Isreale, niente mozione unitaria: l’opposizione si spacca in tre

La maggioranza chiede lo stop ai fondi ad Hamas

Dopo una notte e un giorno di trattative, maggioranza e opposizioni non riescono a percorrere la via del documento unitario su Israele. E alla fine passano 4 diverse risoluzioni alla Camera – e tre mozioni al Senato – con voti favorevoli incrociati, che permettono a ciascuno di sfilarsi dai punti più delicati. La maggioranza chiede lo stop ai fondi ad Hamas e di «sviluppare una azione diplomatica» per evitare una «escalation». Iv-Az e +Europa ne presentano di loro.

La sinistra di Avs si astiene da tutte tranne quella controfirmata con Pd e M5s, che viene votata per parti separate: la maggioranza non vuole sottoscrivere che le responsabilità che hanno mandato in frantumi negli anni il processo di pace vadano addebitate non solo ad Hamas, che riceve la condanna dem «senza se e senza ma», ma anche al governo di Benjamin Netanyhau.

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Un segnale di compattezza

Giorgia Meloni aveva chiesto ai suoi di cercare la massima convergenza. Di dare un segnale di compattezza da parte del Parlamento davanti a quello che, in una visita a sorpresa alla sinagoga di Roma, ha definito come una «dimostrazione di odio verso un’intero popolo». Resta un’ora alla sinagoga, dando forfait all’evento per i 70 anni dell’Eni che pure rimane centrale nella strategia dei parternariati «alla pari» con l’Africa e in quella per la diversificazione degli approvvigionamenti energetici, che oggi tornano in discussione. Non c’è «preoccupazione» per le forniture di gas, almeno per il momento, rassicura Palazzo Chigi.

Ma bisogna muoversi il più possibile uniti di fronte a una minaccia che può arrivare fino «al nostro territorio» per «il rischio di emulazione degli atti criminali da parte di Hamas», avverte la premier, garantendo alla comunità ebraica che sarà difesa «da ogni forma di antisemitismo», che la protezione sarà «intensificata» e che bisogna «difendere il diritto di Israele a difendersi». Un concetto che torna nelle varie risoluzioni approvate dal Parlamento. Che fanno riferimento anche, come fa nelle sue comunicazioni il ministro Antonio Tajani, alla soluzione dei «due popoli due Stati» che resta, dice il titolare degli Esteri, «la sola via per la pace.

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Le opposizioni

Bisogna «isolare Hamas» dice convinta la segretaria del Pd Elly Schlein. Ma non si può non tenere conto, la posizione M5S, che l’assedio di Gaza, come ha ricordato l’Onu, viola il diritto internazionale umanitario».

E nemmeno ignorare la questione palestinese, motivo che ha portato Avs ad astenersi e a votare solamente il documento sottoscritto con Pd e 5S che chiede esplicitamente di «continuare a fornire ai civili» nella Striscia, circa due milioni e mezzo di palestinesi, «l’accesso a beni essenziali e vitali come cibo, acqua o elettricità».

I fondi all’organizzazione terroristica

Per la maggioranza è invece fondamentale la condanna di Hamas e l’impegno esplicito «ad agire per evitare che arrivino fondi» all’organizzazione terroristica. Una prima bozza chiedeva il blocco totale degli aiuti (non bisogna lasciare spazio ad «ambiguità» diceva in una intervista il sottosegretario Giovanbattista Fazzolari in mattinata), poi il riferimento a quelli umanitari viene tralasciato, proprio per tendere una mano alle opposizioni. e apre la strada all’escamotage dei voti incrociati.

Ma si rivela troppo complesso tenere insieme tutti i distinguo. La mediazione prosegue anche mentre il dibattito è in corso. In Transatlantico si moltiplicano i capannelli, il ministro per i rapporti con il Parlamento cerca di avvicinare le parti e alla fine dirà che la soluzione è «positiva» perché c’è stata una «convergenza trasversale» delle Camere «a fianco al governo». Anche se è fallito il tentativo di approvare un documento unitario come era successo un anno e mezzo fa quando Fratelli d’Italia, unica all’opposizione del governo guidato da Mario Draghi, aveva sottoscritto il documento della maggioranza sull’Ucraina.

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