In nome dell’inflazione, la Lagarde ha strappato 20 miliardi dai nostri conti correnti

La sinistra protesta per la cauzione ai migranti privi di passaporto e documenti validi. Dimentica però che la prevede una direttiva Ue

Dodici anni dopo la storia si ripete. «Stampa» e «Repubblica», i due quotidiani Elkann-Agnelli, hanno deciso di riprovarci. E come nel lontano 2011, anno della caduta dell’ultimo Berlusconi hanno cominciare a lanciare, contro il governo Meloni, le stesse accuse di allora, a partire dall’allarme spread. Annunciando che se «la Bce a ottobre ridurrà l’acquisto di titoli di Stato «per l’Italia il conto da pagare può arrivare fino a 20 miliardi in più all’anno». Sperano che la riduzione degli investimenti della Bce in titoli di Stato italiani faccia riesplodere lo scarto fra Bund e Btp e, per conseguenza, possa ripetersi quanto già avvenuto allora, con la caduta di Berlusconi e l’arrivo di Monti.

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E non è un caso che subito dopo gli strali di «Stampa» e «Repubblica», il «Financial Times», indiscusso «trombone» dei Democrat Britannici, abbia immediatamente raccolto l’assist e cercato di andare a rete. Ha parlato di « luna di miele finita», «mercati ostili all’Italia» di «gente che si chiede dove stia andando il Paese» e di «imprese che si stanno rivoltando contro il governo». Ma, come scriveva Carlo Marx, «la storia si ripete sempre due volte: la prima come tragedia, la seconda come farsa…». E farsa, è stata!

A firmare il pezzo per il quotidiano nippo-londinese – nel 2011 uno dei protagonisti dell’aggressione a Berlusconi – è stato quel tal Taddei, attuale capo economista di «Goldman e Sachs», ma dal 2013 al 2017 responsabile nazionale economia del Pd. «Acquaiò l’acqua comm’è? E’ comm’a neve!». Narra l’antica saggezza partenopea.

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Stanno mettendo in vetrina: la solita ipocrisia e una voglia di potere tale, da impedirgli di vedere ciò che è successo in questo primo anno (festeggiato da Fdi con le iniziative «L’Italia vincente» proprio in questo week end anche se ridotto di un giorno, causa la morte dell’ex Capo dello Stato, Giorgio Napolitano) di governo di destra centro.

Il fronte immigrazione e i successi

Giorgia Meloni (foto Governo.it)

E mentre la Meloni sul fronte dell’immigrazione decide di scegliere la linea dura e far pagare una cauzione (per altro, già prevista da una direttiva Ue) di 5mila euro i richiedenti asilo, privi di passaporto o documento valido per il riconoscimento e provenienti da Paesi ritenuti sicuri, per evitare i Centri di accoglienza e di chiedere all’Onu di non voltara la testa dall’altra parte con l’immigrazione; invitata da lei la von der Leyen, è venuta a Lampedusa invasa dai migranti, per rendersi conto della realtà; il presidente tedesco Steinemeier ha asserito che «sui migranti l’Italia va lodata» (ma anche la Germania è in campagna elettorale, per cui il suo governo finanzia le Ong e chiude i confini).

Ma il «Guardian» l’ha inserita tra i politici più potenti dell’Ue e lei vola nei sondaggi; Fitto ha ottenuto dalla Commissione Ue il «sì» alle modifiche per la quarta rata del Pnrr e può richiedere i 16,5 miliardi relativi, mentre si avvicinano i 18,5 della terza.

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E il suo collega Sangiuliano ha strappato dopo dieci anni di trattative il «sì» del Comitato del Patrimonio Mondiale all’allargamento della buffer zone (zona cuscinetto) del sito Unesco 829 «Aree archeologiche di Pompei, Torre Annunziata e Ercolano», includendovi altri 7 comuni gravitanti nella stessa zone ovvero: Torre del Greco, Portici, Boscoreale, Boscotrecase, Terzigno, Trecase e Castellammare di Stabia ampliando, così, l’area interessata dagli 0,24 kmq originari 1977 ai 17,26 di oggi.

La sinistra italiota

Il che, non piace alla sinistra italiota, che bofonchia. Perché, tutto questo rappresenta la conferma di ciò che loro non vogliono vedere ovvero che gli unici veri isolati in un’Europa – che oggi li tiene in una qualche considerazione solo perché i loro alleati Ue, temendo di uscire sconfitti alle europee di giugno, hanno deciso di creare problemi (vedi il boicottaggio all’accordo fra Europa e Tunisia, per bloccare le partenze da quel Paese) alla Meloni, leader, di Fdi e dei Conservatori europei sul fronte dell’immigrazione – sono loro. Per carità, «non è un complotto», ma voglia di potere, si! Ed è peggio!

Indubbiamente, non mancano le difficoltà economiche. La signora Lagarde e la Bce con i dieci aumenti consecutivi del tasso di riferimento bancario che – secondo il ministro delle finanze, Giorgetti – hanno sottratto 15 miliardi alle casse dello Stato, complicando la strada per la quadratura dei conti e, secondo il bollettino dell’Abi, 20 dai conti correnti degli italiani e prestiti e mutui non sono mai stati così alti dal 2012.

La redditività delle banche italiane

Ma nonostante ciò e la tassa sugli extraprofitti imposta dal governo, per finanziare misure di sostegno ai cittadini contro l’aumento di mutui, tasse e «bollette», l’agenzia Moody’s – dopo la Fitch, che l’aveva fatto in precedenza – si è detta ottimista sulla redditività delle banche italiane.

E la spiegazione di quest’ottimismo è venuta dall’Ad, Orcel di Unicredit che, durante una conferenza organizzata da Bank of America, ha dichiarato che l’istituto ha deciso di riacquistare sul mercato 6,5 miliardi di azioni proprie e sta completando la seconda tranche di riacquisto di 3,34 miliardi di euro sugli utili dell’anno scorso. Un anno, quindi, alla luce delle condizioni di partenza e di quanto è successo, abbastanza positivo. Ma il difficile, comincia adesso!

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