L’«antifascismo» usato dalla sinistra come codice d’accesso alla cassaforte del potere. Meloni sfida l’Europa

Riondino: «sono finiti i fascisti di una volta», per fortuna. Già! Ma anche gli antifà di una volta che si battevano per la libertà. Questi cercano solo il potere

La sfida della Meloni. A Pescara non solo ha confermato la candidatura, ma ha chiesto agli elettori di scrivere sulla scheda Giorgia. L’ennesima dimostrazione di sicurezza e convinzione per quello che fa, ma anche nella fiducia degli italiani nei suoi confronti.

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Certo – dopo il «pareggio» in Sardegna con la sconfitta di misura per la presidenza, 331mila voti contro 328mila di Truzzu, grazie ai 40mila «voti disgiunti» ottenuti dalla Todde, che hanno vanificato il successo del cdx (48,8%) come coalizione contro il 42,6% del «campo largo» e la netta vittoria in Abruzzo 54,7% Marsilio contro il 40,6 % di D’Amico; ha vinto a mani basse, anche in Basilicata con il 56,63% di Bardi contro il 42,16% di Marrese. Insomma – a dispetto dell’«orticello» del csx – la «luna di miele», della Meloni con gli italiani continua. Comprensibili, quindi, i titoloni con i quali i giornali vicini al cds hanno sottolineato la vittoria. Attenti, però, a non esaltarsi troppo.

Soprattutto alla luce del crollo della partecipazione al voto che conferma la stanchezza per il voto degli italiani che non credono più ai partiti. Sia per le promesse non mantenute negli anni di prima e seconda repubblica, sia, e forse ancora di più, per la campagna d’odio scatenata da Dem, 5S e opposizione tutta. La cui strategia politica pare sempre più ancorata al passato, alle menzogne e alle offese contro palazzo Chigi e chi la pensa diversamente da lei.

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Ma non è detto che il guanto di sfida lanciato da Giorgia non possa rappresentare uno sprone agli elettori per invertire la rotta, tornare alle urne, per cambiare l’Ue, bloccarne la follia green e ridare slancio a un’istituzione l’Ue che sta mostrando la corda, ma ancora potrebbe essere la soluzione dei problemi continentali. Una ragione in più perché il centrodestra italiano mantenga la calma, resti con i piedi per terra.

Il «monologo Scurati»

Senza lasciarsi trascinare in trappole tipo il «monologo Scurati» di cui nessuno si sarebbe accorto, se la Rai glielo avesse fatto leggere. Magari anche concedendogli il balzello richiesto (dopo aver accettato la partecipazione gratuita) forse proprio nella speranza che gli venisse rifiutato per creare il suo martirologio, e far schizzare le vendite del suo ultimo libro. E da martire, poi, rilasciando interviste alla stampa estera, per gettare fango su quella italiana, accusandola di censura. Ma gli è andata buca. Il portavoce Ue Wigand lo ha zittito. «In Italia, la stampa è solida ed efficace» ha detto.

Provocazioni, quindi, indecorose ed inaccettabili che da quando il governo Meloni è in carica sono aumentate vorticosamente, addirittura, esplodendo con l’avvicinarsi delle elezioni europee di giugno. Eppure, gli esiti delle elezioni regionali avrebbero dovuto spingere «lorsinistri» a rendersi conto che gli italiani di tutto hanno paura, fuorché del fantasma fascista che esiste solo nella mente di chi continua a utilizzarlo come spauracchio elettorale contro la destra.

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«Bella Chat»

Che finora ha fatto tanto, ma ancora tantissimo resta da fare e, obiettivamente, riuscirci, non sarà una passeggiata. Anche perché l’opposizione non intende collaborare alla soluzione delle difficoltà del Paese. E la nascita della chat dei partigiani: «Bella Chat» (nomen omen) voluta dall’ex repubblichino (nel senso di direttore di «Repubblica»), De Bendetti e Bortone che ha predisposto la trappola Scurati, ecc., ne rappresenta la dimostrazione più lapalissiana possibile.

Più che per i problemi della gente comune che ci sono: sanità e liste d’attesa, lavoro, istruzione, debito pubblico, (cui, il superbonus 110, continua a infliggere solenni bastonature), sicurezza sul lavoro, Giustizia, violenza sulle donne (con dem e M5s che hanno votato «no» alla nuova legge europea, approvata con il «sì» di Fdi, Fi e Lega) e immigrazioni, loro frignano per quello che non c’è: fascismo ritornante e desideri privati, fatti passare però, per diritti civili, inalienabili ed indiscutibili, vedi: aborto ed eleganza. Vero, on. (perché deputato) Soumahoro?

Il fascismo degli antifascisti

E così, anche questo 25 aprile si è schiantato contro il fascismo degli antifascisti che, hanno scelto di schierarsi a fianco degli amici di Hamas e hanno creato un altro avversario: l’Israele da mettere all’indice, attaccando e girandosi – con grande opportunismo – dall’altra parte, quando i pro Palestina hanno attaccato, durante il corteo di Milano, la brigata ebraica. Trasformando la festa della Liberazione in festa dell’aggressione antisionista.

Eppure, nel suo intervento dal palco del 25 aprile, Mattarella ha parlato di «unità nazionale doverosa» e Meloni sul proprio sito ha sottolineato che «con la fine del fascismo nasce la democrazia», il Capo dello Stato ha apprezzato – ed espresso anche la propria solidarietà a La Russa per i vaneggiamenti dell’attore Riondino – ma loro hanno storto il muso e accusato la premier di non aver pronunciato la parolina magica: «antifascismo». Così l’unità nazionale è morta prima ancora di nascere. Purtroppo, non possono permettere che nasca.

Dovrebbero riconoscere la propria ipocrisia, confessando che quella soave parolina, è solo la loro password per «arraffare» il potere. A conti fatti, insomma, se è vero che – come ha scritto Riondino, sotto il post da lui pubblicato il 25 aprile con il presidente del Senato La Russa, vicino a un manifesto con foto di Mussolini – «non ci sono più i fascisti di una volta» – ancora più vero che non ci sono gli antifascisti di una volta che combattevano per la democrazia: quelli di oggi, non combattono per la libertà che nessuno mette in discussione, ma semplicemente e purtroppo per interessi personali e il potere.

Setaro

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