanti», dall’altro sottolinea – anche lui – che «queste lunghe indagini si concludono a 20 giorni dal voto con importanti arresti. Abbiamo fiducia nella magistratura».

Il collega, Guido Crosetto, sembra lanciarsi in una difesa nel merito del presidente della Liguria: «Tutti pensano che sia stata messa in arresto una persona che ha preso dei soldi per se stesso. Quando poi si scopre che li ha presi regolarmente denunciandoli per una campagna elettorale diventa difficile capire come faccia ad essere un corrotto. Si è autodenunciato con i soldi della campagna elettorale?».

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La commissione Antimafia

La commissione parlamentare Antimafia, presieduta da Chiara Colosimo (altra rappresentante di Fratelli d’Italia) chiede l’acquisizione degli atti dell’inchiesta della Dda genovese e della Guardia di Finanza, perché «non possono esserci tentennamenti su alcuni temi». In FI, invece, si fronteggiano due linee: quella super garantista di Tajani e del capogruppo Barelli, e una più realista secondo cui per Toti sarà difficile andare avanti così.

Il partito, di cui proprio Toti in passato è stato esponente di spicco, sospende due iscritti lombardi, Maurizio Testa e Arturo Testa, coinvolti nell’indagine, e si dice «totalmente estraneo ai fatti». «Siamo tutti stupiti, abbiamo fiducia nella magistratura», dice il coordinatore della Lombardia, Alessandro Sorte. Per la Lega parla il segretario Matteo Salvini: «Per me ogni cittadino italiano è innocente fino a prova contraria a Bari, a Torino, a Genova».

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