Ovazione e applausi per Giulia Tramontano a Milano: consegnato l’Ambrogino d’oro alla memoria

Sul palco il padre Franco e la mamma Loredana

Un monito per tutti a rinnovare sempre la lotta contro la violenza nei confronti delle donne. Ha anche questo significato l’Ambrogino alla Memoria che il Comune di Milano ha voluto assegnare alla famiglia di Giulia Tramontano, la giovane originaria di Sant’Antimo, uccisa lo scorso 27 maggio a Senago, nel Milanese, dal compagno Alessandro Impagnatiello. La ragazza di 29 anni era incinta al settimo mese e portava in grembo Thiago.

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La platea del teatro dal Verme, dove si svolge ogni anno la cerimonia di consegna della massima onorificenza concessa dal Comune, ha tributato alla giovane vittima di femminicidio un’ovazione e un lungo applauso. Mentre sul palco il padre Franco e la mamma Loredana hanno ritirato l’Ambrogino d’oro dalle mani del sindaco Giuseppe Sala, emozionantissimi e commossi.

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La commozione della famiglia

Ricevere l’Ambrogino d’oro alla Memoria «per noi è una grande soddisfazione – ha commentato Franco Tramontano -, perché è un messaggio anche per tutte quelle persone che vengono dal sud come noi con la speranza di realizzarsi. A Giulia purtroppo non è stato permesso». La sorella di Giulia, Chiara, ha invece ricordato la sorella e a come «sarebbe stata fiera» di ricevere un simile riconoscimento. Di poche parole e molto emozionata la mamma Loredana che è arrivata alla cerimonia con appuntata al petto una spilla contro la violenza sulle donne, che raffigurava le scarpe rosse e la frase ‘Rispettala’. Il ricordo di Giulia Tramontano arriva dopo i giorni di commozione per il femminicidio di Giulia Cecchettin.

«Conservare il ricordo di Giulia Tramontano, onorare la sua storia, raccontare la tragedia che ne ha spezzato i sogni sono il modo per rifiutare la violenza e i soprusi contro le donne, in ogni forma e manifestazione – ha spiegato il Comune nelle motivazioni del premio -. Un monito per tutti e tutte a rinnovare l’impegno culturale e sociale nella prevenzione e a lavorare congiuntamente per il sostegno delle vittime. Perché non sia mai più troppo tardi».

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