Il Sottosegretario: educare dovrebbe essere una preoccupazione comune
«In un’intervista di oggi (ieri, ndr.), il rapper Fred De Palma, difendendo il mondo rap e trap dalle accuse di violenza, ripete sostanzialmente gli stessi concetti già espressi alcuni giorni fa da Ghali, quasi fosse una linea di difesa pensata a tavolino ma che, a mio parere, non funziona perché sottovaluta il problema e lo banalizza».
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Lo dichiara il Sottosegretario alla Cultura con delega alla musica, Gianmarco Mazzi, commentando l’intervista al rapper Fred De Palma pubblicata sul quotidiano «La Stampa».
Il problema è sempre lo stesso
«Il senso è: quello che si fa sul palco, e aggiungo io, quello che si canta è solo fiction. Ma il problema è sempre lo stesso: come la mettiamo quando a cantare canzoni violente – sottolinea il Sottosegretario – sono artisti, alcuni pregiudicati, la cui vita sembra proprio ispirata a quella violenza? Non condanno un genere, come potrei ho trascorso tutta la mia vita nella musica e tra gli artisti. Ma voglio capire il fenomeno».
«De Palma dice che il compito di educare spetta a genitori e scuola. Giusto, anche se forse di questi tempi educare dovrebbe essere una preoccupazione comune, una responsabilità sociale che tutti dovrebbero sentire, anche un artista rap di 34 anni. Se ci ripenso – aggiunge Mazzi – sulla mia formazione da ragazzo hanno inciso molto famiglia e scuola ma anche gli amici, quelli con cui passavo la maggior parte del tempo, giocando a calcio, andando ai concerti e ascoltando canzoni di artisti che ci mettevano la speranza e non si fermavano a fredde istantanee di cronaca. E pensare che erano gli anni bui del terrorismo ma Dalla, De Gregori, Fossati, Vasco, a tratti iperbolico ma sempre poetico, solo per citarne alcuni, volavano alto e parlavano all’anima».
«Quando in una canzone si ascolta un verso, chiamiamolo così tecnicamente, che dice ‘se la tipa non vuol farlo la scopano i miei, gli va male perché dopo la scopano in sei’ – conclude – chi spiega alle giovani abusate e ai familiari delle vittime dei femminicidi che non siamo di fronte a un testo che istiga alla violenza contro le donne? Chi lo spiega alla Mannoia e all’Associazione Una Nessuna Centomila, alle Capotondi, Cortellesi, Foglietta, Pausini che hanno avuto il coraggio di alzare la voce? Glielo dite voi che è tutta una fiction?».
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