L’incontro in Procura dopo l’esecuzione delle ordinanze a carico di 63 indagati. Alcuni ritenuti vicini ai Mazzarella
Una rete sofisticata di specialisti nella produzione e nella vendita di banconote false che coinvolgeva persino una congrega religiosa nel quartiere Pendino di Napoli. È un dettaglio che emerge nel corso della conferenza stampa che si è tenuta nell’aula «Beatrice» della Procura di Napoli, organizzata a seguito delle operazioni condotte dai carabinieri del comando Antifalsificazione Monetaria di Roma e Napoli, insieme ai colleghi del comando provinciale partenopeo.
Un blitz che ha portato all’esecuzione dei 63 ordinanze cautelari e che segue una precedente operazione che risale al febbraio del 2023, quando nel quartiere Vasto furono arrestate 24 persone legate alla stessa rete criminale. Tuttavia, le indagini successive hanno rivelato una portata ancora più ampia, con ramificazioni europee e capacità produttive impressionanti. L’organizzazione era in grado di produrre fino a due milioni di euro contraffatti in una sola notte e di distribuirli attraverso diversi canali.
Il quartiere Pendino, noto per la sua vivace attività commerciale, ha rivelato essere il centro operativo di questa attività illecita. La base principale dell’operazione si trovava in un «basso» del rione, ma le banconote contraffatte venivano vendute anche in strada, in un negozio di alimentari, in un bar e persino in una «congrega religiosa locale».
La Napoli Group
«Le banconote erano classificate come Napoli Group per l’alto livello qualitativo», ha spiegato il generale Giuseppe Cavallari, comandante del nucleo Antifalsificazione Monetaria di Roma.
Questo livello di qualità ha reso le banconote contraffatte difficilmente distinguibili da quelle autentiche, permettendo alla rete criminale di operare con relativa impunità. L’inchiesta ha messo in luce il secondo livello dell’operazione, focalizzato sulla distribuzione delle banconote. «Indagini di questo tipo raramente si fanno», ha sottolineato il procuratore Nicola Gratteri, evidenziando l’importanza del risultato ottenuto.
Il coinvolgimento della congrega religiosa nel commercio illegale ha sollevato preoccupazioni riguardo alla corruzione e alla penetrazione delle attività criminali in settori inaspettati della società. Storicamente, Napoli è stata sempre «leader tra le mafie per la produzione di monete false e documenti contraffatti. Il contesto di questa operazione è stato associato al clan Mazzarella, noto per le sue attività criminali nella regione». Il generale Enrico Scandone, comandante provinciale dei carabinieri di Napoli, ha sottolineato «l’importanza del coordinamento tra gli specialisti dell’antifalsificazione e le forze dell’Arma territoriale nell’affrontare questa sfida».