Morto Matteo Messina Denaro: 9 mesi fa la fine della latitanza

di Redazione

Stroncato da una grave forma di tumore al colon

«Finisce un’epoca ma non il nostro impegno». Il sindaco dell’Aquila, Pierluigi Biondi, commenta così la morte di Matteo Messina Denaro, il boss di Cosa Nostra morto nella notte nell’ospedale del capoluogo abruzzese, dove era ricoverato – in una stanza blindata – da agosto per il tumore al colon in fase terminale. Il primo cittadino ha voluto anche ringraziare «il personale del carcere Le Costarelle, le nostre forze dell’ordine, il nostro personale sanitario, per non aver mai fatto mancare professione e umanità».

L’ultimo stragista mafioso, dunque, se ne va a 62 anni, a 9 mesi dall’arresto di gennaio, quando venne fermato proprio in una clinica di Palermo dove si era recato per sottoporsi alla chemioterapia. Il boss, catturato dopo 30 anni di latitanza, è morto dopo un’agonia di alcuni giorni. Soffriva di una grave forma di tumore al colon che gli era stata diagnosticata mentre era ancora ricercato, a fine 2020.

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Le cure nel supercarcere dell’Aquila

Dopo la cattura, Messina Denaro è stato sottoposto alla chemioterapia nel supercarcere dell’Aquila dove gli è stata allestita una sorta di infermeria attigua alla cella. Una equipe di oncologi e di infermieri del nosocomio abruzzese ha costantemente seguito il paziente apparso subito, comunque, in gravissime condizioni. Nei 9 mesi di detenzione, il padrino di Castelvetrano è stato sottoposto a due operazioni chirurgiche legate alle complicanze del cancro.

Dall’ultimo non si è più ripreso, tanto che i medici hanno deciso di non rimandarlo in carcere ma di curarlo in una stanza di massima sicurezza dell’ospedale. Venerdì, sulla base del testamento biologico lasciato dal boss che ha rifiutato l’accanimento terapeutico, gli è stata interrotta l’alimentazione ed è stato dichiarato in coma irreversibile.

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La riconsegna alla famiglia di Matteo Messina Denaro

Nei giorni scorsi la Direzione sanitaria della Asl dell’Aquila ha cominciato a organizzare le fasi successive alla morte del boss e quelle della riconsegna della salma alla famiglia, rappresentata dalla nipote e legale Lorenza Guttadauro e dalla giovane figlia Lorenza Alagna, riconosciuta recentemente e incontrata per la prima volta nel carcere di massima sicurezza dell’Aquila ad aprile. La ragazza, con la nipote del boss e la sorella Giovanna, gli è stata accanto negli ultimi giorni. Il corpo dovrebbe essere sottoposto ad autopsia e soltanto dopo essere trasportato in Sicilia.

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